Come Berlino ha "rotto" I'isolamento economico di Mario Salvatorelli

Come Berlino ha "rotto" I'isolamento economico Una situazione "temporanea,, che dura da vent'anni Come Berlino ha "rotto" I'isolamento economico L'ex capitale tedesca è a 200 chilometri dal più vicino posto di frontiera con la Germania Occidentale, non ha cintura suburbana, non esiste «movimento pendolare» di lavoratori - Soprattutto, pesa l'incertezza politica - Eppure l'attività edilizia è frenetica, l'industria si sviluppa più che nel resto della Repubblica federale - Gli scambi commerciali sono attivissimi: l'Italia è al terzo posto (Dal nostro inviato speciale) Berlino, 1 aprile. Berlino non ha « cintura». Le altre grandi città del mondo possono contare sul movimento- pendolare di decine, centinaia di migliaia di lavoratori che arrivano al poladisiopenuun{'sumattino dai comuni vicini Inoe ripartono la sera. Berlino,, oasi occidentale nella Ger-|sj mania comunista (là più vi cina frontiera della Repubblica federale è a duecento chilometri, sull'autostrada per Hannover), è completamente isolata: chi vi lavora, deve abitarvi. Per questo il problema della casa è doppiamente importante per lo latarostdequnitolisviluppo economico dell'ex |e ncatigcapitale tedesca L'edilizia, che occupa 45 mila persone, va a pieno ritmo. Nel 1965 sono stati costruiti 19 mila apparta- lamenti, il 22 per cento in più del 1964; entro quest*anno si conta di eguagliare il numero di alloggi esistenti prima della guerra. Può sembrare poco, ma l'S maggio 1945, quando l'ultima granata esplose nelle strade sconvolte della città, di novecentomila appartamenti ne restavano in piedi 360 mila. 1 nuovi quartieri residenziali si irradiano dal centro degli affari e dalle zone industriali di Berlino con file interminabili di grandi blocchi, monotoni nella geometria delle forme: facciate lisce, balconcini incassati, doppi vetri alle finestre (quasi tutte ornate da piante di fiori), praticelli per i giochi dei bambini. Il 90 per cento sono alloggi « sociali », cioè costruiti da imprese che ottengono prestiti a bassissimo interesse, con l'impegno di affittare ad un prezzo bloccato: 2 marchi e mezzo (380 lire) al metro quadrato, circa 25 mila lire al mese per un alloggio tipo. Per averne uno occorre far domanda agli Uffici degli alloggi e dimostrare di avere un reddito di lavoro non superiore a 100 mila lire al mese (è ammesso un tanto in più per ogni familiare a carico). Non ci sono leggi per bloccare la speculazione sui j terreni, ma la domanda non) è tale da far salire i prezzi alle stelle, anche se negli' ultimi otto anni le aree centrali sono passate da 1501 a .1000 marchi al metro quadrato. L'incertezza è an-j cor oggi il sentimento dominante a Berlino. Blocco della città e ponte aereo nel 1948 (lo ricorda un monumento all'uscita dell'aeroporto di Tempelhof), moti operai nella zona orientale nel giugno '53, ultimatum di Kruscev del novembre '58, « muro » nell'agosto '61 : periodicamente la guerra fredda si riscalda e il terreno scotta a Berlino. Anche per questo la percentuale degli alloggi in proprietà di chi li abita è bassissima: naturalmente,la spiegazione ufficiale è un'altra, che i berlinesi so-no irrequieti per natura,non amano ancorarsi ad una casa, ad un coinquilino che potrebbe essere rumoroso, ad un quartiere che può diventare antipatico. Malgrado le incertezze politiche, negli ultimi anni l'espansione economica di Berlino, non solo nell'edilizia, si è fatta tumultuosa.H 1950 è considerato qui l'anno « zero », perché è diqualche mese prima la riforma monetaria e l'inserimento della città, a tutti gli effetti pratici, nella Repubblica federale. Nel 1950 i disoccupati erano più di trecentomila, oggi arrivano 25 mila immigrati l'anno e ce ne vorrebbero il doppioNel 1950 il prodotto lordo della città fu meno di 4 miliardi di marchi, nel 1965 ha raggiunto 17 miliard650 milioni, con un aumento del 10 per cento sull'anno precedente (più che neresto della Germania federale). Solo la popolazione è quasi statica: intorno a2 milioni 200 mila abitanti. Il numero dei morti supera quello delle nascite ecome nel resto della Germania, a causa dei caduti in guerra e del minor numerdei matrimoni celebrati iquegli anni e nel primo dodilcctdd(lertutndcngtrpzpcvddzpncbqnt! . 1 poguerra, le nuove leve di lavoro sono meno numerose di quelle che vanno in pensione. Solo gli immigrati permettono di mantenere il numero degli occupati ad un livello, se non ottimo, sufficiente allo sviluppo eco- nomico. Dovunque, in Germania, sj sente dire che Berlino è la città più industrializzata d'Europa, ma non è vero. I lavoratori nell'industria sono appena un terzo della popolazione attiva, quando la media in Germania è di quasi il 50 pc ' cento. Un altro terzo dei berlinesi lavora nel commercio e nei servizi. j] resto sono negli impieghi pubblici, locali e federali. Questa altissima percentuale si spiega con la situazione partico- lare di Berlino: un'innnità a n n e o o a n r i j di doganieri, per controllare il movimento lungo i 154 chilometri di confine tra la città e la Germania orientale; molti poliziotti, che devono supplire all'assenza di forze armate tedesche (ci sono però ventimila alleati: inglesi, francesi, americani): undici distretti cittadini, fccon relativi uffici, e un governo di Berlino, in tutto simile ad un governo nazionale. Infine, gli ospedali sono di Stato e i medici e gli infermieri rientrano nel numero degli impiegati pubblici. Nonostante questo pesante carico di uffici, Berlino riesce ad esportare il 78 per cento della sua produzione. Il risultato è tanto più notevole, in quanto la città, dopo il conflitto, stava assai peggio del resto della Germania. L'85 per cento della sua capacità industriale era stato distrutto dalla guerra. Inoltre un terzo delle sue esportazioni prima della guerra andavano nelle zone e lei paesi che oggi fanno parte del blocco comunista e con i quali i commerci sono minimi. Attualmente l'Italia è tal terzo posto tra i paesi ! fornitori e clienti della città, dopo l'Olanda e la Fran. 1 eia. Vendiamo tessuti, or tofrutticoli, alcoolici, bor¬ secechdl'chelmnbgsvsceligdmndcnmiedaliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii sette, scarpe, persino pellicce confezionate e prodotti chimici; acquistiamo i prodotti più importanti dell'industria berlinese: macchinari pesanti, apparecchi elettrici ed elettronici, strumenti ottici. Gli scambi sono in forte espansione, la bilancia è attiva per l'Italia. Il traffico merci si svolge normalmente, in treno, sulle autostrade e per le vie d'acqua interne, anche se le autorità di Pankow chiedono, per ogni merce in entrata e in uscita da Berlino, un foglio di accompagnamento dove il prodotto deve essere descritto nei più minuti particolari. I berlinesi si lamentano di queste difficoltà di frontiera, ma con un certo distacco, per non accusare troppo palesemente la pesante situazione in cui si trovano. Può essere eccitante, ma a lungo andare è faticosa, la parte di avamposto occidentale oltre la cortina di ferro. Mario Salvatorelli

Persone citate: Kruscev