Assolti «perché il fatto non costituisce reato» tutti gli 11 imputati al processo dei volantini

Assolti «perché il fatto non costituisce reato» tutti gli 11 imputati al processo dei volantini La decisione dell'Assise di Milano dopo tre ore di riunione Assolti «perché il fatto non costituisce reato» tutti gli 11 imputati al processo dei volantini Il proscioglimento con formula piena accolto da un applauso - Il P. M. aveva proposto due anni ciascuno ai nove giovani e undici mesi ai due tipografi - La Corte ha accolto le tesi dei difensori: i manifestini non erano diretti ai militari ma genericamente al pubblico; essi non incitavano alla ribellione, bensì auspicavano una modifica delle leggi sull'obiezione di coscienza - Stralciato il procedimento per stampa non autorizzata (Nostro servizio particolare) Milano, 30 marzo. La Corte d'Assise di Milano ha assolto con formula piena, « perché il fatto non costituisce reato », gli undici imputati del processo per i manifestini sull'obiezione di coscienza. La sentenza è stata emessa oggi alle 13, dopo tre ore di riunione in camera di consiglio. Gli accusati erano gli studenti Andrea e Lorenzo Strile Lievers di 18 e 22 anni; Donatella Borghesi di 21; Giorgio Soragna di 27; Piero Cardinali di 22; Tullio Muraro di 20; Luigi Maj di 17; l'impiegato Giovanni Zambarbieri di 2$; l'operaio Luigi Metaldi, ventiseienne; i tipografi Armando Fiorin di 66 anni e Vincenzo Cordani di 77. Tutti dovevano rispondere di « istigazione di militari a disobbedire alle leggi» (art. 266 del Codice) e di « diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico » (art. 656). L'inchiesta si era iniziata nel novembre scorso quando la polizia di Milano aveva accertato che alcuni giovani diffondevano, in città, manifestini del partito ra-* dicale in cui si chiedeva :\ 1) il riconoscimento del di-\ritto all'obiezione di coscienza, specificando però che, qualora tale diritto dovesse essere riconosciuto, ogni obiettore dovrebbe prestare un servizio civile alternativo; 2) l'uscita dell'Italia dal i * Patto Atlantico non appena \ scaduto il termine venten\nale previsto dallo stesso Patto; S) l'abolizione di tutte le forze armate nella convinzione che tale esemipio potrebbe indurre presto o tardi anche gli altri Paesi ad imboccare la via del disarmo totale. a o i a o i Nei giorni seguenti, sempre a Milano, furono diffusi altri manifestini, di tono più drastico, nei quali si stigmatizzava soprattutto la politica degli Stati Uniti e l'azione americana nel Vietnam e si affermava che le forze armate, italiane, in quanto inquadrate nella Nato, dipendono in sostanza dal Pentagono. L'inchiesta portò ben presto all'identificazione dei responsabili: sei vennero arrestati ma furono posti in libertà provvisoria alla prima udienza del processo. Nella requisitoria il P. M. domandò le seguenti condanne: undici mesi ciascuno ai due tipografi; due anni ciascuno ai nove giovani per « aver istigato militari alla disobbedienza ». Per quei sette giovani che avevano anche diffuso i manifestini sul Vietnam il P. M. chiese un mese di più di carcere ritenendoli responsabili di « propalazione di notizie false, esagerate e tendenziose ». Il pubblico accusatore infine propose di non concedere attenuanti agli imputati, ad eccezione di Luigi Maj (minorenne) e dei due tipografi. Oggi l'aula dell'Assise era affollatissima: che la sentenza fosse di assoluzione lo si è capito quando il presidente Del Rio, prima di darne letttira, ha invitato il pubblico ad ascoltarla in assoluto silenzio senza commenti di alcun genere. Era chiaro che non voleva applausi. L'imponente stuolo degli avvocati difensori ha compreso all'istante che la sentenza era favorevole; non così gli imputati ed il pubblico che soltanto dopo qualche secondo, proprio dai volti dei patroni, hanno capito che il processo si era chiuso con un'assoluzione generale. Si è levato allora^ un tìmido tentativo di applauso, del resto immediatamente sedato. Subito dopo gli imputati presenti so¬ nrsclagdgtcadsEaldttndsntnlmtlttid«z a no stati circondati da parenti ed amici che hanno stretto loro la mano con commozione. La lunga permanenza della Corte in camera di consiglio aveva fatto pensare a disparità di vedute fra magistrati popolari e giudici togati, o a una sentenza complessa che prevedesse assoluzioni per alcuni e condanna per altri. Invece l'assoluzione è stata generale Evidentemente la Corte ha accolto in pieno la tesi della difesa la quale, nel corso del dibattimento, aveva fatto rilevare che non si po teva parlare di « istigazione di militari alla disobbedienza » : a) perché i manifestini sull'obiezione di coscienza non erano diretti specificatamente ai militari ma genericamente al pubblico; b) perché gli altri volantini (quelli sul Vietnam) miravano a polemizzare non tanto contro il mondo militare quanto contro il partito comunista italiano tanto è vero che due degli imputati avevano tentato dì diffonderli al teatro « Odeon » durante un comizio dell'on. Ingrao; c) perché questi stessi manifestini concludevano non già con un incitamento alla ribellione, come pretendeva l'accusa, bensì con un invito a partecipare a un'assemblea al cinema « Giardini » in cui si sarebbe cercato dì dar vita a un nuovo movimento politico dì estrema sinistra; rz i a e a o i a d) perché i manifestini radicali, che chiedevano il riconoscimento della obbie zione di coscienza, lungi dall'incitare alla i ibellione auspicavano una modifica delle leggi attuali con i me todi più democratici. Forse il processo di og gi avrà un piccolo seguito in pretura: la sentenza del l'Assise, infatti, dispone fra l'altro il rinvio degli atti al P.M. per quanto riguarda la posizione dei due tipografi. Essi omisero dai manifestini quelle indicazioni (data, nome dello stampatore, autorizzazione, ecc.) che sono previsti dalla legge: si tratta di un reato contravvenzionale, del quale è competente il pretore, g. t. a n l e , à a d i i l l pspsltVlqtdpfsrspdnssu Donatella Borghesi, a sinistra, e Giovanni Zambarbieri accompagnati da una giovane conoscente, lasciano il tribunale di Milano dopo l'assoluzione (Tel. Ansa)