Tre giovani della nuova Germania di Enzo Biagi

Tre giovani della nuova Germania UN PAESE «SPACCATO IN DUE», TORMENTATO DAI SUOI RICORDI Tre giovani della nuova Germania Sono il ventiseienne Federico Guglielmo Hohenzollern, figlio del pretendente, che vuol fare il giornalista; Peter Brandt (suo padre è Willy, il sindaco di Berlino Ovest) e la ventenne, bionda e « vissuta » Gisela Grunewold - Tutti esprimono, con straordinaria immediatezza, l'angoscia d'una generazione priva di ideali, scettica, delusa - Ma tutti sono decisi ad affrontare il futuro con i propri mezzi, nessuno serba rimpianto - Questi ragazzi si sentono soli, e nelle loro parole c'è una «innocenza», o forse dobbiamo dire ingenuità, che colpisce - Sono la nuova Germania, quella che ancora nessuno conosce (Dal nostro invi to speciale) Berlino, marzo. Neppure il cameriere lo chiama «Altezza Imperiale ». Dice semplicemente: « Friedrich Wilhelm ». Anche la villa degli Hohenzollern ha una composta aria borghese: c'è un giardinetto, la mansarda, e dalle finestre si vede l'acqua scura di un lago. La K di ferro, sul cancello, non significa Kaiser, ma Kìra, anzi: Kira di Russia, che è il nome deliri granduchessa. Nell'ingresso, c'è l'armatura di un guerriero; in salotto, un antico tappeto, e qualche, ritratto dei Friedrich e dei Wilhelm che si sono alternati nella lunga storia della famiglia. Federico Guglielmo ha ven¬ tisei anni, e frequenta la facoltà di scienze politiche: vorrebbe fare il giornalista. Suo padre, secondo la terminologia ufficiale, è il pretendente al trono di Germania, ma in realtà, non rivendica né titoli né corone. Una volta, lo avevano battezzato il « principe ribelle », perché era andato a fare l'operaio da Ford, in America, s'innamorò anche di Lili Domita, una attrice di Hollywood, ed espresse ampie riserve sulle iniziative di Hitler. Adesso suona il piano, amministra le terre che gli sono rimaste, e pensa, più che al futuro della monarchia, a quello dei sette figli che ha messo al mondo. Il padre di Peter Brandt è sindaco di Berlino. Sperava di diventare cancelliere, ma è stato battuto da Erhard. La casa del borgomastro è nel Griinewald, e sotto i vecchi alberi ci sono tre nani di terracotta, che assomigliano a Adenauer, a Kruscev e a De Gaulle. Peter ha due fratelli più piccoli, Mathias e Lars. La madre si chiama Rut, è norvegese, e si occupa soprattutto delle faccende domestiche; ha lavorato da cameriera, da commessa e da sarta. Willy Brandt, ha detto lo scrittore americano Gunther, t è l'uomo di Stato più affascinante che io abbia conosciuto ». E' entrato nei socialdemocratici che era, come Peter, poco più di un ragazzo: a diciassette anni è stato profugo, e ha combattuto contro il nazismo. Glielo rimproverano ancora, e qualcuno, durante la campagna elettorale, gli ha rinfacciato di essere un illegittimo, e di avere indossato l'uniforme straniera. Gisela Grunewold vive da sola in un grande appartamento costruito da poco, non ci sono mobili nell'immenso soggiorno, sotto il caminetto si ammucchiano bottiglie vuote, e nella piccola libreria c'è qualche volume di Sartre, di Hemingway e di Salinger. Il padre di Gisela è un ricco signore di Amburgo, proprietario e commerciante di immobili, vedovo, con quattro figli maschi che, come lui, pensano agli affari, e una ragazzina che, invece, vuole essere indipendente, e desidera scegliere e decidere a suo modo. Gisela non ha molti bisogni: le bastano gli introiti che le procura il suo mestiere di fotografa. Ho chiacchierato a lungo con Federico Guglielmo di Prussia, con Peter Brandt e con la bionda e decisa Gisela, che ha venti anni, e pare abbia già consumato tante esperienze: delle vicende di ieri, dei rapporti tra padri e figli, del confuso presente. Il pronipote del Kaiser dichiara che non ha nessun impegno dinastico, e non ritiene che qualcuno pensi che a Berlino ci sarebbe posto anche per un imperatore. Non è afflitto da nostalgie, si sente uno come tanti, libero da pregiudizi, non legato a particolari tradizioni. Dice: «La mia è una generazione priva di ideali, scettica, razionale; questa è la differenza più evidente tra noi e i nostri genitori. Siamo senza illusioni. Loro avevano una certa concezione del mondo, della vita: credevano ad alcuni principi, la patria ad esempio o l'onore. Noi non vogliamo morire, noi non siamo nazionalisti, e cerchiamo il contatto con gli altri, con gli stranieri. Sono stato in Russia, a Mosca, e ritengo importante che i tedeschi visitino questi paesi dell'Est, per dimostrare che esistiamo, che è possibile discutere con noi, e che non tutte le parole della loro propaganda sono vere. Dobbiamo andare a presentarci. Gli studenti sovietici mi chiedevano cosa è accaduto nel dopoguerra, se la Germania è cambiata. Io dicevo che il fatto stesso che noi siamo poveri di sogni, di spinte ideologiche, disincantati, è forse un elemento positivo; se un altro Hitler si presentasse, non troverebbe nessuno disposto a seguirlo, nessun corruttore di popoli potrebbe avere successo da queste parti. Credo anche che non ci sia un giovane disposto a lasciarsi trascinare nell'avventura della guerra; le due Germanie dovrebbero combattersi tra di loro». Ho chiesto al principe Federico Guglielmo: « Quali sono, per la gioventù tedesca, tra questi quattro concetti, tra queste quattro aspirazioni: potenza, benessere, giustizia sociale e libertà, le più importanti?». Ha risposto: « La libertà prima di tutto; anche il maggior benessere o la più perfetta giustizia sociale, passano in secondo piano di fronte agli arbitrii della dittatura. La potenza, però, non può essere trascurata, perché una nazione che non abbia un minimo di forza e di prestigio resta esclusa dal gioco ». Gisela Grunewold mi ha raccontato il perché della sua rivolta: «Appartengo a una famiglia molto, molto borghese, dove si parlava e si parla soltanto di affari. Per le cose dello spirito non c'era posto, e i miei quattro fratelli esercitano devotamente la professione di mio padre: guadagnano denaro. Io. da quattro anni, me ne sono andata, e non penso di tornare indietro, come non ho mai pensato di sposarmi. Non ho particolari desideri. Vorrei continuare così, come faccio adesso, e perfezionarmi nel mio lavoro, per potere realizzare qualcosa di nuovo e di meglio. Tanti altri miei amici si sono liberati della famiglia, hanno deciso di affrontare il futuro da soli Fumava, parlava con calma, mescolava whisky e ghiaccio di continuo, e mi guardava con occhi grigi e freddi. Chiesi che idea aveva del passato: « Si parla troppo di questa Germania bruna, trovo che è orribile ciò che è accaduto, ma non posso dare un giudizio. Non ho vissuto quel tempo: forse sarei finita anch'io nella Hitlerjugend». Chiesi che cosa desiderava per l'avvenire: «Che i tedeschi non cadano, come sempre, da un estremo all'altro. Ieri seguirono il Fuehrer, ciecamente, oggi rifiutano di impegnarsi. Adesso, non si può dire una parola cattiva contro un ebreo, ma è ammesso gridare sporco svizzero o americano cretino». Chiesi che cosa pensa del presente. Disse: « Sono disperata perché non succede niente; in Germania non c'è opposizione, nessuno si interessa di politica, non ci si interessa dì nulla. La gente si rende conto che esistono 1 problemi solo quando accade qualcosa di grosso, e magari è già troppo tardi ». Peter Brandt è il più giovane dei tre, gli mancano ancora due anni per l'università. Minuto, con gli occhiali, attento, abituato alla discussione (è iscritto al movimento giovanile socialista dei « Falchi-», che è più a sinistra del partito), e ha creato, coi suoi interventi, con le sue dichiarazioni, anche qualche imbarazzo al borgomastro. Gli ho chiesto se pensa che un governo di giovani, tanto a Bonn come a Pankow, faciliterebbe la riunificazione, o almeno il dialogo tra le due repubbliche. «E' difficile rispondere, mi ha detto Peter, ma credo che le possibilità sarebbero maggiori, perché la nuova generazione è più aperta. Comunque, credo che per ì politici essere giovani significa avere quarant'anni, ed esiste quindi un conflitto non solo tra noi e i vecchi, ma anche tra giovani e giovanissimi. E il dissidio più appariscente e più problematico è proprio questo, tra i ventenni e gli uomini sulla quarantina ». Peter è convinto die anche i suoi coetanei che vivono oltre il muro abbiano, più o meno, da affrontare gli stessi ostacoli, ma che saranno sempre all'avanguardia per condurre il sistema verso una evoluzione più democratica. Gli ho domandato se ritiene che l'ideologia del benessere possa essere suffl.ciente per un popolo: < La massa, dice Peter, manipolata dalle moderne tecniche di persuasione, finisce per accettare certi schemi. Solo gli intellettuali, e poche correnti di giovani, sono pronti a riconoscere che qui, oltre al benessere, non c'è niente. E ognuno propone la sua alternativa: cristiana, o liberale o marxista, ma il punto comune è un principio umanistico. Anche la destra protesta, ma il nazionalismo fa ormai parte dell'ideologia trionfante, non può essere motivo di opposizione ». Gli ho domandato se è vero che, al concetto della « grande Germania », i ragazzi tedeschi hanno sostituito quello della « grande Europa». «Penso, mi ha risposto Peter Brandt, che un po' di sentimento nazionale sia necessario ad ogni popolo. Purtroppo da noi diventa passione, e spesso viene sfruttata per fini sbagliati. Non credo però che l'Europa possa essere un surrogato dell'idea di patria ». Tre ragazzi, tre confessioni. Si sono liberati non soltanto delle colpe, ma anche dei padri. Sono soli, ma limpidi, innocenti. Sono la nuova Germania, quella che ancora nessuno conosce. Enzo Biagi Il ventiseienne pronipote del Kaiser, Federico Guglielmo di Prussia, fotografato nella villa degli Hohenzollern iiiimiiiiiiiiiiimiiiniiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiumiiiiiiiiiiiiiiiiiiii jiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiMiiiti ttinini imi iiHiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiua