Gli studenti africani a Torino protestano per il film «Africa addio » di Giorgio Martinat

Gli studenti africani a Torino protestano per il film «Africa addio » Gli studenti africani a Torino protestano per il film «Africa addio » Duro intervento di Galante Garrone: «Un documento tipi, camente razzista, che non onora la nostra cinematografia» Dibattito sul film « Africa addio» di Jacopetti e Prosperi. LJha organizzato, nella sala della Camera di Commercio, il direttore del Centro Internazionale Genti e Culture, padre Stefano Trovati, che ne è stato il moderatore. Alla presidenza è stato chiamato il giornalista Angelo Del Boca. Vi hanno partecipato, con il presidente dell' Associazione Studenti Africani, il somalo Abdul Kadir Mao, iscritto alla facoltà di economia e commercio, e numerosi universitari di colore. Che il film sia di quelli di cui si parla, è fuori dubbio. Sotto l'apparente obiettività documentaristica, gli ingredienti della violenza e dell'orrore sono accuratamente dosati per colpire lo spettatore come un pugno allo stomaco la raffinata tecnica suggestiva!del film: € Non c'è un istante, in due ore e mezzo di proiezionne, in cui un africano sia in- rialzato alla dignità di «omo. Si sottolineano i particolari piùdisgustosi, i denti cariati, Ie* Sono uscito piangendo — haidetto lo studente Giovanni Bal-|di —. Vi ho cercato inumo una briciola di umanità. Mi [sono chiesto sconvolto: noi europei, che avremmo dovuto portare in Africa la civiltà, che civiltà vi abbiamo portatot Abbiamo portato le macchine, e basta ». Il giudizio più netto è venuto, in apertura del dibatti-to, da Alessandro GalanteGarrone: « Un documento tipi camente razzista, che non onora la nostra cinematografia, né la nostra civiltà. Tutto il film è teso a dimostrare che l'africano è un essere barbaro e incivile, in attesa solo della prima occasione per sventrare uomini e animali. E' una falsificazione disgustosa: insistere su taluni avvenimenti, indubbiamente atroci, ignorandone il contesto e tacenelone altri che possono esserne la motivazione o la spiegazione, è menzogna ». Sarebbe come raccogliere — ha detto Galante Garrone — dei documentari sui campi di concentramento europei — tedeschi, ma anche russi — e presentarli come espressione esauriente e completa del livello di civiltà europea. Avremmo ragione di dire che è un ignobile falso. « E mi sorprende — ha concluso — che in un Paese come il nostro, dove si sta col fucile puntato su altri film molto più innocenti, si s'io ignorata la recente legge che vieta la programmazione di scene di violenza su uomini e animali ai minori di IS anni*. Angelo Del Boca ha rilevato bocche aperte in atteggiamento ferino, per passare con uno stacco allusivo alle fauci elette belve ». Ma la difesa più appassionata, anche se frammentaria, della nuova realtà che pur nel travaglio e nel sangue, sta sorgendo nel Continente nero, l'hanno fatta gli studenti africani. Moris, della Nigeria, ha detto: « La tesi di Jacopetti è che il trapasso del potere dai bianchi ai neri è stato una grossa tragedia per l'Africa e che l'uomo si è rivelato la più crudele fra le belve. Per dimostrarla, ha scelto cun cura i suoi attori. I Mau Man: ha parlato dei bianchi che hanno ucciso, non 'Ielle migliaia di loro che sono stati uccisi nella lotta per l'indipendenza. I Simha: ha dimen- ticato eh dire che erano in-riof trinati e armati dai cinesi,proprio per minare alle basi il nuovo Stato 'lei Congo. Non ha parlato dell'Africa Occidentale, del Senegal, della Costa d'Avaria: forse perché qui non ha trovato attori che servissero alla sua tesi. Raphael Karugi, del Kenia: « Nessuno di noi difende i massacri e le stragi, che sono avvenuti. Ma non trovo parole per definire chi, dell'Africa, ha voluto presentare solo questi. Mentendo, per di più; a proposito delle ecatombi eli animali nei parchi. La caccia difrodo è sempre esistita, e perlo più è fatta proprio dai Man-chi, non dai negri». Alberico Gnaro, della Costa d'Avorio: «Si, ci sono sfate le stragi. Ma non si può staccarle dal contesto storico. I Watussi non sono stati uccisi per crudeltà gratuite, ma perché essi stessi erano conquistatori, colonialisti. Un popolo oppresso si è ribellato e li ha1111111111111111111111111111 ^ MI i 11111 1111LI ! 11 cacciati. Voi dite ora che avete civilizzato l'Africa: ma lo sapete che quando i belgi se ne sono andati dal Congo, do-1 po più di un secolo, hanno la-\ sciala /.', laureati? » Una conclusione è emersa : traverso cui un continente sta nascendo alla civiltà dagli oscuri abissi della schiavitù. Giorgio Martinat In porto a Genova chiara da questo dibattito: non j si può guardare senza rispetto) e pietà, al travaglio agli erro ri, alle tragiche esperienze at