Sei anni all'agricoltore astigiano che uccise il marito della propria amica davanti al cimitero

Sei anni all'agricoltore astigiano che uccise il marito della propria amica davanti al cimitero IL DELITTO DI PEMUfCO D'OSTI RIEVOCATO IN CORTE D'ASSISE Sei anni all'agricoltore astigiano che uccise il marito della propria amica davanti al cimitero L'imputato (cinquantottenne, ex consigliere comunale) è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario - I giudici gli hanno concesso le attenuanti generiche e la provocazione - Il danno era stato risarcito con 5 milioni - Il Pubblico Ministero aveva chiesto 12 anni - L'accusato dice: «Mi minacciava sempre, da quando aveva saputo della mia reta- zione con sua moglie » - Inflitti due mesi di carcere alla donna, di 55 anni, che doveva rispondere di atti immorali o e i (Dal nostro corrispondente) Asti, 14 marzo. Sei muti di carcere e cinque mesi di arresto. Questa la condanna che la Corte d'Assise ha inflitto stasera all' agricoltore cinquantottenne Giglio Firato, ex consigliere' comunale di Pcnango d'Asti e residente nella frazione Cioccaro, accusato di omicidio volontario: la mattina del 2 luglio scorso aveva ucciso con sei rivoltellate, dinanzi al cimitero del paese, il marito della propria amica, Enrico Patclli, cinquantunenne. La sentenza è stata emessa alle 22,30, dopo un'ora e mezzo di riunione in camera di consiglio. I giudici, pur riconoscendo responsabile l'imputato, gli hanno concesso le attenuanti generiche, quella della provocazione e, infine, quella di aver risarcito il danno col versamento di cintine milioni alla parte civile. Il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a lì anni; i difensori hanno sostenuto la tesi dell'eccesso di legittima difesa. L'Assise ha poi condannato a due mesi e dieci giorni di carcere, per atti immorali in luogo pubblico, la cinquantacinquenne Maria Marletto, moglie del Patelli e causa indiretta della tragedia. Per lei il P. M. aveva proposto sei mesi di reclusione. Il processo contro l'ex con sigliere comunale si è aperto stamane alle !),30 nell'aula del la Corte d'Assise gremita dagli abitanti della frazione di Cioccaro di Penango accorsi per riascoltare la tragica vicenda della scorsa estate. Il presidente, dott. Turi, dopo il giuramento dei giudici popolari, ha letto il capo d'imputazione e ha invitato il Firato a rendere le sue dichiarazioni. Firato — E' difficile spiegare certe cose... Dopo la morte di mia moglie, avvenuta dieci anni fa, ho avuto una relazione intima con una mia vicina di casa Maria Marletto, moglie dell'agricoltore Enrico Patelli. Dopo un anno il Patelli, informato dal cognato Luigi Bergero, seppe dei nostri rap- porti e cominciò a minacciar-mi in tutti i modi, non con-sentendomi quasi di uscire di casa. Infatti, per andare a lavorare nei campi, dovevo fare in modo di non incontrarlo perché altrimenti mi avrebbe bastonato. Poco tempo dopo venni a conoscenza che mia figlia Wanda, ventenne, aveva avuto una relazione con il figlio del Patelli, Walter dì 23 anni: lo seppi nello stesso periodo di tempo in cui Patelli padre scoprì i miei rapporti con sua moglie. Presidente — E poi? Firato — Wanda rimase incinta. Tra la mia famiglia e quella dei Patelli vi furono accordi e i due giovani si sposarono un anno dopo. Tutto pareva risolto: invece il Patelli, ogni volta che m'incon- trava, continuava a minacciarmi e non mi dava pace. Presidente — Ci parli di certe cambiali in bianco... Firato — Prima delle nozze di mia figlia ricevetti la visita del cognato della Marletto, quel Luigi Bergero che ci aveva sorpresi a baciarci in un vigneto. Il Bergero mi propose, per calmare le acque in seguito alla scoperta della mia relazione con la Marletto, di dare al mio futuro genero Walter e a mia figlia tutti i miei beni. Io accettai Per realizzare la c°sa ricorremmo al consiglio di un notaio: io, Patelli padre e suo figlio Walter. Presidente — Che cosa vi disse il notaio? Firato — Apprendemmo che la donazione avrebbe comportato pesanti oneri fiscali, per cui concordammo un'altra soluzione. Patelli padre mi propose una donazione di denaro contante. Poiché io non avevo disponibilità di liquido, mi venne suggerito di dare cambiali per due milioni. Accettai e consegnai a Walter dieci cambiali in bianco da 200 mila lire ciascuna. Presidente — Parli ora del delitto. Firato — La mattina del 2 luglio scorso uscivo dal cimitero di Cioccaro. Notai Paitelli padre che mi seguiva. Mi fermaì per accendere una sigaretta e il Patelli mi si avvicinò guardandomi in faccia fìsso e dicendomi: «Cos'hai da guardarmi? ». Nello stesso istante mi sferrò un pugno, che io però riuscii a scansare. A questo punto tirai fuoil la rivoltella a tamburo che tenevo infilata alla cintola e la puntai contro il Patelli con lo scopo di intimorirlo. Ma Patelli continuò a venirmi incontro e allora schiacciai più volte il grilletto. Esplosi vari colpi, poi mi allontanai recandomi nella mia abitazione dove attesi i carabinieri. Presidente — Perché andavate in giro armato? Firato — Un mio amico, Aldo Gaiardone, mi aveva detto che Patulli padre voleva uccidermi col fucile da caccia. Anche la moglie venne ad avvertirmi delle brutte intenzioni di suo marito a mio riguardo. A questo punto la Marletto si è alzata in piedi gridando: i Non è vero, non è vero! ». E' stata quindi interrogata Maria Marletto. La donna, vestita di nero, porta al collo un medaglione con la foto di suo marito. Ha risposto con energia alle domande del presidente: «Non ho mai commesso atti immorali in cam- pns pagna; incontravo il Firato nella mia abitazione o nella sua. Nella vigna, quando fui sorpresa da mio cognato, lo baciavo soltanto ». Cos'i diccn- do la Marletto è scoppiata a ridere, ed anche dal pubblico si sono levate risate. Terminata l'escussione e constatato che la parte civile si era ritirata dal processo per essere stata risarcita con cinque milioni, il presidente ha dato la parola al P. M. dottor Catrambone. Il Pubblico Ministero, nella requisitoria, lui sostenuto la tesi dell'omicìdio volontario negando che l'itnputato abbia agito per un eccesso di legittima difesa: «Se Patelli padre — ha esclamato il dott. Catrambone — avesse veramente avuto intenzione -di far del male al Firato non avrebbe atteso tanto tempo: le occasioni per aggredirlo non gli erano davvero mancate ». Partendo da questo presupposto il P. M. ha chiesto alla Corte d'Assise di riconoscere l'imputato responsabile di omicidio volontario e, con la concessione di due attenuanti (le generiche e quella della provocazione), di condannarlo a dodici anni di carcere e tre mesi di arresto. Per la Marletto — imputata di atti immorali — il dott. Catrambone ha proposto la pena di sei mesi. Subito dopo sono cominciate le arringhe. Prima ha parlato l'avo. Giorgio Pazzi, di Asti, in difesa della Marletto; poi hanno parlato per quasi tre ore i patroni del Firato — gli avvocati Alfredo De Marsico, di Napoli, e Antonio Bori di Casale Monferrato — i quali hanno sostenuto che l'agricoltore ha ucciso per eccesso di legittima difesa. v. m. o a i o - lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll Giglio Firato e Maria Marletto, moglie dell'ucciso, ascoltano la sentenza ad Asti

Luoghi citati: Asti, Casale Monferrato, Napoli, Penango