Sopralluogo del PM nel bosco di Mercenasco dove l'operaio di Ivrea violentò la sedicenne

Sopralluogo del PM nel bosco di Mercenasco dove l'operaio di Ivrea violentò la sedicenne Il processo al manovale accusato di sevizie e atti immorali Sopralluogo del PM nel bosco di Mercenasco dove l'operaio di Ivrea violentò la sedicenne La ragazza ha indicato al giudice il punto in cui venne aggredita, legata e imbavagliata - Una teste dice all'Assise : « L'imputato riceveva in camera la madre e anche la figlia » - Il dibattito rinviato a lunedi per la requisitoria e le arringhe dei difensori - La sentenza prevista per martedì (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 9 marzo. Un punto importante, nella vicenda che da lunedi è all'esame della Corte d'Assise di Ivrea, è stabilire se la tresca fra Alfredo Paonessa e Maria Rosa Critelli era segreta, o se i due amanti, trascurando ogni precauzione, non si curassero che fosse divenuta di dominio pubblico. Altro punto da chiarire: Alberto Critelli, il marito così apertamente ingannato, era a conoscenza del tradimento del¬ la mogliet Egli per due volte perse la pazienza, e si scagliò contro il rivale a colpi d'accetta: si può ammettere che abbia agito per causa d'onore f (La reazione in tal caso dev'essere immediata, deve avvenire appena si c a conoscen- za del tradimento). Gli episodi in discussione si prestano a parecchie prospettive. Talune dì esse oggi sono state abbastanza illuminate dai testimoni. Ha detto con discrezione Rosina Saturi, cugina di Maria Rosa Critelli: < Sentii par lare della relazione del Pao nessa con mia cugina, ma non me ne interessai perche non mi riguardava ». Raffaele Rizzo, lontano pa rente di Alberto Critelli: c Alberto si lamentò parecchie volte con me del comportamento del Paonessa. Costui per vario tempo frequentò la casa come amico, poi intervenne la tresca. Quando Alberto lo seppe gli proibì di frequentare la casa, ma l'altro approfittava delle sue assenze per andare a trovare Maria Rosa di nascosto. Alberto mi diceva di non essere in grado di risolvere la situazione e mentre la relazione continuava egli andava accumulando odio verso il Paonessa. Finché l'odio esplose nell'ira e vennero la prima e la seconda aggressione del Critelli al Paonessa a colpi d'accetta ». Anna Paonessa, sorella di Maria Rosa Critelli, con la quale Ila convissuto per sei mesi a Borgo/ranco, ho detto: « Ho sentito parecchie volte mio cognato rimproverare la moglie per la sua condotta. Lei ammetteva la propria colpa, si mostrava pentita, assicurava che tutto era finito, ma poi continuava. Al marito diceva che Paonessa veniva a trovarla mentre lui era al lavoro. La minacciava, e lei era costretta ad aprirgli se no l'altrorompeva la porta». Al co robinie 3 Mario Gariselli, della stazione di Ivrea.' il pomeriggio del 7 giugno 1963 capitò d'assistere, affacciato alla finestra della caserma, a tino spettacolo assolutamente imprevedibile. Nel prato sottostante, che confina con un collegio femminile diretto da suore, un uomo e una donna stavano intrattenendosi in atteggiamenti tali da giustificare in pieno una denunzia per atti immorali e oltraggio al pudore. Il carabiniere intervenne insieme con il collega Giovanni Ferri; non ebbero dubbi su ciò che stava accadendo. Erano Alfredo Paonessa e Maria Rosa Critelli. Egli non tentò nemmeno di negare, ma lei dichiarò contro ogni logica — e lo ha ribadito oggi su domanda del presidente — che stavano chiacchierando. Presidente — Pioveva, eravate su una coperta e vi riparavate sotto un ombrello. Era quello il luogo più adatto per chiacchierare? Maria Rosa Critelli — Se volevamo fare altro potevamo benissimo andare in un posto più comodo e sicuro. Il brigadiere Orfeo Eusebi, dei carabinieri di Settimo Vittorie, ha ricordato quando il Critelli, disgustatissimo, si allontanò di casa e andò ad abitare a Baio Dora. Il brigadiere Francesco Serra, della Squadra giudiziaria di Ivrea, si {■ soffermato sulle indagini da lui svolte dopo l'aggressione di Giuseppina Critelli a Mercenasco, e sulla successiva « cattura», sempre ad opera del Paonessa, dell'amante Maria. Rosa. Un'ultima pennellata sulla moralità del Paonessa la dà il figlio Antonio: « Avevo otto anni quando nel 1953, mio padre abbandonò la famiglia e si trasferì in Piemonte, disinteressandosi completamente di noi. Quattro anni fa si ricordò di me e mi fece venire con lui, ma dopo due mesi mi mandò via » E' stata letta la deposizione della signora Domenica San dri, assente per malattia: < Avevo affittato a Borgofranco una camera ai Pao nessa; spesso venivano a tro vario, assieme o separatameli te. la Critelli e la lìglia Giuseppina, le quali avevano la chiave. Dopo il dramma, la ra gazza mi disse di non riferi re ai carabinieri di quelle loro visite. Quanto a lui, è un vio lento. Un giorno litigò con me perché si era bruciata una valvola della luce e mi diede un pugno », Il pubblico ministero Rèpaci ha ripetuto l'istanza di soprai luogo, annunziata ieri, alla collina di Mercenasco dove avvenne l'aggressione a Giuseppina Critelli. Ma la Corte sentito anche il parere negativo dell'ave. Oberto, sì è dichiarata contraria. Non potendovisi recare in forma ufficiale, il dott. pepaci vi 6 an dato privatamente, accompagnato da Giuseppina ? dal brigadiere Serra. La ragazza ha ripercorso l'itinerario di quel l'ora angosciosa e amara; ha indicato il luogo, sotto un pio vane rovere, sul quale il Pao nessa stese la tenda come un ombrello, dove le legò le man dietro la schiena e la imbava aliò, dove sotto la minaccia del coltello la costrinse a ce idere. e più atnitft, sorto un \crspuglio, dove le tagliuzzò l ' carni. Il processo riprenderà lune di per la requisitoria e le ar ringhe, e si concluderà fors martedì sera. g, f. Giuseppina Critelli con il p.m. dott. Repaci ieri sul luogo dove la ragazza fu aggredita e pugnalata nel 1963

Luoghi citati: Ivrea, Mercenasco, Piemonte