Dipinti e incisioni di Buffet in una grande mostra a Torino di Marziano Bernardi

Dipinti e incisioni di Buffet in una grande mostra a Torino ART I E ART ISTI Dipinti e incisioni di Buffet in una grande mostra a Torino Alla «Bussola» la personale del pittore francese - Il disegno secco e lacerante permeato da una irrimediabile malinconia Quando gli organizzatori dei confronti « Peintres d'aujourd'hui. France-Italie » allestirono nel 1951 a Torino la loro prima mostra (e la commissione per gli inviti francesi era composta da esperti come Cassou, Cogniat, Huyghe, Leymarie) non poterono fare a meno di includervi Bernard Buffet, che allora aveva 23 anni essendo nato a Parigi nel 1928 ed era già famoso in Europa e in America dopo il «Premio,della Critica» toccatogli nel 1948. Scrisse perciò Jacques Lassaigne in quel catalogo: «Bernard Buffet 6 il più conosciuto dei giovani pittori francesi. E' un disegnatore nato che sa esprimere il dramma d'un mondo immobile, Irrigidito in una morte magnifica. Egli è senza dubbio alla testa della giovane pittura francese, ma vi sono pochi leaders altrettanto Indipendenti ». Se però sfogliate il volume L'arte dopo il 131,5, edito a Colonia nel 1958, pubblicato in Italiano nel '59 da «Il Saggiatore » di Mondadori, nel capitolo dedicato a «Francia e Scuola di Parigi», trovate soltanto la citazione del suo nome, ed a proposito dell'affermazione di Buffet che « ogni epoca deve avere i suoi artisti che la esprimano e la rappresentino per l'avvenire » leggete la replica di Marcel Brion « Tutto dipende dal significato che si dà alla parola " rappresentare"; l'arte astratta prò babilmente è, in profondità, più rappresentativa della nostra epoca che non le descrizioni della miseria, sia fisica che spirituale ». Così pure l'inglese Herbert Head nella sua Breve storia della pittura moderna tradotta per « Il Saggiatore » nel 1959 sì limita a pub blicare un quadro di Buffet senza un rigo di commento, Non si Btenta a capire che questi silenzi e riserve sono uno strascico del furore sollevato in ben individuati ambienti artistici e critici internazionali — i medesimi che propagandarono e imposero in tutto il mondo, nel dopoguerra e particolarmente negli anni «Cinquanta», l'arte astrat ta oggi già in declino — dall'enorme repentino successo di Buffet. E del resto un fruscio di quello strascico ci sembra (o< ci inganniamo?) d'avvertirlo persino nella pagina scritta dà Renzo Guasco per il catalogo dell'importante mostra di Bernard Buffet (24 quadri d'ampio formato oltre le in cisioni in nero e a colori) che ieri s'è inaugurata alla «Bus sola » di Torino: quasi che il critico si sentisse in dovere di giustificare, un po' a denti stretti, quel successo «mondano » per cui « i rapporti tra Buffet e la critica presero un accento sempre più polemico » per il linguaggio del pittore « facile, semplificato, accessi bile a tutti », Se non che, di quale critica si trattava e si tratta? Di quel la, assai parziale, cui sopra s'è accennato e che ha fatto escla mare ironicamente a Buffet *J'ai la foi des imbéciles et j'en suis fier». Ma a parte ogni polemica, il favore incontrato dal pittore tanto nel pubblico medio quanto presso i colle zionisti esigenti, si spiega fa cilmente. Presentandosi ventenne alia ribalta, non v'era dubbio che vi apparisse — aspro, violento, sprezzante, engagé — con tutti i crismi d'una modernità che poteva anche denunciare, velatissima, la le zione d: Picasso, od almeno di un certo Picasso; ma nello stesso tempo offriva allo spettatore delle immagini straor dinariamente chiare e « leggi bili » nel possesso pieno di una « realtà » che non era né naturalismo né verismo (e quin di esteticamente e moralmente «attuale»); e sapeva suggerirgli dei sentimenti con una « comunicazione » spirituale eccezionalmente immediata limpida. Ce n'era abbastanza per far andare in bestia tutti i fanatici dell'espressionismo astratto, dell'informalismo via dicendo: tutti i maestri con la pittura e con la parola della chiazza colorata alla Hofmann, dello sgocciolio alla Pollock, della « materia » alla Tàpies, del lereiume alla Burri, del ghirigoro alla Van Velde, del buco alla Fontana. Con ciò non si vuol dire che Buffet sia un genio col quale la pittura d'oggi debba fare del conti strettissimi. Certo però egli è un pittore d'una personalità prepotente, d'uno stile inconfondibile in cui sembra travasata, attraverso il disegno secco, aguzzo, lacerante e crudele di gotico moderno (non per nulla la sua famiglia è originaria del nord della Fran- costapr(ssosiopeberericsetàraneneCadimununPulmprtiglMumpaiiieia.), un'irrimediabile malineo-nia, una visione squallida del mondo e della vita, che talora si gonfia e affiora nel quadro con un'ira repressa. Grafico di rara energia che si traveste, quando lo vuole, con abilità clownesca da prestigioso colorista capace di trarre da un'unica grande Casa rossa che riempie tutta la tela il « motivo » cromatico di una suggestiva immagine, egli — come nella impressionante Te-i sta di giovine donna — sa imprimere al segno geometrico (si guardi come è reso il naso) un'eloquenza, una persuasione ottica di gran lunga superiore a quella che si potrebbe ottenere con una veristica resa anatomica. Sempre, parlando di lui, s'è riconosciuta la sua capacità disegnativa negandogli la qualità pittorica; e s'è così trascurato il colorista che s'impone nella dialettica del bianco e nero: il segreto colorista della Caso presso il mare, che si direbbe uscita, così chiusa e misteriosa, dall'incantesimo di uno stregone, e fa pensare a un racconto di Hoffmann o di Poe. Anche il suo colore, cui ultimamente s'è accostato con maggior simpatia, è un colore privo di gaiezza, fatto per attirare sul prati e sugli alberi gli stupendi Uccelli che sono capolavoro di questa mostra, Ma si tratta di uccelli morti usciti dalle mani dell'imbalsamatore; e la funebre finzione può essere presa a simbolo deiacre pittura di Buffet. Marziano Bernardi

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