Nelle lettere ai vescovi tedeschi l'angosciosa incertezza di Pio XII

Nelle lettere ai vescovi tedeschi l'angosciosa incertezza di Pio XII Il volume presentato ieri in Vaticano Nelle lettere ai vescovi tedeschi l'angosciosa incertezza di Pio XII Ancora nel marzo 1944 scriveva che gli era « difficile sino allo spasimo» decidere tra il silenzio e l'aperta condanna del nazismo - Von Preysing si dimise da arcivescovo di Berlino, perché il Papa non aveva censurato il card. Bertram, « troppo arrendevole verso Hitler » (Nostro servizio particolare) Roma, 5 marzo Molto atteso, è stato presentato stasera in Vaticano ia mons Antonio Samorè segretario degli Affari straordinari il secondo volume dei documenti su Pio XII e la seconda guerra mondiale Oltre l'introduzione e un'appendice, la pubblicazione di 453 pagine contiene le 124 lettere, sinora inedite, inviate da Papa Pacelli ai vescovi tedeschi fra il marzo 1939 e il marzo 1944 quando il Vaticano fu pratipalliente tagliato fuori dal con tatto con la Germania. Per sfuggire alla Gestapo questa corrispondenza era affidata, di solito, a corrieri segreti che la portavano alla Nunziatura di Berlino donde raggiungeva destinatari Centotré lettere sono in tedesco, ventuno in latino: costituiscono obiettivamente una drammatica testimonianza delle condizioni di estrema difficoltà in cui operò Papa Pacelli. Stretto da mille perplessità tra il proposito di alleviare le sofferenze, di favorire la pace e conservare uniti l'episcopato e i cattolici tedeschi, il 3 marzo 1944 scriveva: «£' difficile fino allo spasimo il decidere se si richiede la riservatezza e la prudenza del tacere o non piuttosto la schiettezza del parlare e la forza dell'agire ». I cattolici sono esposti, in Germania e nell'Europa occupata dai nazisti, alle persecuzioni, sono considerati « traditore e costeggi» Pio XII esorta alla resistenza, dopo aver cercato innegabilmente un ac cordo con Hitler « a difesa dei diritti della Chiesa». Scrive nel marzo 1942: «Troppo grave è il pericolo che anche i cattolici rimasti sinora fedeli vengano contagiati da una maniera di pensare e di vivere contraria a Dio. Questo vale soprattutto per i giovani; fate tutto il possibile per risparmiare al popolo tedesco una gioventù che non abbia più altro interesse se non potenza e violenza ». Atteggiamenti indecisi, o favorevoli al nazismo, si riscontrano In quegli anni fra gli stessi vescovi: Il Papa si preoccupa perciò di conservare l'unità dell'episcopato. La linea di fondo dell'atteggiamento della Chiesa verso Hitler era stata concordata da Pio XII subito dopo la propria elezione in due sedute (marzo 1939; con i cardinali tedeschi. Consisteva nel tentativo di « arrivare alla pace non ad una pace qualunque, senza sacrificare I principi». In caso contrario, « noi ci difenderemo ». Tre anni dopo, nel 1942, Pio XII scriveva che € quanto più duro è il calvario su cui oggi i cattolici tedeschi sono costretti a salire, tanto più valore assume, per la loro forza interiore di resistenza e per l'unità del loro comportamento di fronte agli avversari, la coscienza sicura che i cattolici hanno di trovarsi in una lotta non orgogliosamente cercata, ma loro strappata a forza ». La differenza di opinioni fra 1 vescovi — come ha sottolineato 11 gesuita tedesco Burkhart Schnelder, che con i gesuiti Martini e Blet cura questi documenti — raggiunse un . o e a e r e . a apice alla fine d'aprile del 1940, quando il card. Bertram, presidente della conferenza episcopale di Fulda, inviò le felicitazioni ad Hitler per 11 compleanno. Immediatamente il vescovo di Berlino. Von Preysing, scrisse a Pio XII di vedere nel gesto « una eccessi va e non giustificabile arrendevolezza al regime». Von Preysing ritornò su questo punto in tre lettere offrendo tre soluzioni: o Bertram veniva dimesso da presidente dell'episcopato tedesco, oppure egli avrebbe rinunciato alla diocesi di Berlino o sarebbe uscito dalla conferenza. • Pio XII « supplicò » 11 fiero vescovo berlinese a desistere dal suo proposito, ma Von Preysing si dimise, benché fosse legato da vecchia amicizia al Papa che l'ascoltava con rispetto. Von Papen, ad esempio, non divenne ambasciatore presso il Vaticano perché Von Preysing, richiesto da Pio XII, si oppose definendolo un esaltato nazista. In queste lettere, almeno sino al 1942, il Papa non accenna alle vittorie militari tedesche; la situazione concre ta di guerra è sottolineata. Invece, dopo 11 1942 quando incominciò la disfatta hitleria na. Né c'è invito, neanche sfumato, alla « crociata » contro l'Unione Sovietica. Dopo il 1942 Pio XII s'oppone alla resa senza condizioni della Germania perché la considera portatrice d'odio e di spirito revanscista; chiede una soluzione giusta che predispon ga i rapporti internazionali secondo indipendenza e libertà tanto per le grandi quanto per le piccole nazioni. L'altra In sistenza è di aiutare le vitti me della guerra e del nazi smo, specialmente gli ebrei. Pio XII rimanda all'esemplo « dei cattolici di Berlino i quali sono venuti incontro con grande amore alle strettezze dei cosiddetti non ariani » e parla dei soccorsi vaticani «al cattolici non ariani e agli ap partenenti alla religione giudaica». Di questo scottante e capitale argomento sarà trat tato nel terzo volume. Gli « interventi aperti e virili » contro il nazismo fatti da vescovi come Faulhauber, Von Preysing, Von Galen e altri, « Ci procurano — scrive Pio XTI — consolazione e sod disfazione quali da lungo tempo non abbiamo conosciuto, lungo il cammino di sofferen ze che percorriamo Insieme coi cattolici tedeschi ». In sostanza questi documenti autografi inquadrano nel tempestoso arco un Pio XII combattuto fra riservatezza ed azione, fra condanna aperta e resistenza al nazismo: lo definisce « Un sentiero sempre più intricato » in cui, talora, gli vengono imposti « Silenzio e attesa mentre vorrebbe far sentire alta la sua voce ». L'epistolario con i vescovi polacchi avrà grande importanza per un giudizio storico, che spetta ad altri. Si sa, ad esempio, che nel 1942 l'arcivescovo di Cracovia Sapieha scongiurò il Papa di non intervenire scopertamente con tro il genocidio per evitare « altre rappresaglie ». 1. f.