Allegro e sicuro, Fenaroli è comparso in aula accusato (con Sacchi) di truffe per 20 milioni

Allegro e sicuro, Fenaroli è comparso in aula accusato (con Sacchi) di truffe per 20 milioni Cominciato ieri II processo al tribunale di Roma Allegro e sicuro, Fenaroli è comparso in aula accusato (con Sacchi) di truffe per 20 milioni Il geometra, giunto dall'ergastolo di Porto Azzurro, è coinvolto in un complesso giro di cambiali che risale al 1958 - Il «supertestimone» Sacchi, in carcere a Milano, ha preferito non muoversi - Fenaroli ha detto: «Voglio essere messo a confronto con lui!» - Il dibattito è stato rinviato a venerdì prossimo per la discussione e la sentenza (Nostro servizio particolare) Roma, 4 marzo. Giovanili Fenaroli è tornato al Palazzo di Giustizia di Roma. Si è presentato — questa volta — ai giudici del Tribunale per difendersi dall'accusa di aver truffato circa 20 milioni insieme ad Egidio Sacchi che, perà, ha preferito rimanere in carcere a Milano dove è detenuto per bancarotta fraudolenta; anche questa volta ha sostenuto di essere innocente ostentando, come sempre, grande sicurezza ed attribuendo ogni eventuale col¬ pa al suo ex socio ed ex amico Sacchi; ha mostrato un certo disappunto quando i magistrati hanno sospeso il dibattimento decidendo di riprenderlo venerdì prossimo. A Roma, nel carcere di Regina Coeli, Fenaroli non sta bene, tutto è scomodo, tutto è brutto, tutto è sporco. «Preferisco - ha detto subito — centomila volte la mia cella a Porto Azzurro >. L'idea di ritrovarsi in quegli stessi ambienti di Palazzo di Giustizia dove tre anni fa i giudici aella Corte d'Assise d'appello con fermarono la sua condanna all'ergastolo non lo ha turbato. Anzi, stamane a mezzogiorno, quando ha fatto il suo ingresso in aula, si è preoccupato soltanto di mostrarsi tranquillo, sicuro, e addirittura sorridente. «E perché sta meglio a Porto Azzurro? > — gli è stato chiesto. «Il confronto non esiste nemmeno: li mi sono siste- mato, ho le mie cose, la mia iattività di impiegato postale — ha risposto — la macchina da scrivere, e ho la squadra di calcio di cui mi interesso Facciamo ui. campionato e la Imia squadra ha le maglie dell'Inter. Io, in verità, mi sono sempre interessato di ciclismo, ma sa... > Per arrivare al processo di\oggi, Giovanni Fenaroli ha aU\teso quattro ore. Ma il ritar-\do non lo ha spazientito. E'\un uomo tranquillo, sicuro, al-\legro. Non è neanche rassegnato alla condanna all'ergastolo, anzi è pronto a battersi ancora per dimostrare che è innocente. Il giudizio della Cassazione si avrà fra due settimane Lo spaventa soltanto l'idea di un possibile rinvio del dibattimento a nuovo ruolo. «Vedete — ha confidato — spostarsi da un carcere all'altro è un'avventura terribile. Innanzi tutto Si finisce per saltare due o tre pasti perché |parti presto e arrivi tardi; i u a i poi, francamente, per andare a Porto Azzurro o venire la traversata si fa su quel battelli che sono dei gusci di noce. E' scomodo, terribilmen te scomodo >. In ogni modo la detenzione non ha lasciato tracce sul volto di Fenaroli. Semmai, il contrario: il « commendatore > è in condizioni di salute quasi perfette, il sistema nervoso migliorato, il fegato anche, è abbronzato come chi vive sempre all'aria aperte. L'umore ottimo. Ha riconosciuto subito i giornalisti che hanno segui to i suoi processi e Ila fatto grandi gesti di saluto a tutti, anche a quelli che con lui non sono stati affatto indul genti; ha scherzato con i suoi difensori avvocati Giuseppe Sotgiu e Franco De Cataldo ed anche con quello di Egidio Sacchi, avv. Fernando dar rapico. «D'altro canto — ha Gom¬ ntentato seppure non si tiene conto che sono innocen te di questi reati per cui sono qui in Tribunale oggi, tra poco interverrà la prescrizione e buona notte a tutti >. Però, oltre al ricorso in Cassazione per la morte di Maria Martirano, altre disavventure giudiziarie attendono Giovanni Fenaroli; " processo per banoarotta fraudolenta a Milano e 'sempre insieme ad Egidio Sacchu Quello a Roma per aver truffato la € Cassa di Risparmio » per taluni lavori che avrebbe dovuto compiere a Savona. Le accuse di oggi sono quelle di truffa: si fece consegnare dal rag. Vittorio Bottaro delle cambiali per circa 12 miIlo i (asciandogli credere che le avrebbe scontate attraverso suo fratello. Le cambiali furono scontrate ma il rag. Bottaro il denaro non lo ebbe. Fenaroli si fece poi consegnare da Gino Rota cambiali ed assegni per un ammontare di sette milioni e 500 mila lire dando in garanzia assegni senza copertura. Questi fatti avvennero nell'ottobre 1958, un mese dopo la morte di Maria Martirano. « Signori giudici, io sono innocente — ha detto subito Fenaroli —, ha fatto tutto Sacchi: voi capite bene erano momenti particolarmente dolorosi per me, quelli... Mia moglie... Ed a Sacchi avevo lasciato la direzione di tutti i miei affari >. Presidente — Ma lei ha rilasciato a Bottaro una dichia¬ uaagmccvsl r e o e o razione con la quale si è impegnato a dargli il ricavato netto dallo sconto delle cambiali? Fenaroli (sicuro) — Mi lasci spiegare e scusi se sarò prolisso. Io mi trovai di fronte ad un fatto compiuto ed allora... Ma risulta da una intercettazione telefonica che Bottaro mi avverti di avere consegnato a Sacchi cambiali per 10 milioni e che io me ne meravigliai molto anche perché (questo Io aggiungo ora) ave vo saputo dalle banche che la posizione- di Bottaro non era delle migliori. Presidente — E le cambiali avute da Gino Rota sempre con l'impegno di scontarle? Fenaroli — Anche di queste non ne ho saputo nulla se non dopo. Presidente — Già, ma lei le ha incassate! Fenaroli — Sono nell'incartamento che è in Cassazione. Presidente — Certo: ma do po che erano state messe in circolazione. Fenaroli (sempre pronto) — Però le ho pagate io. Quanto poi agli assegni emessi da Sacchi, dico subito che sono serviti al mio ex socio per autofinanziarsi. Presidente — E come spiega che le cambiali sono finite a Carlo Inzolia? « Per favore, non facciamo confusione — ha replicato Fenaroli preoccupato che si af frontasse questo argomento perché Carlo Inzolia, secondo l'accusa, è colui che gli avreb be consentito di indurre Raoul Ghiani a venire a Roma per uccidere Maria Martirano — ad Inzolia non sono andati gli assegni, ma le cambiali. Un giro d'affari ». Un giro d'affari particolar mente complesso: effetti in cambio di assegni, assegni in cambio di effetti e cosi via. E venuto un testimone, Ving. Giù seppe Negro al quale Fenaro li. nell'ottobre 1958, dette una parte delle cambiali avute da Bottaro per tre milioni: « Mi disse che erano buone ed io gli detti 3 milioni ». «No, no, signor presidente — ha osservato Fenaroli — l'ingegnere si è dimenticato di dirle che non mi dette danaro contante, ma altre cambiali ». Avrebbe dovuto essere poi interrogato Gino Rota, la seconda vittima di questa truffa (Vittorio Bottaro è morto due anni fa): ma è ammalato e non è venuto. Il tribunale ha stabilito di farlo venire in aula in qualunque modo e per questo ha rinwiqfo il processo a venerdì prossimo per la discussione e la sentenza. E Sacchit Fenaroli ha chiesto di essere messo a confronto con lui. I giudici si sono riservati di decidere se ordinare che venga da Milano. g. g. Giovanni Fenaroli al banco degli imputati durante l'udienza di ieri al tribunale di Roma (Tel. Ansa)