Manifesti clandestini a Damasco incitano alla rivolta contro il nuovo governo di Igor Man

Manifesti clandestini a Damasco incitano alla rivolta contro il nuovo governo Inquieta situazione in Siria dopo il «putsch» Manifesti clandestini a Damasco incitano alla rivolta contro il nuovo governo 1 volantini definiscono «assassini secessionisti» i giovani ufficiali autori del complotto e proclamano: « I militari in caserma, il governo ai politici » - Fermento in tutto il mondo arabo - Il colpo di Stato doveva essere compiuto contemporaneamente in Siria e nell'Irate : a Bagdad fu scoperto in tempo e soffocato (Dal nostro inviato speciale) Damasco, 2 marzo. Spira a Damasco un'aria strana, tormentosa. All'apparenza tutto è calmo: intorno ai carri armati ed alle autoblindo nei punti strategici della capitale si affollano bambini e venditori ambulanti di bibite fresche; la gente passeggia nel giardini ed I cinematografi sono pieni, i soldati cominciano a togliere dal loro elmetti il sinistro emblema, il teschio e le tibie Incrociate, scelto dal congiurati per distinguersi dai lealisti Dalla provincia le notizie parlano di allineamento delle due divisioni ancora Incerte e Invero 1 reparti corazzati inviati da Damasco verso nord sono rientrati nei propri accan¬ tonamenti nelle prime ore di stamani. Ciò malgrado le ore trascorrono nel segno dell'incertezza. Distribuiti clandestinamente, volantini a firma Salali Bitar incitano il popolo a non appoggiare i < secessionisti assassini»; altri manifestini riportano brani del discorso pronunciato nel dicembre scorso dal teorico del partito Michel Aflak davanti alla assise interaraba del Baath. Il discorso convinse la maggioranza del partito ad estromettere gli estremisti e a varare il governo di Salah Bitar secondo Io slogan <1 militari in caserma, il governo ai politici ». La frase riprodotta è la seguente: < La crisi si evolve, il distacco dal paese au- i i e a l menta, il popolo vede e sente. Rischiamo di isolarci dalla nazione araba e dal mondo moderno. No. compagni, abbiamo decisioni storiche da prendere: soltanto con una soluzione rivoluzionaria possiamo salvare il paese e il partito, altrimenti sarà il caos ed una dittatura di assassini». Salah Bitar d'accordo col generale El Hafez, l'uomo forte della Siria, voleva marcare una battuta d'arresto nel processo di empirica nazionalizzazione avviato nel primo semestre del 1965. Occorreva ridar fiducia all'iniziativa privata è respiro alle campagne ed ai piccoli mercanti, occorreva uscire dall'isolamento sul plano arabo ed internatio naie. Salah Bitar si era sforzato di migliorare I rapporti con i paesi occidentali senza trascurare quelli con il bloc co sovietico poiché comprendeva 1 vantaggi della coesistenza pacifica: tanto è vero che aveva approvato la risoluzione del Summit arabo di Casablanca Intesa a ridurre la tensione con Israele senza peraltro, almeno forma Imen te, rinunciare alla < liberazione» della Palestina. Ed infine era riuscito a stabilire un «modus vivendi» con Nasser il quale si era dichiarato disposto a venire prossimamente a Damasco. Ora tutto ciò è rimesso in discussione e quel che è peggio minaccia di pregiudicare il già fragile equilibrio su cui si regge il Medio Oriente. Un po' tutto il mondo arabo è in fermento, ma in particolare si pensa che ripercussioni del colpo dei giovani ufficiali estremisti possano aversi nel vicino Irak, dove (secondo asbfppssuna buona fonte) in concomi-tanza col putsch di Damasco sarebbe dovuto scoppiarne un altro in assenza del presidente Aref, che era al Cairo per la riunione del direttorio politico unificato egiziano - irakeno. Ma improvvisamente Aref abbreviava il suo soggiorno in Egitto e rientrava a Bagdad il 19 febbraio: la tessa sera numerosi ufficiali aathisti venivano arrestati ra cui il comandante del campo di Al Thagi, considerato paradossalmente come un batione della tendenza unionita irakena che vuole l'unione mmediata con l'Egitto. Sembra scontato che baahisti di ogni tendenza, pronasseriani e comunisteggianti, si faranno presto sentire nel'Irak sull'onda del colpo di Stato siriano. La stampa irakena continua i suoi attacchi ai « giovani ufficiali assassini » e sostiene che la nazione araba è profondamente scossa dagli avvenimenti siriani. «Non possiamo abbandonare l popolo siriano a tanto triste destino — scrivono 1 giornali di Bagdad — ma dobbiamo aiutarlo. Dopo quanto è accaduto in Siria tutto ciò che il Baath può ancor fare è solo eseguire i piani dei nemici de gli arabi. Il Baath ormai è una malattia dalla quale il po polo arabo deve guarire prima che si propaghi e diventi mortale ». La stampa governativa siriana e baathista ignora gli attacchi sforzandosi di presen tare il colpo come un'azione purificatrice. I dirigenti stanno adoperandosi perché gli aderenti al Baath non diserti no il < congresso », fissato per il 10 marzo a Damasco, allo scopo di discutere i problemi del partito. Pur di avere a Damasco 1 rappresentanti del Baath di altri Paesi, i giovani ufficiali sarebbero disposti a concedere a Salah Bitar e ad Aflak di recarsi in esilio. La trattativa continua, ma intanto ogni giorno, ogni ora che passa 1 giovani ufficiali si rafforzano al potere. Ormai sem orerebbe troppo tardi per pen mprpdmtPlvsare ad una reazione da parte delle truppe fedeli ad El Hafez. Occorrerà attendere, forse passeranno settimane o mesi: in Oriente, Medio od Estremo non importa, il tempo vale poco e la vendetta è un piatto che si mangia freddo. Igor Man