Tre ministri comunisti In Siria nel governo costituito dal militari di Igor Man

Tre ministri comunisti In Siria nel governo costituito dal militari Spostamento a sinistra degli insorti anti-nasseriani Tre ministri comunisti In Siria nel governo costituito dal militari Il potere formalmente è affidato ai civili: Primo Ministro è un medico di 38 anni - Ma sul governo vegliano i giovani ufficiali che predicano la «rivoluzione permanente» - A Damasco lì chiamano i «cinesi», dicono che trasformeranno la Siria in un'altra Albania (Dal nostro inviato speciale) Damasco, 1 marzo. Dopo affannose consultazioni durate tutta la notte il premier YoussefZouayen ha potuto stamani annunciare la formazione del governo, frutto di infiniti patteggiamenti. Il nuovo gabinetto si compone di venti membri, di cui dieci per la prima volta assurti al rango di ministri, sette avevano avuto incarichi governativi nel ministero precedente a quello di Salah Bitar, e che era presieduto dallo stesso dottor Zouayen, un giovane medico trentottenne. La maggior parte dei ministri sono membri del Baath, meglio, della corrente di sinistra, ma il fatto nuovo è rappresentato dalla presenza di tre ministri « tecnici », all'industria, aoli affari sociali e al lavoro, alla piani¬ ficazione, che la voce pubblica indica come comunisti. Indubbiamente l'attuale ga* binetto si colloca più a sinistra dei precedenti, anche se non sembrava esserci rimasto soverchio margine a sinistra, dopo le clamorose e calorose accoglienze tributate dai governanti deposti a Giù En-lai. I quotidiani locali commentano la formazione del governo scrivendo come il suo obbiettivo dovrà essere « l'unità popolare socialista progressista ». Al Baath, organo del partito, afferma nel suo editoriale che le masse popolari confidano nel Baath, che è « una forza creatrice; il partito è indispensabile, nessuna rivoluzione è concepibile e attuabile senza di lui. Il Baath ha combattuto e combatte rà contro i nemici della "na- a a a i a . zione araba". Non ha paura di nessuno perché non è un partito che vive di memorie o di sogni, ma una forza di choc combattente per la nazione. H Baath esprime lo spirito del secolo ». In realtà il Baath incarnato dai giovani ufficiali è tutt'altro che questo: ha assolto, e certo continuerà ad assolvere, a una grande funzione nel mondo arabo, dove stato l'elemento di rottura contro la vecchia società feudale, ha aperto la strada all'emancipazione sociale degli arabi, ma da quando militari se ne sono « appropriati », Za sua forza carismatica è decaduta e oggi rimane un divisissimo partito di intellettuali che si erano illusi di poter fare a meno dei militari, laddove questi oggi assumono di essere loro il vero partito e vogliono dimostrare che possono fare a meno financo dei fondatori del partito stesso, cioè il professor Sa lah Bitar, musulmano, e il professor Michel Aflak, cristiano. Entrambi laureati alla Sorbona, hanno avuto rapporti coi comunisti francesi e una seria formazione marxista, ma quando fondarono il partito, intorno al 19If0, si staccarono dall'ortodossia materialista, incompatibile con l'islamismo. Lo slogan del partito « Una nazione araba con una missione eterna » ebbe fortuna e il partito fece presa sugli intellettuali, studenti e giovani ufficiali nazionalisti; la terminologia è strettamente marxista, ma in realtà il Baath rimane un partito nazionalsocialista, non marxista. La nazione araba — proclamarono Bitar e Aflak — abbisogna di libertà, unità e socialismo. Invero la nazione araba aveva bisogno non soltanto di attingere tre obbiettivi, ma di qualcosa che li trascendesse: una rinascita spirituale, una radicale trasformazione. Da qui il nome del Baath, che significa partito della resurrezione, ovvero rinascita. Il partito si irrobustì quando si fuse col partito arabo socialista di Hawrani, che aveva una buona base nel nord della Siria, nella città di Hama. E si deve a lui l'appoggio degli ufficiali al partito e in seguito l'indottrinamento dell'elite delle forze armate, col risultato che oggi sono gli « alunni » a sconfessare i «maestri». Sennonché fuo ri della Siria, dove il Baath, pur essendo fuorilegge, è agdccdnsuinslmnnm n e a a e a , i i , o e , è abbastanza attivo e bene organizzato, dall'Arabia Saudita all'Algeria, non si riconosce ai giovani ufficiali comandati dal generale Jedid il diritto di parlare a nome del Baath, e la decisione della Giunta di indire un congresso del partito per il 10 marzo a Damasco viene dichiarata illegale e rischia pertanto di rimanere lettera morta. Ma i giovani ufficiali non deflettono: noi siamo l'armata rivoluzionaria, dicono, non è concepibile un paese evoluto e progressista che non veda l'attiva partecipazione dei militari al potere. Noi vogliamo applicare ed esportare la rivoluzione permanente unica che consentirà l'emancipazione completa della nazione araba e del terzo mondo. Li chiamano « cinesi », hanno scritto che la Siria è diventata una nuova Albania; può darsi, vedremo, ma va detto come al fondo del radicalismo di questi «gio vani turchi» c'è il dramma di due gruppi minoritari: drusi e gli alauiti, entram bi oppressi dai sunniti, che rappresentano la grande maggioranza dei siriani. Jedid (alauita, cioè membro di questa setta scismatica musulmana) è contro il nazionalismo interarabo, con tro l'unità con Nasser, perché se la Siria si fosse riunita con l'Egitto, lui e suoi amici drusi sarebbero stati due volte minoritari, e alla fine schiacciati. Oggi dunque la Siria è in mano ai minoritari, gente che ha trasferito i propri complessi e rancori sul pia no politico e che appare de cisa e fanatica, disposta a qualsiasi cosa pur di non lasciare il potere, unica garanzia di sopravvivenza e di affermazione. Fatalmente finiranno col gravitare nell'orbita comunista e non i improbabile che sappiano sfruttare il dissidio russocinese per risolvere i gravi problemi del paese. Il giornale governativo ha scritto che una più stret ta collaborazione col blocco socialista assicurerà alla Si ria maggior aiuto da parte delle forze di sinistra di tutto il mondo. Più stretti rapporti con l'Est, secondo il giornale, « ci garantiranno dall'essere sfruttati, po tremo usufruire liberamente delle nostre risorse petroli-1 fere e di acqua». La Siria ha già nazionalizzato la ricerca petrolifera e avviato trattative per il finanzia¬ muosGplsusemclnpzd mento da parte di Mosca di una diga sull'Eufrate che in origine doveva essere costruita con l'aiuto della Germania Occidentale. Una pagina inedita si apre nella storia del Medio Oriente, siamo appena all'inizio di una nuova fase che si presenta gravida di incognite e suscettibile di riflessi nel mondo occidentale: il venticinque per cento del petrolio mondiale viene prodotto nel Medio Oriente, dove appunto si trovano i due terzi delle riserve petrolifere della Terra. Igor Man

Persone citate: Aflak, Bitar, Hama, Michel Aflak, Nasser, Salah Bitar