Incriminati per la rapina ad una banca del Canavese

Incriminati per la rapina ad una banca del Canavese Incriminati per la rapina ad una banca del Canavese Rinviati a giudizio due giovani di Ivrea, entrambi venticinquenni - Assaltarono la « Cassa di Risparmio » di San Giorgio ; poi fuggirono sull'auto rubata e la bruciarono (Dal nostro corrispondente) Ivrea, 19 febbraio. Il giudice istruttore di Ivrea, dott. Giorgio Monteverde, ha rinviato al giudizio della Corte d'Assise i due giovani che nell'agosto scorso rapinarono la sede della « Cassa di Risparmio » di San Giorgio Canavese, realizzando un bottino di 1 milione e 650 mila lire. Gli imputati sono Francesco Ghelfi, residente a Ivrea al Quartiere Bellavista e Giovanni Cappi, via Monteferrando, entrambi di 25 anni. Il fatto avvenne il 3 agosto. Poco dopo le 12,20 di quel giorno, un giovane di media statura, vestito con un lungo camice nero, occhiali scuri e cappello di paglia in testa, entrava nella banca con una pistola In pugno. Nel locale si trovavano il direttore rag. Clemente Pugni, il cassiere Giancarlo Orecchia e l'impiegato Roberto Macobrio. Il rapinatore si faceva consegnare il denaro contenuto nella cassaforte, facendolo scivolare in una sacca scura quindi Indietreggiava fino all'uscio e saliva a bordo di una « Giulia » che, pilotata da un complice lo attendeva dinanzi alla banca, Carabinieri e polizia iniziavano le indagini sulla scorta delle deposizioni dei funzionari della banca e delle dichiarazioni di alcune persone che avevano notato l'auto. Due giorni dopo, in un bosco che costeggia la strada fra Agile e San Martino Canavese, in regione Silva, veniva rinvenu ta un'auto in fiamme. Si trattava della «Giulia» usata per la rapina e che era stata ru bata la vigilia del « colpo » al torinese Giuseppe Arioli. L'episodio dell'incendio della vettura metteva sulla giusta strada gli inquirenti che individuavano nel Cappi 11 giovane notato accanto all'auto in fiamme. Ma il giovane dal momento della rapina era scomparso da casa. Giorni dopo, a Cesenatico sull'Adriatico, avveniva la rapina a un'altra banca. L'auto usata per il nuovo « colpo » (un'altra «Giulia») proveniva da Torino e risultava rubata a Giuseppe Rubino. La polizia sospettava di questo furto 11 Ghelfi, e avvicinava allora una ua giovane amica, Bianca Silvestri, di Torino, che forniva preziosi elementi. La ragazza confessava, infatti, che il Ghelfi le aveva confidato di essere l'autore delle rapine di San Giorgio Canavese e di Cesenatico: la prima l'aveva commessa In compagnia del Cappi e l'altra con la collaborazione di tre giovani. Il Ghelfi venne arrestato sulla riviera adriatica il 12 settembre: in tasca aveva un luno coltello e una pistola calibro 9. « Quattro giorni dopo, a To-| rino, il maresciallo Rizzo riuscì a fermare anche il Cappi, che ammise la sua partecipazione al < colpo » di San Giorgio. I due giovani, rinchiusi nelle carceri di Ivrea, oltre alla rapina dovranno rispondere di porto abusivo di armi da fuoco. Il Cappi è accusato di avere dato fuoco all'auto rubata per il « colpo » di San Giorgio e il Ghelfi del furto della vettura. Quest'ultimo, dopo il processo a Ivrea, dovrà essere giudicato dai giudici di Rimini per la rapina compiuta a Cesenatico. r. a.