Tutti i giorni a Da Nang partono e arrivano 1300 aerei

Tutti i giorni a Da Nang partono e arrivano 1300 aerei Nella più granfie base aerea del montào Tutti i giorni a Da Nang partono e arrivano 1300 aerei Apparecchi di ogni tipo si levano in volo per snidare i guerriglieri dalla giungla o per bombardare il Nord Vietnam - Accanto ai velocissimi « Phantom » armati di missili (2500 km all'ora) vi sono gli idrovolanti impiegati per il recupero dei piloti caduti in mare - La base, difesa da 25 mila marines e munitissima, è stata già attaccata due volte - Quindici giorni fa per poco i vietcong non la fecero saltare in aria sparando coi mortai sui giganteschi depositi di carburante (Nostro servizio particolare) Da Nang, 16 febbraio. Dopo An Khe, base d'intervento volante, e Pleiku, base di osservazione avanzata, eccoci a Da Nang, la più potente delle tre. Sorge sulla costa del Vietnam centrale, un po' al di sotto di Hue, l'antica capitale dell'Annam. E' circondata da colline e palmeti, che fanno corona ad una baia incantevole, azzurrissima. E' una delle più grandi basi d'aviazione del mondo, la maggiore tra quelle a pista unica, in attesa di averne una seconda, che è in costruzione. Adagiata sulla costa, Da Nang rappresenta innanzi tutto — dicono gli americani di qui — l'affermazione di una volontà incrollabile: installarsi nel Vietnam e rimanerci quanto sarà necessario per vincere la guerra. Protetta e rifornita dal mare, è una fortezza nella quale potranno veramente restare finché vorranno. Attacchino pure i guerriglieri da terra: 25 mila marines, le migliori truppe d'urto degli Stati Uniti, fanno buona guardia. In secondo luogo, Da Nang è per tutto il Viet nam centrale la formidabile fonte dei « colpi aerei » che sono divenuti ormai uno dei metodi di combattimento usuali di questa guerra, sia per appoggiare le truppe terrestri, che per assalire i comunisti nei loro territori. La guerra aerea che parte da Da Nang include, beninteso, i bombardamenti al Nord, ripresi da poco: un buon numero degli apparecchi che volano in missione oltre il 17° parallelo si alzano da questa base. Dovremo attribuire a Da Nang un altro compito, quello di potenziale base offensiva contro la Cina? La grande isola di Hainan, davanti al continente cinese, è vicinissima... La risposta degli americani è un no categorico. Essi proclamano apertamente che una guerra alla Cina è del tutto lontana dalle loro intenzioni. Penso che siano sinceri. Quando parlano di una simile avventura, si avverte l'angoscia. Ma nessuno può dire come finirà l'avventura vietnamita. Primo sintomo del « tuffo nel conflitto » deciso da Washington, i marines cominciarono a sbarcare a Da Nang nel marzo del '65. La loro missione apparve allora significativa: non attaccare i vietcong, ma difendere la base che era in pericolo. In giugno erano già arrivati 20 mila uomini. In estate iniziarono i lavori per ingrandire gli impianti militari in cui si stabilì in seguito — accanto all'aviazione dei marines — una poderosa forza tattica dell'aeronautica americana, con quattromila aviatori. La Marina infine si accinse a dotare Da Nang di nuove installazioni portuali, per consentire l'accesso alla baia di navi di grosso tonnellaggio. Quando si scopre che lo sviluppo della base risale soltanto a poco più di sei mesi, si rimane sorpresi ed ammirati di fronte alla rapidità dell'espansione. Cinque grandi società americana di lavori pubblici si sono unite per portare a termine l'impresa. La loro attività si estende a tutte le basi del Vietnam, con un bilancio di 240 milioni di dollari (circa 150 miliardi di lire) per il 1966. A partire dalla prossima primavera, Da Nang potrà accogliere un ponte aereo di « Boeing 707 » che porterà direttamente dagli Stati Uniti poderosi rinforzi : compresa, si ritiene, un'altra divisione di marines. In qualche mese sarà pronta una seconda pista di tre chilometri, già in costru zione. Esclusi i militari combattenti, la base è divenuta una città di 7-8 mila abi tanti, su una superficie di 9-10 chilometri quadrati. Uffici amministrativi d'ogni specie, clubs per ufficiali, ospedale, ambulatori, lavanderie, un teatro in cui si proiettano gli ultimi film americani, una cappella ad aria condizionata: tutta la lussuosa bardatura di un esercito ricco. Si vedono car¬ telli che annunciano: « Ufficio degli avvocati », « Servizi elettronici », « Bagni e docce », « Antro del diavolo» (è il night club dei militari). E poi i grandi depositi di carburante dai serbatoi multipli, gli hangars giganti lungo la pista. Tuttavia manca lo spazio. Si è allo stretto, frastornati di continuo dal rombo degli apparecchi che atterrano o partono. Al lavoro 24 ore su 24, la base di Da Nang detiene il primato del traffico aereo di tutto il Vietnam, con 38 mila decolli e attcrraggi al mese. Ospita da 250 a 300 apparecchi di ogni tipo, compresi gli enormi «C141» da trasporto, dotati di quattro motori a reazione. Ma in maggioranza sono aerei da caccia e da bombardamento. Mentre sulla pista ruggiscono i Cruisaders dei marines, lanciando dalla coda una scia di fiamme rosse, una squadriglia di Canberra « B 57 » si prepaia per una missione. Bombardieri leggeri, con due uomini a bordo, sono di un modello vecchio di più di dieci anni, di velocità inferiore a quella del suono, ma adatti alla guerra tutta particolare del Vietnam e capaci di sganciare in picchiata — mi spiega una guida — da tre a quattro tonnellate di bombe. Altri « eccellenti cavalli », prosegue il mio accompagnatore, sono i Supersabre « F-100 », che risalgono al 1954. Apparecchio ad elica, meno veloce del suono, può scaricare in pochi minuti sul nemico più di una tonnellata di bombe. Ed ecco lo Skyraidcr, aereo della seconda guerra mondiale: lento, ma solido, può restare due ore sopra una formazione nemica e sganciare' il' doppio di esplosivo del ' Supersabre. Questi tre apparecchi volano più sovente di qualsiasi altro sui guerriglieri. Ed infine il terribile Phantom, il caccia-bombardiere supersonico più veloce del mondo (2500 km. all'ora), che «sputa» bombe al napalm in appoggio ai marines impegnati in combattimento e partecipa alle missioni al Nord come aereo di scorta. Armato di missili teleguidati (i famosi Sidewinder), difenderebbe la base in caso di attacco da parte dell'aviazione nemica. A questi rapaci d'alta quota, occorre aggiungere tutta una serie di uccelli dalle caratteristiche diversissime. Gli Albatros, idroplani della Marina impiegati nel salvataggio dei piloti paracadutati in mare; i « C-130 », specializzati nell'illuminare a giorno, con i razzi, le zone dei combattimenti notturni; i vecchi Dakota temutissimi, pare, dai partigiani che li chiamano « Dragoni volanti » ; gli elicotteri di pronto soccorso, che sollevano da terra un uomo ferito o in pericolo con un cavo, o i Sikorskii. capaci di trasportare 25 marines; gli aerei della guerra psicologica, che dall'alto invitano il nemic alla resa con potenti altoparlanti; ed infine i piccoli monoplani « segnalatori », che hanno il compito più rischioso di tutti: indicare l'obbiettivo con un razzo fumogeno e dirigervi i bombardieri... Da Nang è già stata attaccata due volte. La prima, nel luglio scorso, quando un commando-suiciàs. vietcong riuscì a eludere il rigidissimo sistema di protezione e a far saltare in aria con l'esplosivo plastico una dozzina di rerei. La seconda, non più di 15 giorni fa, quando i guerriglieri bombardarono con i mortai i depositi di carburante. Bombe da 120 rara,, una dozzina, mancarono per poco i serbatoi di benzina e cherosene. I partigiani sparavano da una distanza di circa cinque chilometri: i mortai erano stati dunque portati entro il perimetro sorvegliato dai marines. L'allarme è continuo: ad ogni istante c'è da attendersi un atto di sabotaggio od un attacco improvviso Visitando l'aerodromo, ho notato che gli apparecchi scendono con un angolo molto stretto, per guadagnare quanto più spazio è possibile. «E' l'atterraggio di combattimento — spiega la mia guida —. Bisogna atterrare corto: altrimenti, a tre o quattro chilometri dalla pista, gli aerei rischiano di farsi tirare addosso ». Dall'agosto scorso i marines hanno iniziato più volte una manovra offensiva: allargare il perimetro « completamente sotto controllo» di Da Nang, Hue e Phulai e fare della regione costiera una sola fascia pacificata. Questa striscia di terra comprenderebbe il grosso della popolazione civile: più ad ovest si distende la giungla, e poi si ergono le montagne. Ma tutti i tentativi sono finora falliti. La fascia costiera è di chiarata « sotto controllo » per brevi distanze, ma è un controllo ben precario. Robert Guillain Copyright di «Le Mondo» e per l'Italia do «La Stampa*

Persone citate: Phantom, Robert Guillain