II Faga narra come morì la mondana trovata dopo 40 giorni in uno stanzino

II Faga narra come morì la mondana trovata dopo 40 giorni in uno stanzino inizio dei processo di Torino II Faga narra come morì la mondana trovata dopo 40 giorni in uno stanzino La vittima aveva 28 anni - L'accusato (trentanovenne, padre di due figli) grida: «Sono innocente, non l'ho uccisa» - Spiega: «Litigammo perché lei voleva andare con un "cliente" in Valle d'Aosta. La colpii con uno schiaffo, cadde a terra e morì» - Aggiunge: «Adagiai il corpo in un angolo e me ne andai» - II presidente gli mostra la foto del punto dove fu rinvenuta la salma : « Non è questo — dice l'imputato — qualcun altro deve aver toccato il cadavere » Il processo per il delitto di Torino — la raccapricciante vicenda della mondana trovata in un ripostiglio della sua abitazione, quaranta giorni dopo la morte, ormai ridotta ad uno scheletro — è cominciato ieri mattina in Corte d'Assise: sul banco siedono, in stato d'arresto, Giovanni Faga, di 39 anni, di Torino, accusato di omicidio a scopo di rapina della prostituta ventottenne Vittorina Gabri, di Asti, e d'una serie di reati minori come furto, appropriazione indebita, occultamento di cadavere, alterazione di documenti e detenzione di arnesi da scasso; Ugo Margani, di 31 anni, da Mussomeli (Caltanisetta), imputato di sfruttamento della Gabri; suo fratello Ernesto Margani, di 31 anch'egli di Mussomeli, che si sarebbe fatto mantenere dalla moglie Anna Gioco, collega dell'uccisa; Nello Giungi, di 52, di Rimini, che aiutò il Faga durante il periodo in cui, essendo ricercato, vagava per l'Italia vivacchiando di furti. A piede libero viene giudicato anche il trentaduenne Francesco Gattuso, di Castelvetrano che secondo l'accusa fu il primo sfruttatore della Gabri. Il primo interrogato è Giovanni Faga, uomo spento, distrutto, con una personalità sconcertante. Alterna momenti di sincerità con reticenze assurde e dichiarazioni palesemente sospette. Non è incolto, ha frequentato la terza magistrale, ma ha avuto una vita assai turbolenta. A 11 anni scappa da casa. Fugge di nuovo a 18 anni e si arruola in marina. Catturato dai tedeschi viene spedito in Germania, nella zona di Norimberga, inquadrato nel battaglione San Marco, ma appena giunto in Italia, nel "44, si rifugia tra i partigiani nelle Langhe. Dopo • la guerra è nei dintorni di Ro ma e lavora nei campi «Arar». Conosce una ragazza, la sposa ed ha due figli. Nel 1947 ha delle noie con la giustizia. Un anno dopo varca clandestinamente il confine, ma è arrestato a Mentirne. Per quattro anni è nella Legione Straniera, prima in Algeria, poi in Indocina. Nel 1952, quando rientra in Italia, non trova più la moglie, che è emigrata in Svizzera, portandosi con sé il figlio. La figlia, invece, che oggi conta 18 anni, vive con il nonno a Torino. Questo è Faga. Tornato a casa, cerca disperatamente di rifarsi una vita, ma anche nel lavoro è incostante o non ha fortuna. Nei giorni precedenti il delitto è occupato presso un'agenzia di distribuzione di giornali. Faga — Conobbi Vittorina Gabri nel dicembre 1963. Simpatizzammo, lei mi confidò le sue pene ed io le mie. Mi espresse il desiderio di lasciare il marciapiede ed io le proposi di vivere con me. Anch'io sentivo il bisogno di una donna mia. La nostra retazione si trascinò per alcuni mesi. Si facevano sempre progetti per l'avvenire. Presidente -r- Ma quali prospettive poteva offrire alla Gabrit Faga — Ho sempre lavorato e mi sentivo in grado di provvedere anche a lei. Anzi, poiché mi aveva accennato al bisogno di pagare certi debiti le consegnai, in varie riprese circa 150 mila lire. Presidente — Cosa accadde il 30 giugno, giorno del delitto r Faga — Mi ero offerto di tinteggiare l'alloggio della Gabri, in corso Napoli 26. Nel pomeriggio, verso le 15, andai a prenderla con un taxi in un bar di via Pio V, dove mi aveva dato appuntamento. Tornammo a casa sua, fu molto affettuosa. D'un tratto si mise a preparare una valigia annunciandomi che doveva partire con un cliente anziano e danaroso che la conduceva in Valle d'Aosta. Mi arrabbiai: " Se hai intenzione dì abbandonare questa vita 7ion puoi tenere il piede, in due staffe ". Mi rispose che ero uno stupido e che molti uomini sarebbero stati felici di essere al mio posto. Non ci vidi più fltltrasnamme«—tnMsGsLe allentai un ceffone, ma|Vittorina, per schivarlo, si\ chinò di lato. La mia mano,-di taglio, la colpi al collo. Presidente — Un solo schiaf-'fot i Faga — Uno solo. Cadde aiterra all'indietro, ebbe ancora\qualche sussulto e poi rimase|immobile. Tentai di rianimar la, le gettai dell'acqua in viso ma il cuore non batteva più Fui preso dal terrore. Tra-\ scinai Vittorina fino ad uno sgabuzzino presso la porta di ingresso, l'adagiai in un angolo, seduta, e me ne andai tirandomi dietro la porta. Presidente — Ma prima di andarsene si impadroni dell'orologio d'oro. Faga — Era caduto a terra. Lo raccolsi macchinalmente. Quello stesso giorno, vagando per Torino come istupidito, andai a impegnarlo. L'imputato, sui particolari, è malsicuro. Il Margani. che andò a trovarlo il giorno dopo, alla ricerca affannosa della Gabri, gli vide un graffio In faccia. E Faga ha detto: « Me lo aveva, fatto un cucciolo che tenevo in casa ». Il presidente lo ha- interrogato sul falso telegramma con il quale Faga riusci a spillare 10 mila lire al Margani. Il telegramma, spedito dallo stesso Faga, annunciava il prossimo ritorno a Torino della Gabri da Courmayeur, fissando un appuntamento a Porta Susa. La donna era morta da alcuni giorni. « Ho spedito quel messaggio — ha detto l'imputato — per togliermi d'attorno il Margani, che era diventalo insistente fino all'ossessione ». In seguito ha ammessa di aver incontrato il Giungi, che aveva conosciuto in carcere in un cinema di via Milano. Ma ha negato i furti commes si nello strano peregrinare da Torino a Stresa, a Roma, a Genova, a Venezia, a Cortina d'Ampezzo, a Bologna, a Rimini, ad Ancona e, finalmente, a Savona, dove fu arrestato. La sorpresa dell'interroga torio nasce da una contesta zione del presidente sul ripo stiglio dove fu trovato il cadavere. Faga, guardando una fotografia, esclama: <Io non ho lasciato il corpo di Vitto rina in questo ripostiglio. Qui siamo al fondo del corridoio mentre io la lasciai nello sgabuzzino vicino alla porta, con i piedi fuori. Anzi, aveva persino perso una scarpa». Presidente — Vuol forse dire che qualcuno, dopo che lei se n'è andato. Ita spostato il cadavere* Faga — .Dico soltanto che io non l'ho nascosto nel ripostiglio dove è stato trovato. Io, dopo il fatto, non soiw più tornato nell'alloggio, ma Margani aveva le chiavi. E' il momento di Ugo Margani. L'avv. Salza chiede. «Dove è natot ». «A Mussomeli », risponde l'imputato. « Allora è compaesano di Genoa Russo », sottolinea il penalista. « Non sono un mafioso», replica seccamente Margani. Poi dice di aver conosciuto la Gabri nel 1959 e di averla frequentata perché anche lei lo desiderava. « Io stesso le trovai l'alloggio di corso Napoli, ma non abitavo con lei. Vivevo a casa mia, con mia moglie e i mici figli. Non ho mal preso denaro da Vittorina e anzi gliene ho dato. Presidente — Lei che mestiere facevat Margani — Commerciavo in maglierie e camicerie. Non avevo ufficio o magazzino, ma sono sempre stato un trafficone. Guadagnavo dalle 350 |""e 1,00 mila lire al mese. \ Presidente — E Graziella -Lonardit L'accusa sostiene che iet sfruttava anche questa 'donna, i Margani — La Lonardi era iun'amica. Non sapevo nema\mcno che facesse la prostituta e| (Ugo Margani ammette dì es- -\ o i i i . . o , , e , a n sersi più volte recato, dopo il delitto, nell'alloggio di corso Napoli senza scoprire nulla. Presidente — Non si sentiva un terribile fetoref Margani — Sì, c'era odore cattivo, ma io ero lontanissimo dall'immaginarne la ragione. Nello Giungi, che nei primi interrogatori confessò una serie di furti, con la complicità del Faga, durante la lunga peregrinazione per l'Italia, ne ga tutto: « A Savona, dopo l'arresto, mi picchiarono, mi spaventarono con l'accusa di omicidio ed io dissi un mucchio di cose che non erano vere ». Il presidente lo ammonisce: « Stia attento a quello che dice. Lei potrebbe trovarsi addosso anche un'imputazione di calunnia ». Giungi si controlla subito: < Non so cosa ha fatto il Faga in quei giorni. Non eravamo sempre insieme». Egli, comunque, sostiene che l'amico non gli aveva parlato affatto delle ragioni della sua fuga da Torino. Anche Ernesto Gattuso respinge l'accusa di sfruttamento nei confronti della Gabri. « La conobbi nel 1957, ma fu una relazione saltuaria. Per circa un mese la ospitai in casa di mia madre, soltanto .per_farie un piacere». Presidente — Ma la Gabri, dalle «case chiuse» dove era ospite, le spedì dei vaglia. Gattuso — ilfi restituì semplicemente delle somme che le avevo prestato. Ernesto Margani, fratello di Ugo, respinge l'accusa di aver sfruttato la moglie Anna Gioco. Presidente — Lei sapeva che sua moglie faceva la prosti tutaf Ernesto Margani — Lo seppi soltanto nel 1961. La prima testimone è la madre della vittima, Luisa Mathis ved. Gabri. La donna, dopo 40 giorni di angosciose ricerche, scopri il cadavere della figlia. «Ugo Margani mi accompagnò, insieme con mio figlio, fino al portone, ma non volle salire. In precedenza, altre due volte, era invece venuto con me ». La donna accusa Ugo Margani. « Mia figlia aveva un terrore pazzo del suo amico. So che la picchiava, io stessa le scoprii addosso i lividi delle percosse. E si faceva e&ftseirna'e' quasi'tiitti i suoi guadagni ». La testimone scoppia in lacrime: « Non se lo meritava, povera Vittorina. Era una ragazza troppo gentile. Negli ultimi tempi soffriva molto, quasi non mangiava, perché voleva bene al Margani e sapeva che lui aveva un'altra donna ». Il processo continua stamane con gli interrogatori dei testimoni. Gino Apostolo Giovanni Faga, da sinistra, Ugo ed Ernesto Margani ieri al banco degli imputati