Le scienziate del Nobel di Ezio Giacobini

Le scienziate del Nobel Un aspetta deità maderna etnancipasiane ientminite Le scienziate del Nobel Finora sono state cinque - Dalla polacca Maria Skloclowska Curie, che scoprì il radium, alla esule tedesca Goeppert Mayer che ottenne la massima ricompensa per le sue ricerche teoriche (le bastano carta e matita, nient'altro) sul nucleo dell'atomo - Tre Nobel in una famiglia - Una sola donna ha avuto la distinzione per la medicina, Gerty Cori Spiegò la trasformazione degli zuccheri entro il corpo umano, ma diceva: in casa mia la cucina ne risente un poco « Si prendano Jf chili di lamponi e la stessa quantità di zucchero, cuocere dieci minuti, passare in un sc- Fmldtaccio molto fine. Si otien-ilgotto Ut barattoli di greZafi-1 fina solida e squisita... Le prove che ho sottolineato poco sopra ci hanno portato a sospettare che la sostanza esaminata deve contenere un elemento nuovo che pensiamo di chiamare radium, ». Da un diario del 4 settembre 1890. La seconda frase di questi appunti rivela l'autrice. Altrimenti si sarebbe potuto trattare di un'annotazione di una qualunque massaia. Chi scrive è proprio la scopritrice del radium, Maria Sklodowska Curie. Ancora oggi, in tutto il mondo, le donne scienziato sono relativamente poche. Si pensi a ciò che era cin fsamaidgedncfsdtdnutquanta o sessant'anni fa. iNel 1910 Maria Curie, già hin possesso di un premio eNobel per la fisica e molto ! mvicina ad acquisire il secon do, vide respinta la proposta di diventare membro dell'Accademia delle Scienze francese. « Si ritiene che molti membri farebbero opposizione », disse l'Accademia. Infatti venne eletta so- usrrnJlo 12 anni dopo come mem.- bro associato e senza dirit- to di voto. In polemica con questo atteggiamento, l'Ac- cademia svedese le assegno il posto lasciato libero dopo la morte del chimico italiano Cannizzaro. La via scientifica non fu certo cosa facile per la Curie. Giunta a Parigi come profuga politica dalla Polonia (sospettata di attività rivoluzionaria) con 50 franchi in tasca, cominciò a lavorare in un laboratorio di chimica come inserviente addetta al lavaggio della vetreria. Il professor Lippman, capo del laboratorio, intuì presto le sue doti e le affidò un posto di assistente. Nel medesimo laboratorio incontrò il suo futuro marito Pierre Curie e assieme cominciarono il lavoro che li porterà alla scoperta della radioattività e per la quale riceverà con lui il premio Nobel per la fisica nel 1903. La prima donna ad essere onorata del mas simo premio scientifico mondiale. Otto anni dopo la Curie ritornò a Stoccolma per ricevere dalle mani del re di Svezia il secondo premio Nobel (per la chimica) ed i giornali di Stoccolma scrissero il 2 dicembre 1911 che la sala dove essa tenne la sua prolusione era gremita per più di metà di donne. Il premio le fu attribuito per la scoperta dei nuovi elementi uranio e polonio e per le ricerche sulle loro proprietà. Da questi studi ebbe inizio la moderna radiologia colla sua applicazione nella terapia dei tumori. In occasione di tale Nobel si ebbe una polemica scandalistica e un professore del « Karolinska » (l'istituto di medicina che assegna il premio Nobel), improvviso apostolo della moralità, pare avesse spedito una lettera alla Curie invitandola a rifiutare il premio o a smentire pubblicamente i propri rapporti con il collega francese professor Langevin, secondo le accuse di un giornale francese. Fortunatamente la polemica finì presto, tuttavia in seguito a questa, secondo quanto ci racconta la figlia Eva, le condizioni di salute della Curie si fecero preoccupanti e seguì una depressione psichica che per poco non la conduceva al suicidio. Maria Curie, rimasta sola dopo la prematura morte di Pierre, lavorò fino all'ultimo nel suo laboratorio e tre mesi prima della morte, nel 1934, pubblicò un ultimo lavoro sulla struttura del nucleo atomico. La figlia Irene Curie, chiamata semplicemente «la terza Curie», seguì le tracce della madre. Nel 1925 essa commentò un articolo che parla della sua laurea: « I giornali scrivono solo a causa di mia madre, io non ho fatto assolutamente niente ». Commento molto modesto per chi dieci anni dopo riceverà il terzo Nobe(per la chimica) della famiglia, assieme al marito Frédéric Joliot (che assumerà più tardi il nome della moglie), per la scoperta della radioattività artificiale e degli isotopi. Madre e figlia, tre premi Nobel che forse più che ogni altro scienziato hanno contribuito a cambiare la faccia del mondo. Irene Curie non andò mai a scuola, ma venne istruita interamente in casa avendo come principale insegnante la madre. Un altro esempio che l'attività extradomestica non interferisce necessariamente colla educazione dei figli. Irene Curie fu, come la madre, un'entusiasta e attiva propagatrice dei diritti delle donne e sottolineò l'importanza « del diritto al lavoro per le donne sposate, di leggi più umane e più eque per l'attività della donna, cose più importanti del diritto di voho » che essa definì «una esca dei politicanti ». Assie me al marito scoprì nel 1947 un nuovo metodo per la scis sione dell'atomo. Irene Cu rie morì per lesioni di carattere radiologico a 58 anni, vittima, come Frédéric Joliot Curie, del proprio lavoro. La figlia di Irene Curie, Hélène, lavora anch'essa sune tracce della madre e deila nonna e solo il futuro puo dirci se la sua famiglia si arricchirà ancora di un a a o i e o i l l i e a i premio Nobel. La prima e l'unica donna ad avere ricevuto il premio Nobel per la medicina è Gerty Cori, anch'essa facente parte di una « coppia famosa » come le due Curie, col marito Cari Cori. Da quando i Cori si incontrarono come studenti a Praga, divisero la ricerca e la carriera universitaria. Quando emigrarono in America eb bero in comune, per un cer to tempo, una sola cattedra alla Washington University di St. Louis. La scoperta dei coniugi Cori fu quella di ricostruire e descrivere la complicata trasformazione del glicogeno (lo zucchero di riserva del nostro corpo) nell'organismo. «Come combinare la cucina e la casa colla biochimica? », chiese un giorno un giornalista a Gerty Cori. « La cucina ne risente un poco — rispose la Cori ridendo —; io sono via dalle 8 di mattina alle 7 di sera, devo quindi prendere qualcuno che faccia da mangiare, tutto il resto tuttavia lo faccio io, inclusa l'educazione di mio figlio Tommy ». La terza donna Nobel in ordine di tempo ha un hobby ancora più impegnativo: l'archeologia. Si tratta di Dorothy Crowfoot Hodgkin, Nobel per la chimica nel 1963, per i suoi lavori con l'analisi cristallografica con raggi X che la portarono a scoprire la struttura chimi, ca di complesse molecole or ganiche come la penicillina l'ematina e la vitamina Bis. La Hodgkin, primo Nobel femminile inglese, è sposata ad un letterato, direttore dell'Istituto di studi africa ni dell'Università di Ghana. I coniugi Hodgkin hanno due figli ed una figlia. Anch'essa abile massaia, ci tiene a fare presente che fece andare avanti la casa da so¬ llmbtztMcldMslbdLmccgnsC la e senza aiuto malgrado il lavoro di laboratorio. Nella motivazione al premio Nobel si parla della sua « intuizione, fantasia e sicurezza nella ricerca ». L'ultima nell'ordine di tempo tra le donne Nobel è Maria Goeppert-Mayer, secondo premio femminile per la fisica (1964) a 60 anni di distanza da Maria Curie. Maria Goeppert, chiamata scherzosamente dai giornalisti americani the woman behind the bomb (la donna dietro la bomba), abita a La Jolla, nella California meridionale (quasi senza eccezioni i Nobel per la chimica e per la fisica del dopoguerra sono caduti ogni anno su questa costa), e assomiglia nel suo tipo di lavoro più a Einstein che alla Curie. E' una fisica teorica, non usa né reattori né acceleratori, solo carta, matita ed un regolo calcolatore. Assieme al suo « ricercatore gemello », il tedesco Jensen di Heidelberg ( col quale divise il premio Nobel), ha costruito un modello del nucleo dell'atomo che è molto simile a quello che il danese Niels Bohr ci diede per tutto l'atomo. La Goeppert, che ha 60 anni, è di origine tedesca e fuggì col marito americano da Gottingen negli Stati Uniti prima della guerra. E' una delle intelligenze dietro il famoso « progetto Manhattan », alla fine del quale Enrico Fermi nel 1942 trasmise a Washington il famoso messaggio cifrato « I navigatori italiani sono felicemente giunti a terra », facendo della bomba atomica una realtà. Questo è dunque il bilancio femminile dei premi Nobel scientifici: un premio per la medicina (Cori), tre premi per la chimica (M. Curie, I. Curie e Hodgkin) e due per la fisica (M. Curie e Goeppert-Mayer). Quante sono le donne che lo conquisteranno ancora? Quali? L'aumento delle donne che entrano nella ricerca, notato negli ultimi 20 anni specialmente in Europa e nell'Unione Sovietica, fa pensare che presto dovremo aggiungere altri nomi a questa lista. Solo nel campo della medicina e biologia (chiedo scusa alle colleghe delle altre branche scientifiche) si annoverano numerose, famose e valentissime scienziate di classe assai alta; ricorderò le più famose: Rita Levi-Montalcini, Edith Biilbring, Marta Vogt, Eleonora Zaimis, Catherine Hebb. Tutti nomi ben noti agli studiosi di neurobiologia e che gli studenti incon trano nei testi universitari ogni giorno. Ezio Giacobini Docente al Karolinska Insiitutet di Stoccolma (Svezia)