Musiche di Bach e Schubert nel concerto all' Auditorium
Musiche di Bach e Schubert nel concerto all' Auditorium Musiche di Bach e Schubert nel concerto all' Auditorium Direttore Carlo Zecchi, con la pianista Enrica Cavallo Un netto stacco di età, di forme, di procedimenti, della prima dalla seconda parte del concerto; e anche una essenziale comunanza, quella che, determinata nel concetto dell'arte come moto spirituale, dramma lirico, perennemente si rinnova nel variare degli artisti eccellenti: Bach e Schubert. Carlo Zecchi, direttore dell'orchestra Rai, aveva scelto di Giovanni Sebastiano due opere che di rado son ricordate, la terza Ouverture, in re maggiore, numerata 1068 nel Catalogo tematico dello Schmieder, e il Concerto in la maggiore per cembalo e archi, 1055. E' noto che Bach stesso denominò Ouverture, e non Suite né Partita, la composizione orchestrale or ora citata ed altre tre affini (sorte fra il 1729 e il '36 forse a Lipsia, forse a Còthen), perché era allora consuetudine di dare a composizioni di cui il primo movimento fosse un'ouverture questo titolo, appunto. E tale ouverture, insolitamente ampia, si rifaceva allo schema francese. Anche di gusto francese, seguivano non Allemande, Correnti o Sarabande, bensì Gavotte, Bourrées, Gighe, e simili danze, e uno spicco timbrico era recato da tre tromba aggiunte agli archi, agli oboi, ai timpani. Fu particolarmente gradito riascoltare l'Air, delicata, serena, che la concertazione dello Zecchi liricamente sublimò. Il Concerto per cembalo in la maggiore, il quarto dei sette, è considerato da alcuni esegeti ri elaborazione d'una non identificata composizione per violino, avvertendo che il rap¬ porto del solista con l'orchestra era non di predominio, ma di « obbligazione », e che la stesura veniva non ricalcata, ma risentita da Bach stesso, il quale anche nei pubblici concerti soleva suonare la parte dell'istrumento a becco di penna. Iersera questo compito toccò alla pianista Enrica Cavallo, che, attratta per molti anni da musiche odierne, si, ma non tutte pregevoli, si mostrò pronta anche alle magnifiche pagine antiche, fra le quali il sospiroso, affettuoso Larghetto emana un'aura poeticissima. Nella seconda parte del programma il maestro Zecchi tornò alla carissima VII Sinfonia di Schubert, tanto vasta e varia, minuziosa e commossa, da provare ancora una volta le sue ammirevoli facoltà. A decine si potrebbero ricordare i passi nei quali l'esperienza e l'anima dì lui s'immedesimarono, illuminando l'artistica consistenza, e temprando gli svolgimenti e le inattese apparizioni tematiche. Lo sbocco, per esempio, dell'Andante nell' Allegro, il proporzionato contrasto e il malinconico decrescendo; nel secondo tempo la cantabilità, anzi vocalità melodiosa spartita fra gli archi e i legni e costantemente toccante senza smancerie; la gaiezza del terzo, che nella sua durata vuol tanto dominio delle frivole Immagini; e tanti altri episodi vennero rilevati con delicata fermezza e ricollocati nella loro determinata storicità. Un successo fervidissimo per lui e per la signora Cavallo. a. d. c.
Luoghi citati: Còthen
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