Moglie e amante godevano in buona lede i milioni carpiti dal ragionier Gambetta

Moglie e amante godevano in buona lede i milioni carpiti dal ragionier Gambetta Il processo per gli ammanchi all'ospedale San Giovanni Moglie e amante godevano in buona lede i milioni carpiti dal ragionier Gambetta Le due donne si frequentavano e compivano viaggi in compagnia dell'imputato, una volta andarono anche da sole Ma l'istruttoria ha accertato responsabilità soltanto a carico del funzionario - L'amante, accusata di ricettazione, dice: «lo cambiavo gli assegni per fargli piacere» - Respinta la richiesta di libertà provvisoria per il ragionier* | violazione degli obblighi fami nari. La Maione, che ieri sfog- La seconda giornata del processo per lo scandalo del San Giovanni è stata interamente assorbita da discussioni giuridiche. La difesa del rag. Vitto rio Gambetta, l'ex vice ragio niere capo dell'ospedale, ha sol levato una questione di costituzionalità, ma il tribunale (pres Guillot, p.m. Toninelli, cane Armigliato) non ne ha tenuto conto. 11 processo, pertanto, prende stamane alle 9, con l'intervento del patrono di parte civile, avv. Giulio, e con la requisitoria del p.m. Ieri mattina, in apertura di udienza, il dott. Toninelli, che sostiene la pubblica accusa, ha contestato al rag. Gambetta, oltre il peculato e la truffa per circa 84 milioni, il reato di falso ideologico. « Lo stesso vico ragioniere capo del San Giovanni ha ammesso durante il dibattimento di aver falsiti cato, nella sua qualità di pub blico ufficiale, 1 mandati che figurano, in due elenchi, nel ca po di imputazione ». Il p.m. ha pure contestato a Antonietta Maione, la donna per la quale il Gambetta dice di essersi rovinato, una recìdt lva: 8i tratta di una multa per giava un elegante tailleur color tabacco con guarnizioni nere, non ha sollevato obbiezioni : essa, in fondo, deve rispondere soltanto di ricettazione, per circa 16 milioni. La valanga delle responsabilità si è invece abbattuta, e continua ad abbattersi, sul ragioniere travolto dal- iniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiinini la sua passione per una donna incontrata sul marciapiede. La bruna napoletana è sfuggita in istruttoria all'accusa di concorso nei reati di cui risponde il suo amante, anche se può apparire inverosimile la storia dei milioni in contanti che essa avrebbe tenuto in casa per cambiare gli assegni dell'amico. A questo proposito la Maione ha dotto al giudice: « Il rag. Gambetta per suo comodo faceva intestare gli assegni del S. Giovanni a mio nome, ma io glieli pagavo in contanti, con quattrini mici, e poi versavo gli assegni sul mio conto. Lo facevo per favorirlo». Si trattava di somme rilevanti. E la Maione ha soggiunto con prontezza: a Avevo l'abitudine di tenere a portata di mano grosse somme perché commerciavo in brillanti e avevo anche altre attività che richiedevano denaro liquido ». Da quanto si è appreso durante il processo, anche l'amicizia tra la moglie del Gambetta :e la Maione appare strana. Le due donne si vedevano, si frequentavano e andavano anche in viaggio insieme, con il Gambetta e, una volta, anche da sole. Tuttavia l'istruttoria noti ha accertalo altre responsabilità e soltanto il ragioniere è indicato come colpevole degli ammanchi al San Giovanni. La moglie e l'amante, caso mai, si sono godute, in buona fede, i benefici del denaro malamente lucrato. Dopo la contestazione del nuovo reato, il rag. Gambetta ha chiesto un termine fino al pomeriggio per consultarsi con 1 suoi legali. E alle 16 1 suoi difensori — avv. Angelucci, Romagnoli e Vigliani Campì — hanno compiuto un tentativo per far sospendere il processo, ottenendo al tempo stesso la libertà provvisoria del ragioniere. « Il Gambetta — ha detto l'avvocato Angelucci — fu scarcerato, per decorrenza dei termini di detenzione preventiva previsti dalla legge, il 29 settembre 1965. Dicci giorni dopo il giudice istruttore, con la sentenza di rinvio a giudizio, emetteva rag. Gambetta e Antonietta Maione, per la quale egli dice di essersi rovinato un altro mandato di cattura e il ragioniere veniva di nuovo arrestato. Contro il provvedimento la difesa ricorreva in Cassazione, ma la suprema corte respingeva il ricorso. A nostro parere, tuttavia, l'art. 375 del codice di procedura penale, che concede al giudice istruttore la facoltà di emettere mandato di cattura, con la sentenza di rinvio, contro l'imputato scarcerato per decorrenza di termini, 6 in contrasto con quegli articoli della Costituzione che affermano la libertà personale dei cittadini. Chiediamo pertanto che il tribunale, dichiarando che la questione non è "manifestamente Infondata", la sottoponga all'esame della Corte Costituzionale e, in attesa del responso, conceda al Gambetta la libertà provvisoria ». Il collegio, dopo lunga permanenza in camera di consiglio, ha respinto l'istanza. « Il tribunale — osserva l'ordinanza — non si trova nella necessità, in questa fase di giudizio, di dare applicazione all'art. 375, né ai lini della decisione di merito, né per quanto riguarda una decisione incidentale sullo stato di carcerazione preventiva dell'Imputato Vittorio Gambetta, in quanto tale norma riguarda il mandato di cattura in occasione della sentenza di rinvio a giudizio, e quindi un atto processuale estraneo a questa fase del dibattimento ». La questione ò stata ritenuta '< irrilevante » e la libertà provvisoria è stata negata In quanto inopportuna dato « il numero e la gravità delle imputazioni ».