Processo al ragioniere che si appropriò di 84 milioni dell'ospedale San Giovanni

Processo al ragioniere che si appropriò di 84 milioni dell'ospedale San Giovanni I^o credevano un f un zi oliario irreprensibile, un marito affettuoso Processo al ragioniere che si appropriò di 84 milioni dell'ospedale San Giovanni Al giudice dichiara: «Ho dato i quattrini alla mia amica. L'avevo conosciuta quando faceva la passeggiatrice e me ne sono innamorato » - La donna accusata di ricettazione replica: : Non era soltanto cliente mio, tutte le ragazze dì vìa Pietro Micca lo conoscevano. Più tardi feci amicizia con sua moglie; per lei, per la sua casa lussuosa il Gambetta ha speso la maggior parte del denaro » - Stasera forse la sentenza Il rag. Vittorio Gambetta, 49 anni, corso Bramante 76, già funzionario dell'ospedale San Giovanni, è comparso ieri in stato di arresto alla seconda sezione del tribunale (pres. Guillot, p.m. Toninelli, cane. Armigliato) per rispondere di peculato (64.310.107 lire) e di truffa (19.637.880 lire). A piede libero, accusata di ricettazione, si è presentata Antonietta Maione, 28 anni, via Gorizia 185, una vistosa bruna, napoletana, separata dal marito, madre di due figli. Per lei 11 rag. Gambetta, impiegato irreprensibile per molti anni, si sarebbe rovinato rubando nella cassa dell'ospedale. Sul banco degli Imputati, detenuto per altra causa, se deva anche Quinto Turro, 38 anni, da Reggio Calabria, accusato di favoreggiamento della Maione quando la donna rimase nascosta per sfuggire alle ricerche. Gli altri tre imputati a pie de libero, Maria Demarie, ostetrica, via Polonghera 7; Giuseppina Pavignano, domestica della Demarie e Camillo Cafaro, coinquilino della Maione, hanno presentato, attraverso i jloro avvocati Cambiano e Pia no, certificati medici. La loro ì posizione è stata stralciata e ] il processo è continuato. Alla jdilesa gli avvocati Angelucci, 'Romagnoli, Vigliani Campi, De ! Marchi e Badellino. Parte civile avv. Giulio. Il presidente Guillot ha riassunto i fatti. < Il rag. Gara 7 o n o betta entrò nel S. Giovanni nel 1940, nel '52 gli furono affidate mansioni di concetto e nel '57 fu nominato vice ragioniere capo, un incarico di fiducia. Il servizio di cassa dell'ospedale è sbrigato da una agenzia dell'Istituto S. Paolo e i pagamenti erano sottoposti a lunga trafila burocratica. Le richieste dovevano essere presentate alla ragioneria, questa compilava i mandati, da trasmettere alla firma e quindi alla tesoreria. In realtà, per evitare quelle che erano considerate lungaggini, le cose andavano spesso diversamente. < L'imputato è riuscito ad impadronirsi di circa 84 milio ni, dal 1957 al 1964, con tre si stemi: richieste di anticipi per pagare debiti inesistenti; emissione di mandati senza giustificativi che venivano pagati perché recavano una quietanza del Gambetta; richieste di anticipi alla suora economa della farmacia, sanati in se guito con l'emissione di mandati. I soldi della farmacia avrebbero dovuto servire per pagare bollette della luce o di altri servizi; in realtà il Gambetta si tratteneva i quattrini e utilizzava le bollette per procurarsi altro denaro. « I fatti furono scoperti nel luglio 1964: il rag. Gambetta fu arrestato e, pochi giorni do po, venne incarcerata anche la Maione >. Presidente — Lei, rag. Gam betta, ha già ammesso In istruttoria i reati che le sono contestati. Gambetta — Si. Ero autorizzato a fare richieste di anticipi; la mia firma era depo sitata presso la banca. Avrei dovuto farlo solo in assenza del ragioniere capo, ma in realtà lo scavalcai spesso. Presidente — Non dovevano esserci almeno due firme anche sulle richieste di anticipi? Gambetta — Eia una con suetudine. In parecchi casi la sigla del direttore generale l'ho messa io. Presidente — Cosa ha fatto dei quattrini sottratti all'ospe dale? imi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiii Gambetta — Li ho dati alla Maione. Presidente — Pare che lei abbia speso notevoli somme anche per la sua casa, per regali a sua moglie. Come ha conosciuto la Maione? Gambetta — Come cliente. Lei, allora, faceva la passeggiatrice in via Pietro Micca. La pagavo dalle 30 alle 50 mila lire e, ultimamente, giunsi a darle fino a 100 mil lire per convegno. Mi minacciava: cSe non paghi dico tutto a tua moglie ». La Maione nega: «Era un buon cliente e non soltanto mio. Lo conoscevano tutte le ragazze di via Pietro Micca. All'ini zìo non sapevo nemmeno che era sposato. Lo venni a sapere nel '63, quando la moglie scoprì la nostra relazione. La si gnora Gambetta venne a casa mia, mi scongiurò di lasciar tare suo marito e io la rassicurai. Con il tempo diventammo quasi amiche. Siamo andati persino in villeggiatura insieme. Ogni tanto però, nonostante le promesse, io e il Gambetta ci vedevamo di nascosto. Egli continuava a pagarmi, ma non con le somme ohe dice. In tutto, credo di aver avuto circa 3 milioni ». Presidente. — Risulta che lei ha incassato assegni per circa 16 milioni. Jlfaionc — Il Gambetta mi disse di aver usato il mio nome per giocare in borsa. Non poteva farlo con il suo perché era un « pezzo grosso » dell'ospedale. Versavo gli assegni sul mio conto e a lui davo il controvalore in contanti. Presidetife — Come poteva avere in casa tanti denari liquidi? Maione — Anch'io avevo la mia attività. C'erano altri clienti oltre il Gambetta. E poi, mi interessavo anche di commercio di diamanti e di altre cose per le quali mi era indispensabile disporre di denaro contante. Il Gambetta ha speso i soldi per sé, per la sua casa lussuosa, per i regali alla moglie. La donna ha poi tentato di scagionare la Demane ed il Turro dall'accusa di favoreggiamento. Turro dice: «In quei giorni non ero nemmeno a Torino. Mi trovavo ad Imperia. Da anni faccio il contrabbandiere e anche il rag. Gambetta lo sa. Parecchie volte gli ho fornito le sigarette ». I testimoni non aggiungono nulla alla vicenda. Stamane parlano il rappresentante della parte civile e il p.m. dottor Toninelli. Il rag. Gambetta, a sinistra, e Antonietta Maione. Il terso imputato è Quinto Turro

Luoghi citati: Imperia, Reggio Calabria, Torino