La condanna di Ippolito ridotta da 11 a 5 anni in Corte d'Appello di IppolitoIppolito
La condanna di Ippolito ridotta da 11 a 5 anni in Corte d'Appello La sentenza dopo dieci ore di camera di consiaiio La condanna di Ippolito ridotta da 11 a 5 anni in Corte d'Appello I giudici hanno assolto l'ex segretario dei Cnen da nu merose accuse, ma lo hanno ancora ritenuto colpevole di falso, interesse privato in atti d'ufficio, abuso d'ufficio e peculato - Prosciolti tutti gli altri imputati Potrà tornare in libertà fra tre mesi? (Nostro servizio particolare) Roma, 4 febbraio. Anche la Corte d'Appello ha ritenuto Felice Ippolito responsabile di falso, interesse privato In atti d'ufficio, abuso d'ufficio e peculato; ma ha ridimensionato notevolmente la situazione, e ha ridotto la sua condanna a 5 anni e 3 mesi di reclusione, di cui 1 condonato, oltre che ad una multa di 900 mila lire, anch'essa condonata. Questo significa che fra tre mesi, avendo scontato metà della pena, l'ex segretario generale del Cnen potrà chiedere ed ottenere la liberazione condizionale. La Corte d'Appello ha prosciolto tutti gli altri imputati: il padre dell'ex segretario generale del Cnen, prof. Girolamo Ippolito, il cognato dott. Perusino Perusini, l'ingegner Mario De Giovanni, l'ing. Giuseppe Amati, l'ingegner Luigi Suvini, l'ing. Mario Guffanti, il dott. Fabio Pantanetti e il dott. Achille Albonetti. I giudici della Corte d'Appello, presieduta dal dott. Lenti, si sono riuniti in camera di consiglio alle 11 e 30 di questa mattina ed hanno discusso fra loro, talvolta animatamente, sino alle nove di sera, quando nell'aula affollata (Felice Ippolito, sofferente per le sue sempre precarie condizioni di salute, ha preferito rimanere nella cella del carcere di Rebibbia) è stata comunicata la sentenza con la quale si è modificata la precedente decisione del tribunale per cui Felice Ippolito era stato condannato a 11 anni, suo padre prof. Girolamo a 2 anni e 6 mesi, l'ing. Emilio Rampolla del Tindaro a 2 anni e 10 mesi, l'ing. Mario De Giovanni a 1 anno e 6 mesi, l'ing. Giuseppe Amati a 1 anno e 8 mesi, il dott. Fabio Pantanetti a 1 anno e 2 mesi, l'ing. Mario Guffanti a 2 anni e 6 mesi e con la quale erano stati assolti l'ing. Luigi Suvini, il dott. Perusino Perusini e il dott. Achille Albonetti. In cosa consiste il ridimensionamento compiuto dalla Corte d'Appello rispetto a quella che è stata la tesi dell'accusa sostenuta dalla Procura generale nell'istruttoria conclusasi con l'incriminazione e l'arresto di Felice Ippolito avvenuto la sera del 3 marzo 1963 ? Innanzi tutto la Corte d'Appello non ha ritenuto che l'ex segretario generale del Cnen abbia eliminato ogni attività degli organi direttivi e di controllo dell'ente nucleare per diventare il « dittatore assoluto» del Cnen, I giudici, in particolare, hanno assolto Felice Ippolito da numerose accuse; la più importante è quella di avere versato la somma di 870 milioni all'Euratom per il Centro nucleare di Ispra, oltre a quella di 5 miliardi e 500 milioni di lire. Inoltre lo hanno assolto dall'accusa di avere venduto alla società Archimedes e alla società S.d.d., di cui il padre era il maggiore azionista, due automobili del Cnen ; di avere dato allo scrittore Vittorio De Caprariis 3 milioni per una monografia sulla « Storia d'Italia dal 1946 »; da quella di avere pagato alla società Arion 45 milioni per la progettazione della nuova sede del Cnen; da quella di avere rimborsato le spese di viaggi sostenute da taluni consulenti dell'ente nucleare; da quel la di aver preso in affitto 100 case destinate ad abitazioni per dipendenti del Centro di Ispra pagando una somma che, secondo l'accu sa, avrebbe potuto essere utilizzata per costruirle in proprio, Felice Ippolito invece è stato ritenuto colpevole di falso per avere depositato, extrabilancio, la somma di 28 milioni avuti dalla Banca Nazionale del Lavoro a titolo di « fondo d'assistei za»; è stato ritenuto colpevole di peculato, per essersi fatto liquidare la somma di 40 milioni quando venne nominato consigliere d'amministrazione dell'Enel pur mantenendo di fatto l'incarico di segretario generale del Cnen; è stato ritenuto colpevole di avere addebitato al Cnen talune spese per suoi viaggi privati, di avere sovvenzionato alcune organizzazioni i cui scopi non avevano alcun rapporto con i problemi dell'energia nucleare; di avere speso 495 mila lire per acquistare 166 cartelle di foca nera offerte ai giornalisti nel gennaio 1962; di avere usato due auto « Campagnole » del Cnen durante le sue vacanze invernali a Cortina. Nel dettaglio, i giudici hanno condannato Felice Ippolito: per falso a 11 mesi di reclusione; per interesse privato in atti d'ufficio a 10 mesi e a 100 mila lire di multa; per peculato a 3 anni e 6 mesi di reclusione e a 800 mila lire di multa. Il totale complessivo è di 5 anni e 3 mesi di reclusione, di cui 1 anno condonato. La Corte d'Appello, in contrasto con quanto aveva deciso il Tribunale, ha assolto tutti gli altri imputati perché, seppure è vero che l'ex segretario generale del Cnen aveva qualche interesse nelle società paterne, i loro soci non possono essere ritenuti responsabili di nulla: sono dei professionisti ed hanno avuto un normale compenso per il lavoro eseguito. In sostanza, Felice Ippolito è stato prosciolto per gli addebiti che all'accusa inizialmente erano apparsi di maggiore gravità, mentre è stato ritenuto responsabile degli episodi che, ugualmente delicati, sono senza alcun dubbio di minore rilievo. L'ex segretario generale del Cnen è stato condannati a pagare la somma di 400 mila lire per le spese sostenute dalla parte civile, mentre gli è stato confermato l'obbligo di risarcire — e la misura sarà stabilita con un giudizio a parte — il danno arrecato all'ente nucleare. Guido Guidi II prof. Ippolito, ex segretario del Cnen (Telefoto)
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