Un'importante Mostra sul surrealismo a Torino

Un'importante Mostra sul surrealismo a Torino ARTI ED ARTISTI Un'importante Mostra sul surrealismo a Torino A quarantadue anni dal famoso primo ■* Manifesto » di André Breton il Surrealismo è tuttora, malgrado i contrasti, le defezioni, gli scandali e gli istrionismi di tanti suoi adepti, una delle correnti più forti e vivaci — ed in un certo senso delle più legittime perché la sua sorgente si cela perenne nel regno segreto e remoto della fantasia — che alimentino l'arte contemporanea; e ad essa va, pur condizionata da una prudenza di scelte, la nostra simpatia. Non per nulla, mentre la grande ondata dell'Astrattismo rifluiva dall'America all'Europa, i giudici della XXVII Biennale veneziana erano costretti ad assegnare il gran premio per la pittura a Max Ernst, cioè a uno dei massimi rappresentanti di quella poetica che l'organizzatore stesso della Biennale, Rodolfo Pallucchini, giudicava « più o meno infeconda», ma che al presentatore del premiato giustamente appariva una grande avventura dello spirito che ha influito sulle nostre abitudini di pensare, di sentire, particolar mente segnando l'arte .e la let teratura, e rivelando cose ignorate alla sensibilità dell'uomo. Che è il Surrealismo? Breton lo definiva « una volta per tutte > come un « automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in ogni altra maniera, il funzionamento reale del pensiero ». Questo il suo meccanismo interno. Ma qualche pagina innanzi il « Manifesto » fissava una frase ch'è fra i più luminosi simboli della dignità e del: coraggio umano, quasi un'equivalenza del « folle volo » dantesco: «Non il timore della pazzia ci costringerà a lasciare a mezz'asta la bandiera dell'immaginazione ». Or quale è questa bandiera se non quella che sventola in cima d'ogni vitale opera d'arte? Esiste un capolavoro poetico che possa prescindere dall'immaginazione? Senza dubbio il fantasticamento surrealistico ha una sua qualità tipica che consiste nell'urto artificioso del razionale con l'incongruo, nel magico scatto che contrappone a una conoscenza logica l'arbitraria intromissione di un elemento estraneo alla realtà comune, ila il Surrealismo muove sempre dalla realtà visiva delle forme, e perciò il suo linguaggio misterioso non ha nulla in comune con l'astrazione che vieta la comunicabilità fra l'opera e chi la osserva. Stupisce, aggredisce col suo enigma, ma non si chiude in uno sterile silenzio. Dimostrare che dopo quasi mezzo secolo di esperienza il Surrealismo inteso come movimento storico ha ancora, ben vivi e pugnaci, adepti di varia età (anche molto giovanile) fra gli artisti torinesi, è stato l'assunto del «Piemonte artistico e culturale » allestendo nella galleria di via Roma una mostra di eccezionale interesse, resa possibile dall'appas sionata attività dell'architetto Bartolomeo Gallo e dalla per fetta conoscenza del tema del pittore Italo Cremona, il quale ha anche scritto un'esemplare introduzione al catalogo con quel tono distaccato e coltissimo, con quella pungente ironia critica ben nota a chi ha letto il suo recente libro II tempo dell'Art Nouveau, edito da Vallecchi. Così quest'esposizione, che cor. il titolo «Il Surrealismo a Torino, oggi» esce dalla faticosa (e spesso noiosa) routine delle innumerevoli « personali » per farsi un utilissimo contributo all'attuale cultura figurativa, riunisce, con una novantina d'opere, un gruppo — che forse non si sospettava pdinscefqp(drCCDdlicrsbovddvsrcsngedP potesse riuscire tanto folto —jdi pittori e scultori torinesi che i in modi vari, anche se non sempre strettamente ortodossi, confessano di non sentirsi estranei alle suggestioni della fantasia surrealistica intesa quale e gioco disinteressato del pensiero v Essi sono Abactic (pseudonimo di Silvano Guardi), Alessandri, Allimandi, Arri, Assetto. Borghi, Camerini, Calmassi, Colombotto Rosso, Cremona, Dassetto, De Bonis, De Francisco, Cazzerà, Grillando, Macciotta. Merlo Aldi, Molinari. Pontecorvo, Sarri, Sirchia Settegrani, Surbone. All'infuori di questa schiera? E' probabile che qualche surrealista torinese non ab- blu risposto all'appello. Ad ogni modo la testimonianza vale soprattutto per la qualità delle opere esposte. Le pareti d: Romano Gazzera (incantevole la sua parafrasi spiritosissima della goypsca Famiglia reale di Carlo IV di Spagna, con le teste dei ritrattati sostituite da vistosi e straordinariamente espressivi «fiori giganti ») e di Italo Cremona equivalgono alla presenza di due maestri di superiore intel- ligenza plastica. I tre quadri d'Enrico Allimandi anticipano con il senso arcano che tra¬ pela dalle ombre dense il godimento della sua prossima mostra torinese. La miseria fisica, orripilante, delle figure infantili di Colombotto è riscattata dalla maestria del disegno; e quanto ad Assetto basti dire che con una strumentazione surrealìstica è riuscito a darci un Salve Regina che vorremmo vedere come pala d'altare in una chiesa moderna. L'implacabile minuzia lenticolare, fiammingheggiante. di De Francisco gareggia con le vitree trasparenze di Alessandri, la sottigliezza del segno di Pontecorvo e dei la Surbone coi preziosismi cromatici di Gribaudo. Ma non vorremmo che una mancata citazione fosse interpretata come un giudizio negativo, perché l'apporto di ogni espositore, dai fantasticamenti romantici di Abacuc alle allucinazioni totemiche di Molinari, alla sognante gentilezza di Macciotta, è notevole in questa mostra d'alto interesse. mar. ber.

Luoghi citati: America, Europa, Piemonte, Pontecorvo, Spagna, Torino