L'«affare» Ben Barka minaccia il trono di Hassan

L'«affare» Ben Barka minaccia il trono di Hassan Tensione a Babai dopo ii ratto deii'esuie L'«affare» Ben Barka minaccia il trono di Hassan Il re ha legato la sua sorte al ministro dell'Interno Oufkir, che fece uccidere a Parigi il capo dell'opposizione - E' l'uomo forte del Marocco, governa con il terrore • Per ora sembra il padrone assoluto • Ma la situazione è drammatica: 3 milioni di contadini vivono con 12 mila lire all'anno, il 50 per cento del bilancio è assorbito dall'esercito e dalla polizia, cresce il malcontento popolare (Nostro servizio particolare) Rabat, 31 gennaio. Hassan n ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione di 54 giornalisti americani, nel grande salone del palazzo reale. Impassibile, egli ha atteso l'inevitabile domanda: «Che cosa pensa dell'affare Ben Barka? ». La risposta è stata brutale : « Ora si vuole dimostrare che quanti più francesi sono arrestati o sospettati, tanto più il Marocco è colpevole ». Ecco in sintesi la linea del governo marocchino alle note francesi sul caso Ben Barka. Dopo il mandato di cattura di Parigi contro il generale Oufkir, il re moltiplica le udienze. I notabili in turbante e i militari in alta uniforme fanno di tutto per dimostrare che sono della sua opinione : le misure prese dalla Francia portano, a loro giudizio, un'ombra sull'onore del Marocco. « Come si permette — dicono — la vecchia potenza coloniale di darci lezioni di morale? Di farci cantare al suono dei 500 milioni di franchi di aiuti che ci concede ogni anno? ». E il re prodiga in pubblico mille cortesie al generale Oufkir. La sinistra marocchina, in un primo tempo, aveva sperato che una vigorosa reazione francese all'affare Ben Barka accelerasse la caduta di Oufkir. Ma ora è d'altra opinione. Il ministro dell'Interno può permettersi di cantare vittoria. Egli tiene in mano il Marocco, e lo sa. Nessuno si muove. «A Casablanca non si teme nulla » confida un membro del gabinetto di Oufkir. « Le strade sono larghe. Allora, tac-tac-tactac... ». Questo tac-tac-tac ha fatto seicento morti, e più di duemila feriti quando, il 22 e 23 marzo 1965, gli studen ti hanno invaso le strade al grido di « Scuole, mo schee! ». Oufkir ha parte cipato personalmente alle operazioni, sparando con il mitragliatore sulla folla, dall'alto del suo elicottero Ormai, ogni giorno che passa rafforza il suo potere. Mahjoubi Ahardane, ministro dell'Agricoltura ed ex ministro della Difesa, che è al tempo stesso pittore, scrittore, poeta e uomo politico, aggiunge ai suoi molteplici talenti quello di saper fiutare l'aria che tira. E' stato il primo, fra le varie personalità politiche, a condurre una campagna fin dal 12 novembre scorso, per togliere il sospetto che l'«intrigo francese » faceva cadere su Oufkir. Oggi Ahardane, che è anche segretario del movimento popolare, partito dei montanari e dei contadini, tenta, insieme al generale Oufkir, di formare il partito unico del Marocco. Di qui sarebbe breve il passo verso una forma di dittatura, così come esiste in numerosi paesi del Terzo mondo: un partito unico, a base contadina, con l'appoggio dell'esercito (dove Ahardane ha mantenuto numerosi contatti) e della polizia. Il 50 per cento del bilancio nazionale — una delle più forti percentuali del mondo — è assorbito dall'Esercito e dalle varie polizie regolari e segrete di Oufkir. Questo fatto non è estraneo alla drammatica situazione economica del Paese. Il 30% dei cittadini (il Marocco ha 13,5 milioni di abitanti) vivono con meno di 30 franchi al mese (3600 lire) ; tre milioni di contadini, con meno di cento franchi all'anno. Casablanca ha oltre 55 mila disoccupati. Il tasso di incremento demografico è il più alto del mondo: 3,5%. La produzione nazionale stagna dal 1952. Quando Tahiri, ministro delle Finanze, tenta di fare qualcosa, fallisce. Il 2 gennaio scorso, presentando il bilancio per il 1966, definì « gesti da meditare » la riduzione del 10 per cento dei crediti della difesa nazionale e il rifiuto « di creare nuovi posti nella polizia e nelle forze ausiliarie». Il bilancio fu approvato da tutti i ministri, compreso quel lo dell'Interno, gen. Oufkir. Ma il 3 gennaio, Bentoumert, direttore del bilancio al ministero delle Finanze, riceve una telefonata dai servizi di sicurezza: non erano soddisfatti delle sovvenzioni accordate e reclamavano 30 milioni di dirhams (o l'equivalente in franchi). Altrimenti... Venerdì 7 gennaio, Bentoumert, che non ha tenuto conto dell'avvertimento, esce dal suo ufficio alle 3 del pomeriggio. Quattro persone l'attendono in un'auto, lo rapiscono, lo portano in una foresta nei dintorni di Rabat, e lo picchiano. « La prossima volta sarà per il ministro » lo ammoniscono. Giovane, intelligente, colto, ma incostante e viziato, Hassan II non sembra disposto a lottare contro Oufkir. Per lui potenza non è solo sinonimo di potere, ma di virilità. Egli preferisce impiegare la sua energia nelle feste notturne, piuttosto che per regnare. Il re non ignora che il regime del terrore che Oufkir ha imposto al Marocco, se riduce al silenzio l'opposizione, accresce d'altra parte la tensione. Come aveva notato Ben Barka nel settembre 1964, Hassan sa di essere minacciato a sinistra da questa tensione, e a destra da Oufkir- Sa che i giorni della monarchia sono contati. Allora « morire per morire, sceglie il modo migliore », come nella canzone. Francois Dupuis Copyright «Express - Opera Mundi» • por l'Italia de « La Stampa » Hassan II, il giovane re del Marocco (Telefoto) ' i1 > 11[ i u i n 111111111 n m ■ p i ; 1111 n r 11111 r 111 ( i f i il 1111111:111 [ 1111111 ni 1111111 ; e il 11 n m11111111 h n [ 1

Persone citate: Ben Barka, Francois Dupuis, Tahiri