È scomparso il questore Agnesina l'uomo più popolare della polizia

È scomparso il questore Agnesina l'uomo più popolare della polizia Ristabilì l'ordine nell'inquieta Blilano del dopoguerra È scomparso il questore Agnesina l'uomo più popolare della polizia In pensione dal 1962, è morto a Roma dopo lunga malattia - Il 25 luglio 1943 scortò Mussolini a Villa Savoia; per undici anni, dopo il trafugamento dal cimitero del Musocco, custodì il segreto della sepoltura del dittatore (Nostro servizio particolare) Roma, 29 gennaio. Vincenzo Agnesina. l'uomo più popolare della polizia italiana, è morto oggi al Policlinico peluria polmonite con complicazioni circolatorie. Era entrato all'ospedale due giorni fa. Non temeva la morte. Nel 1963 si era sottoposto a Londra ad una delicata operazione chirurgica e sembrava guarito. Sarà ricordato come il restauratore della legge dopo gli sconquassi dell'ultima guerra. Da quando il 1" dicembre 1962 venne collocato a riposo col grado di ispettore generale capo e nominato presidente dell'Istituto superiore di studi per la Pubblica sicurezza, ebbe la possibilità di fare una vita diversa da quella spericolata che per tanti anni aveva condotto. Si dedicò alla famiglia, agi; studi letterari prediletti, alla musica classica, di cui era appassionato. Ma, ogni volta che squillava il telefono nella sua bella casa di viale Gorizia, aveva un impercettibile sussulto. Credeva, come ai bei tempi, che in qualche parte d'Italia avessero bisogno di lui; si sentiva pronto a prendere subito il treno, l'aereo, l'automobile. Quando poi rifletteva che questo non era più possibile, faceva una smorfia come per dire: «A/i sembra di essere già uscito dal mondo. Agnesina nacque a Potenza il 26 novembre 1897; suo padre era un ispettore delle tasse; crebbe e studiò a Napoli. Tor-1 nato dalla prima guerra moti : diale, nella quale aveva conibattuto come ufficiale d'arti- ì glieria, aveva conseguito la laurea in diritto commerciale | Un giorno lesse su di un quotidiano il bando di un concorso per cinquecento posti di funzionario di Pubblica sicurezza Vi partecipò. Riuscì secondo] fra riuemilasettecento aspirami ti. Non sapeva spiegar nem I meno lui il motivo per cui aveva deciso di lasciare lo studio del prof Alberto Marghieri « Si vede — diceva — c7ie Arida allora ero innamorato della polizia e credevo nella necessità del suo prestigio ». Cominciò come vice commissario a Bologna. Fu in seguito a Forlì nella Squadra Mo¬ bile; poi a Napoli nella «politica», dove, durante l'ultima guerra, mostrò tale sprezzo del pericolo quando c'erano i bombardamenti a tappeto da meritarsi una medaglia di bronzo al valore civile. Il 1" aprile 1943 divenne questore capo e fu messo a dirigere una speciale squadra incaricata di proteggere Benito Mussolini durante i suoi movimenti. Alle ore 14 del 25 luglio di quell'anno accompagnò il duce a Villa Torlonia. Alle 17 il commissario Salvatore Mancuso, della « presidenziale », informò Agnesina che Mussolini era a colloquio col sovrano. Agnesina si recò a Villa Savoia, aspettò per la strada che il duce uscisse; alle 19,30 un funzionario lo andò ad informare che il dittatore era stato arrestato dai carabinieri, che Carmine Senise era ora capo della polizia, che il Maresciallo Pietro Badoglio era divenuto capo del governo. Mussolini, anche dopo morto, diede da fare ad Agnesina. Questi, il 23 aprile 1946, dovette mettersi al lavoro per identificare il nascondiglio del cadavere del dittatore, trafugato dal Cimitero di Musocco. Il 14 agosto il cadavere fu recuperato e affidato ai frati di un convento prossimo a Milano. Per undici anni Agnesina fu depositario del segreto di quella sepoltura, di cui ogni tanto si tornava a parlare. Venerdì 30 agosto 1957 toccò all'antico capo della « presidenziale > il compito di riconsegnare la salma del duce ai familiari nel cimitero di San Cassiano in Pennino a Predappio. Quando si chiedeva ad Agnesina quale fosse stato il periodo migliore della sua esistenza rispondeva: «7 spi' amii in cui fui questore di Milano». Fu Giuseppe Romita, allora ministro dell'Interno, a metterlo a capo della polizia milanese. Agnesina, giuntovi il 25 maggio 1946, trovò una situazione inquietante. Milano disponeva soltanto di riuemilasettecento agenti ausiliari, indisciplinati, senza esperienza; nell'ultimo anno si erano verificati 1438 rapine, quindicimila furti aggravati, un numero eccezionale di omicidi, ribellioni nel carcere d: San VittoreSalito dì grado, condusse missioni delicate, per 1 fatti più clamorosi, un po' in tutta Italia. Tornò nuovamente a Milano quando in via Osoppo fu compiuta la rapina più spettacolare del secolo e un furgone carico di biglietti di banca, milioni e milioni, venne svaligiato in pieno giorno. In questa operazione l'ispettore mise il meglio della sua intelligenza Quando dopo parecchio tempo ricevette la notizia che tutti ì rapinatori milanesi erano nelle mani della polizia, Agnesina disse alla figlia maggiore: « A Milano ha vinto la legge: ero certo che sarebbe finita così: sia ringraziato Iddio ». Arnaldo Geraldini n dott. Vincenzo Agnesina. Aveva 68 anni (Tel.)