Oltreil limite di Nicola Adelfì

Oltreil limite LIBERTA ED IMPUDICIZIA Oltreil limite La liberrà genera sempre il desiderio di altra libertà, e una volta che si sia conseguita una maggiore libertà subito si vuole una libertà persino maggiore; è nella natura degli uomini. Nei popoli dove è recente l'acquisto della libertà, di solito la spinta a libertà via via maggiori tende a straripare in una licenza sfrenata o nell'anarchia. A evitare questo pericolo, la società pone limiti precisi fra il lecito e l'illecito: ed è qui il fondamento di moke leggi, soprattutto nel campo penale. In genere lo spartiacque fra il lecito e l'illecito viene fisr to nel principio che ogni cittadino ha il diritto di fare tutto ciò che non danneggia gli altri. Per esempio, è lecito andare in auto mobile, ma non è permesso superare una detcrminata velocità nelle strade cittadine. Di regola diritti e doveri procedono affiancati. Sono questi i principii elemen tari sui quali si regge qualsiasi società organizzata, e tuttavia c'è in Italia un vasto campo che si sottrae alla regola: è quello della moralità negli spettacoli e nella letteratura a tutti i livelli, dal romanzo d'avanguardia alla pubblicità delle saponette. Qui non ci sono quasi più limiti, tutto è considerato lecito, tutto viene tollerato. L'erotismo e la porno grafia si dilatano da una stagione all'altra, sono alla costante ricerca di nuove e più audaci gradazioni nell'ambito della sensualità. Oggi non si pone più tanto l'accento sulle nudità femminili o maschili, ma specialmente nel caricare quelle nudità di allusioni libidinose, nell'esibirle con movenze erotiche o nei momenti più scabrosi. Qua e là vediamo l'amore farsi turpe alla scuola del marchese di Sade, altrove gli amplessi vengono descritti lungamente, col più crudo verismo. Lina volta, film molto meno maliziosi di quelli di ora erano chiamati « cochon », formavano una specialità turistica della Francia e potevano vedersi solo in luoghi chiusi, molto particolari: oggi sono merce corrente nei cinema italiani. Né la situazione cambia sostanzialmente se ci volgiamo verso altri rami dell'industria detta culturale. Libri che fino a poco fa erano stampati per lo più di nascosto o all'estero e che si vendevano sottobanco in librerie tenute d'occhio dalla polizia, ora sono editi con l'etichetta di «libri d'arte» e possono essere acquistati persino nelle edicole dei giornali dai bambini delle scuole elementari. Rispetto alla lascivia e alle oscenità di questi « libri d'arte », diventano quasi niente le numerose riviste naturiste, dove tuttavia ogni pagina è un nudo integrale. Lo stesso sta avvenendo nella maggior parte dei rotocalchi, talora nei giornali quotidiani: è un diluvio di giovani donne fotografate con abbigliamenti minimi e negli atteggiamenti più intimi. Ma anche qui le nudità sono il meno; assai di più contano le. intenzioni, i sottintesi, le allusioni alle cose che quelle •donne hanno fatto, stanno per fare o potrebbero fare. Pochi si sottraggono a questa incessante corsa verso impudicizie sempre più dissolute. Siamo ora al punto che vediamo anche settimanali improntati un giorno al più severo moralismo marxista inserirsi con furia nella concorrenza al pornografico; e fare esattamente lo stesso settimanali e giornali controllati notoriamente da gruppi democristiani. Se la gara è spinta sempre più lontano fra i produttori di immagini pornografiche, la contaminazione si estende inevitabilmente a tutti gli strati della società italiana, fra i ricchi e i poveri, i cittadini e i campagnoli, gli anziani e i minorenni. Naturalmente il nostro pensiero va prima di tutto ai più giovani; e pensiamo che non sia solo un caso se le cronache ci riferiscono che un numero via via crescente di ragazze appena uscite dalla pubertà fuggono di casa con uomini sposati, oppure si maritano con vecchi, ovvero irretiscono vegliardi con l'esperienza e l'avidità di cortigiane. La verità è che la corruzione straripa da ogni parte, e quanto più uno è debole o innocente, tanto più facilmente ne viene contaminato. Tutto questo male è compiu¬ to e tollerato in nome di libertà variamente qualificate: libertà culturale, libertà artistica, libertà d'informazione... in realtà, sono parole vuote, ipocrisie. La libertà non c'entra; neppure la cultura, l'arte o l'informazione. Chiare sono viceversa le intenzioni: solleticare i sensi, incitare al vizio, corrompere indiscriminatamente. Anche chiaro è il fine ultimo: fare quattrini. Se dunque la salute morale pubblica è gravemente minacciata, la società ha il dovere di fissare dei limiti precisi fra il lecito e l'illecito, come fa in tutti gli altri campi della vita sociale. Diciamo di più: è un compito non più derogabile, urgente. Ed è problema che ci sta molto a cuore per un'infinità di motivi; non ultimo quello di non essere costretti ad arrossire tutte le volte che teniamo per mano una creatura innocente e ci vediamo investiti — noi e la creatura — da uno dei tanti prodotti smerciati assillantemente dall'industria della pornografia. Nicola Adelfì I La soprano Maria Callas alla Scala con il sovrintendente Ghiringhelli (Telef.)

Persone citate: Ghiringhelli, Maria Callas

Luoghi citati: Francia, Italia