Politica e stampa in Italia dal dopoguerra al fascismo di Ferdinando Vegas

Politica e stampa in Italia dal dopoguerra al fascismo L'ESAME OEM QUOTIDIANI l'Ili:fi OSA FO.XTE STORICA Politica e stampa in Italia dal dopoguerra al fascismo Il fondamento « reazionario » del regime è già chiaro nel quotidiano di Mussolini - La battaglia de « La Stampa » Il problema delle origini del fascismo — sempre più sentito e dibattuto dalla nostra storiografia — viene ora illuminato in maniera originale dall'indagine che una squadra di giovani studiosi ha compiuto su « Politica e stampa in Italia » dal 1919 al 1925. L'idea conduttrice del lavoro è di ripercorrere quegli anni decisivi sulla scorta della grande stampa quotidiana, di cogliere cioè sul vivo, nel suo formarsi giorno per giorno, l'atteggiamento che gli esponenti più qualificati dell'opinione pubblica tennero di fronte alla crisi del dopoguèrra, l'avanzata popolare, la controffensiva fascista, infine l'avvento al potere del fascismo e la sua trasformazione in regime dittatoriale. Anche per difficoltà pratiche, l'impresa si è dovuta limitare a nove quotidiani, però bene assortiti e variamente rappresentativi: dai «liberali» Il Giornale d'Italia. La Tribuna, Il Corriere della Sera e La Stampa, al radicale II Secolo, al fascista Il Popolo d'Italia, al cattolico L'Italia, al socialista Avantit, al comunista l'Unità. * * Ognuno di essi è oggetto di un ampio saggio, che, attraverso la disamina critica e ricche citazioni testuali, ricostruisce al vivo l'atmosfera del singolo giornale, le personalità dei direttori é: dei collaboratori, le linee politiche via via seguite. Cosi una storia che conoscevamo solo di riporto adesso invece balza fuori direttamente, con l'immediatezza che solo 11 ritmo del quotidiano può dare. La vittoria del '18 chiudeva la guerra, ma apriva all'Italia problemi gravissimi, interni ed internazionali. La classe dirigente liberale sente bene la responsabilità di guidare il paese nel nuovo corso storico; ma l'attenzione dei due quotidiani romani si volge soprattutto alla politica estera, in chiave nazionalistica, mentre 11 Corriere e La Stampa puntano diritto alla situazione interna. Il primo (studiato da E. Decleva) riconosceva che <la sopravvivenza del ceti dirigenti era insomma strettamente legata... all'adozione di un programma innovatore »; la seconda (M. Legnami, già il 6 novembre, non esitava ad invocare «una politica nuova*, €trasfprma- i ->t-viri»-Orti,. -' -, -.•'.•-•il;.. :- '. Z trtee e rinnovatrice di ampie riforme sociali, di libertà piena e veramente fattiva*. Per l'organo milanese al centro del programma di ricostruzione doveva stare la borghesia interventista; per quello torinese, invece, occorreva una « collaborazione fattiva tra borghesia democratica e classi proletarie », bisognava « aprire », come si direbbe oggi, non solo al socialismo, ma anche alle masse cattoliche, rappresentate dal nuovo Partito popolare. Perciò La Stampa è subito contraria al sorgente fascismo, come si vede dagli editoriali che commentano l'impresa di Fiume: «/I fascismo è la nuova guerra che nasce. Non c'è che un mezzo per impedirle di farsi grande. Strozzarla nella culla*. Si sa invece che 11 monito tempestivo non venne raccolto e vana fu la lunga, tenace battaglia condotta dal giornale che, con la lucida diagnosi di Salvatorelli sul nazlonal-fascismo, aveva bene caratterizzato la natura intimamente reazionaria e sovversiva dei fascismo. Ma vani furono pure, all'opposto, i tentativi di comprensione o anche di collaborazione spiegati dagli altri organi liberali. Malagodi, Bergamini ed Albertini dovettero abbandonare, al pari di Frassati, il posto di combattimento tenuto alla direzione dei rispettivi giornali. * * Assai diversi sono i saggi dedicati da G. Rumi al Popolo d'Italia e da A. Giobbio aH'Auanti.' ed all'Unità. Per la natura stessa di questi giornali, organi di partito, i saggi relativi si dilatano a studi,,molto vivaci, sul fascismo, il socialismo ed il comunismo nel periodo dal '19 al '25. Il Rumi tocca un punto attualissimo e capitale nel dibattito storiografico su Mussolini: contro l'interpretazione della recente biografia del De Felice — Mussolini il «rivoluzionario» — egli sostiene che è molto dubbio « l'originario sinistrismo del movimento fascista » e che lo stesso duce era sin dal principio su posizioni tutt'altro che rivoluzionarie, per non dire apertamente reazionarie 11 Giobbio, per spiegare il crollo del Partito socialista, nonostante la sua forte organizzazione ed i successi elettorali, tocca 11 tasto fortemente polemico del massimalismo e del suo leader. Serrati, che andrebbero compresi nella loro cornice storica e quindi giudicati molto meno negativamente di quanto non si faccia. L. Ganapini, infine, nel saggio dedicato a L'Italia, fa risaltare tutte le difficoltà e le contraddizioni in cui 8i avvolgevano 1 cattolici. La materia, come si vede, è vasta, ricca, densa di problemi fra i più Interessanti delia nostra storia contemporanea. Brunello Vigezzi, che ha curato l'opera, li mette in rilievo in una introduzione che è un fuoco di fila di interrogativi: forse troppi, ma comunque stimolanti.- Ferdinando Vegas 1910-1925 - Dopoguerra e fascismo - Politica e stampa in Italia. A cura e con introduzione di Brunello Vigezzi - Ed. Laterza - pagine XXIV/805, lire 7000.

Luoghi citati: A. Giobbio, Fiume, Italia