Tempo libero di A. Galante Garrone

Tempo libero UNA CONQUISTA CIVILE, E UN RISCHIO Tempo libero Un segno dei tempi è l'insistente discutere, prima all'estero e oggi anche in Italia, sui problemi del « tempo libero ». Tra i libri usciti di recente, citiamo: Cultura lavoro tempo libero di F. de Bartolomeis (ed. Comunità), // tempo libero i?i Italia di A. Ciampi (Bompiani), Tempo libero di G. Toti (Editori Riuniti), Alla ricerca del tempo libero di A. Capitini (ed. Tamburini), Tempo libero tempo liberato di S. Comes (Ed. della Quercia). L'editore francese Maspero annuncia ora la ristampa del celebre pamphlet di Paul Lafargue, Le droit à la paresse, pubblicato circa un secolo fa in contrapposizione al t diritto al lavoro » proclamato dalla Repubblica del 1848. L'ultimo numero del periodico // potere è di tutti è dedicato a questo argomento. E infine, per iniziativa del « Centro di studi sui problemi del tempo libero », un convegno si è svolto nei giorni scorsi a Sabaudia, con la partecipazione di illustri docenti (Calò, Spirito, Volpicelli, Fulchignoni e altri). Non è un tema nuovo. E', anzi, così antico, che a qualcuno oggi vien fatto di citare brani di Aristotele, Senofonte, Cicerone. Ma per molti secoli, si è trattato solo di un innocente argomento per esercitazioni filosofiche o letterarie, spesso sconfinanti nell'utopia, senza riscontri nella realtà. Potremmo ricordare la campanelliana Città del Sole, dove ciascuno non lavora che quattro ore al giorno, e il resto del tempo è occupato nel l'imparare, nel disputare, nel leggere, nell'insegnare, nel camminare, e sempre con gioia. Solo in età più vicine a noi e specialmente con la rivoluzione industriale, il problema si è posto in concreto: come lotta per l'alleviamento di una fatica degradante e quasi bestiale, e per la progressiva riduzione delle ore di lavoro, con i succes sivi traguardi delle dodici, dieci, otto ore e così via. Il movimento operaio, l'espandersi delle correnti democratiche e socialiste, la legislazione del lavoro, infine le stesse Costituzioni hanno avuto di mira la conquista, la difesa, la garanzia del tempo libero. Nel corso di questo processo inarrestabile, la Conferenza internazionale del lavoro, tenutasi a Ginevra nel i960, ha sancito il principio che « la durata normale del lavoro dovrebbe essere progressivamente ridotta, in vista del raggiungimento della settimana di 40 ore, senza alcuna diminuzione del salario dei lavoratori ». La seconda rivoluzione industriale che si va svolgendo sotto i nostri occhi (il grandioso progresso tecnologico nella produzione, la meccanizzazione nell'agricoltura, in particolare l'automazione) conferisce nuove impensate dimensioni al problema del tempo libero. Già si tntrawede, e specialmente in altri . paesi più industrializzati del nostro (dove, ad es., la «settimana corta » è già da tempo un fatto generalizzato), il traguardo non troppo remoto delle 30 ore settimanali. E c'è già chi calcola che in futuro, sulla presumibile durata media della vita umana di 700.000 ore, non più di 48.000 saranno dedicate al lavoro. Ed ecco porsi, in tutta la sua complessità, il problema del tempb libero. Sociologi, economisti, politici, pedagogisti se ne preoccupano. Che cosa fare di tutto questo tempo non più assorbito dal lavoro? Quali nuovi indirizzi devono proporsi, nella scuola, gli educatori? Come trasformare il « diritto alla pigrizia » invocato da Lafargue in uno strumento di elevazione e di riscatto dell'uomo? Nessuno si nasconde che il tempo libero può essere o diventare, un « vuoto » estremamente rischioso. Il tempo libero, se è soltanto una fuga, un'evasione dal lavoro « alienato », può farsi non meno « alienato » del tempo lavorativo. Bruno Bettelheim ha dimostrato in un libro diventato famoso, // prezzo della vita (su cui ricordiamo un bell'articolo di Piovene), quanto sia pericolosa per l'individuo la civiltà di massa, con le sue tecniche sottilmente disgregatrici, e quanto sia necessario, pur accettandola, raggiungere per contrappeso un livello di inte¬ gmesnpgencsscld«pnradnaartfzdias grazione personale alto più che mai. Il tempo libero deve dunque essere valorizzato per una personalizzazione dell'uomo. Esso non può ridursi a una torpida pausa, più o meno lunga, fra gli orari di lavoro, ma deve essere un mezzo di «ricreazione» nel senso pieno della parola, e cioè di elevazione culturale e spirituale, di partecipazione cosciente e attiva alla vita della comunità. Solo così il tempo libero potrà sottrarsi alla cappa del conformismo e diventare « tempo liberato ». Sarà tuttavia bene, quando si parla di tempo libero in Italia, non perdere mai di vista la realtà che ci circonda. E' chiaro, ad esempio, che là dove c'è disoccupazione, o sottoccupazio ne, ogni discorso del genere assume un sapore terribilmente amaro. E soprattutto, dobbiamo ricordarci che, hic et mine, il tempo libero, come possibilità di fruizione sostanziale e umani/, zante, è ancora un bene di là da venire per moltissima gente Si pensi ai contadini del Meridione, che si levano all'alba e impiegano ore e ore a piedi o a cavallo o sull'asino, per recarsi sui campi; o agli operai che viaggiano su treni disagiati per raggiungere la città e la fabbrica. Parlare a tutti costoro dei problemi del tempo libero sarebbe come intrattenere chi < denutrito e affamato sulla efficacia delle pillole digestive. Il problema preliminare è pertanto quello di fare in modo che a tutti sia dato di fruire del tempo libero. Si pensi, per fare un altro esempio, alla grave dispersione di tempo che spesso deriva, nei grandi centri indù striali, dall'orario diviso, con l'irrazionale intervallo e i quattro spostamenti giornalieri; quando l'orario continuato, con una breve sosta a mezzogiorno e la organizzazione di mense ad hoc potrebbe arrecare, vantaggi alla massa impiegatizia, e non solo ad essa. Sono problemi da af frontare realisticamente, nell'interesse congiunto della produzione e di chi, lavorando, giustamente aspira a quel bene essenziale che è il tempo libero. E finalmente vorremmo dire, a conclusione di questo breve discorso, che ci si deve guardare da un'impostazione soltanto paternalistica del problema. Al recente convegno di Sabaudia il vescovo di Latina, per spiegare il grandissimo interesse che la Chiesa prende ai problemi del tempo libero, si è valso di un apologo non molto felice. Il buon pastore, egli ha detto, se vuole buona, la lana, segue le sue pecore non solo quando pascolano ma anche quando riposano. Questo è un pericolo: che troppi « pastori » vogliano sorvegliare e organizzare il tempo libero, volgendolo ai propri fini, almeno mortificandolo entro gli schemi più conformistici della civiltà dei consumi. Noi siamo senz'altro per l'opposta via, indicataci cosi bene da Aldo Capitini: « // tempo libero può prò durre il vngltor capitale che ci sia: l'uomo libero ». A. Galante Garrone

Luoghi citati: Città Del Sole, Ginevra, Italia, Latina, Sabaudia