Proposti per Ippolito sette anni e 11 Il tribunale gli aveva inflitto undici di Ippolito

Proposti per Ippolito sette anni e 11 Il tribunale gli aveva inflitto undici Ira appello l9Accusa vuole una pena sensibilmente minare Proposti per Ippolito sette anni e 11 Il tribunale gli aveva inflitto undici Il P.G. lo riconosce colpevole di falso, peculato, interesse privato in pubblico ufficio, abuso di potere, ma ritiene che meriti le attenuanti generiche - L'ex segretario del Cnen non avrebbe mirato ad esautorare la commissione direttiva, ma avrebbe approfittato dello scarso controllo dei superiori e dei revisori dei conti - La colpa maggiore di Ippolito è di aver affidato lavori a società in cui aveva interessi materiali - (Al primo processo il P.M. aveva chiesto 20 anni) {Nostro servìzio particolare) Roma, 24 gennaio. In Corte d'appello il P. G. dott. Gabriotti ha proposto la condanna a 7 anni e 11 mesi di reclusione e a 7 milioni di multa per Felice Ippolito; a 1 anno 6 mesi e un milione di multa per il padre prof. Girolamo Ippolito e per l'ing. Emilio Rampolla del Tindaro; a •i mesi e 30 mila lire di multa per il cognato di Felice Ippolito, dott. Perusino Perusini e per il dott. Albonettl; a 7 mesi e 200 mila lire di multa per l'ing. Mario De Giovanni e a mesi e 00 mila lire di multa per l'ing. Pantanetti. Inoltre ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato per gli ingegneri Guffanti, Amati e Suvini. L'accusatore ha riconosciuto Felice Ippolito responsabile di falso, di peculato, di interesse privato in atti d'ufficio, di abuso di potere. Ma ha ritenuto che debba beneficiare delle attenuanti generiche che il tribunale invece aveva negato. Felice Ippolito, dunque, anche per il Pubblico Ministero in Corte d'appello, ha violato la legge e per questo deve essere punito: ma è stato messo in condizione di violarla. L'accusa, in sostanza, ha modificato il proprio atteggiamento ed ha, in un certo senso, ridimensionato l'episodio o la serie li episodi per cui l'ex segretario generale del Cnen è stato condannato nell'ottobre 196^ dal tribunale a 11 anni di reclusione. In tribunale, il P.M. dottor Pictroni aveva sostenuto una tesi estremamente rigorosa, impostata dall'allora Procuratore Generale dott. Giannantonio: die Felice Ippolito avesse attuato un piano preordinato per esautorare tutti gli organi direttivi di controllo per rag giungere il predominio asso luto nell'Ente. E al termine della sua requisitoria il magistrato aveva chiesto ai giudici del tribunale la condanna a 0 anni di reclusione. In Corte d'Aapello, il P.M dott. Gabriotti ha sostenuto invece un'altra tesi che parte ria un diverso presupposto: che, cioè. Felice Ippolito ha saputo approfittare di una situazione particolare essendogli stati concessi dei poteri ai quali non aveva diritto. « Io non ritengo — ha osservato il dott. Gabriotti — che sia stato Felice Ippolito ad esautorare gli organi di controllo ». Saverio Gabriotti ha avuto l'incarico di accusatore in que¬ sto processo soltanto da poco più di un mese. L'altro sostituto procuratore generale, dottor Donato Di Migliardo, dopo avere studiato l'incartamento per sette mesi, aveva informato il proprio superiore, dott. Giannantonio, di non poter sostenere la tesi secondo la quale Felice Ippolito avrebbe approfittato della fiducia concessagli dai suoi superiori. Giannantonio allora aveva affidato l'incarico al dott. Gabriotti; ma questi oggi ha mostrato di condividere le convinzioni del collega (nel frattempo Giannantonio è stato promosprimo presidente aggiunto della Cassazione, e procuratore generale a Roma è stato nominato ii dott. Lattanzi). <Non è vero che Felice Ippolito — ha detto il rappresentante dell'accusa — sia stato costretto ad assumere talune iniziative soltanto perché era necessario che fossero estremamente rapide le decisioni per il buon andamento del Cnen. La legge costitutiva dell'ente nucleare è giovane, agile, rispondente alle esigenze moderne e d'altro canto nessuno se ne è mai lamentato ». La commissione direttiva del Cnen avrebbe dovuto impostare e redigere la programmazione scientifica dell'ente. Invece si limitò soltanto a seguirne da vicino i tauori. Cosi Felice Ippolito si trovò con un'autorità incondizionata al punto da poter stipulare contratti sino a cento milioni di lire in base ad un decreto non legale. « Non è vero che la commissione direttiva si riunì raramente, perché così volle Ippolito: questo accadde soprattutto perche gl'impegni di governo dell'alloro ministro dell'Industria, Colombo, furono sempre tanti e gravosi da impedire che le riunioni avvenissero più di frequente». Di conseguenza l'opera della commissione direttiva fu scarsa. Inoltre mancò il controllo che avrebbe dovuto essere esercitato dai revisori dei conti. « Ippolito in tal modo si trovò nelle condizioni di una pianta che nasce in un terreno molto fertile. Era impossibile che un uomo abile come lui non potesse presto sentirsi più generale che semplice segretario ». E' inutile attribuire ad Ippolito — è la test del dott. Gabriotti — di avere dissipato denaro pubblico assumendo un numero notevole di impiegati Egli è colpevole semmai per non aver licenziato quei dueimpiegati, invece, che non ia- voravano; non è colpevole per aver messo a disposizione del presidente del Cnen un autista. E' responsabile di avere dato delle sovvenzioni ad enti che non avevano alcun rapporto con l'Ente nucleare; ma non può essere considerato colpevole se, obbedendo ad una disposizione, ha ' sovvenzionato un convegno a Bari ed uno a Napoli o fatto scrivere una monografia sulla storia d'Italia dal 191/6. « Il segretario generale — ha commentato il P.M. — per quanto generale è pur sempre un segretario ». E' illogico — è sempre la tesi del P.M. — attribuire la responsabilità ad Ippolito se sono stati versati 870 milioni all'Euratom per il centro nucleare di Ispra in aggiunta ai 5 miliardi e 500 miiioni. Questo versamento è stato approvato dalla Commissione direttiva nel marzo 1962. Non vi sono dubbi sulla sua buona fede per questo episodio e non esistono delle prove che egli abbia ingannato i membri della Commissione direttiva. Diversa invece è la responsabilità per quanto si riferisce al reato di interesse privato in atti d'ufficio. « E' il punto più delicato, ma anche più grave, di tutta la situazione », ha commentato il dottor Gabriotti. Felice Ippolito, infatti, ha affidato dei lavori, senza consultare ■ nessuno, a società nelle quali aveva un interesse diretto o indiretto. Domani, nuova udienza: cominciano le arringhe difensive. Il primo turno è quello dell'avv. Adolfo Gatti, legale di Felice Ippolito. g, g. Il p.m. dott. Gabriotti formula le richieste (Tel.)

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