Il P. M. chiede otto anni per Aliotta «Ha speculato vilmente sui bimbi tbc» di Guido Guidi

Il P. M. chiede otto anni per Aliotta «Ha speculato vilmente sui bimbi tbc» La requisitoria ai processo per le rette dell'Mnps Il P. M. chiede otto anni per Aliotta «Ha speculato vilmente sui bimbi tbc» Il magistrato lo ritiene colpevole di truffa e di interesse privato in atti d'ufficio - Pene minori per gli altri tre imputati - «Occorre colpire certi fenomeni di cannibalismo sociale che minano alla base ogni forma di civile convivenza» - «Lascia la bocca amara constatare come uomini culturalmente qualificati si siano arricchiti togliendo pane, vestiario e salute ai bambini» - L'udienza rinviata a venerdì (Nostro servizio particolare) Roma, 24 gennaio. Tutti responsabili, per il P. M. dott. Arnaldo Bracci, gli imputati al processo dei preventori antitubercolari : il P. M. ha infatti chiesto al Tribunale che Nicola Aliotta sia condannato per truffa ed interesse privato in atti d'ufficio a 8 anni di reclusione, a 400 mila lire di multa e all'interdizione dai pubblici uffici; il dott. Salvatore Sammarco per truffa a 3 anni, 4 mesi e a 200 mila lire di multa; il dott. Antonino La Porta per truffa a 3 anni e a 100 mila lire di multa; Luigi Catesta per truffa a 2 anni e a 80 mila lire di multa. « Signori del Tribunale — ha detto il P.M. dott. Bracci dopo aver chiesto le pene per i quattro imputati — la vostra sentenza assume in questo processo un particolare valore perché essa deve, significare: 1 ) difesa di quei valori morali senza i quali la società andrebbe alla deriva; 2) prevalenza della solidarietà umana sullo sfruttamento e sulla speculazione; S) validità dell' ordinamento giuridico dello Stato su tutto ciò che turba e sconvolge la coscienza sociale; Jf) conferma della validità della giustizia punitiva sulla frode e sull'inganno. « Perciò — ha aggiunto l'accusatore — condannate gli imputati perché, se si dovesse ritenere che fatti di estrema gravità, come quelli di cui ci stiamo occupando, interessano la morale e non il diritto, allora, signori, la morale dovrà arrossire del diritto, e la società si dovrà vergognare del proprio ordinamento giuridico che si. rivelasse incapace di trovare, nel seno delle sue norme, il freno e la sanzione per prevenire e punire certi fenomeni di cannibalismo sociale che minano alla base ogni for ma di civile convivenza ». Per quale motivo Nicola Aliotta e gli altri tre imputati sono da ritenersi responsabili, secondo il Pub blico Ministero dott. Brac ci? La tesi di carattere generale è costituita dalla prova che il tisiologo con vinse l'Inps di riservare ai bambini ricoverati nei prò pri preventori un tratta mento proporzionato alla retta giornaliera fissata nella convenzione, cedendo poi questo ricovero in subap paltò a condizioni che prevedevano un trattamento diverso e molto inferiore. Non soltanto, ma, attraverso l'interessamento di suo padre, consigliere d'ammi nistrazione dell'Inps, Nico la Aliotta ottenne degli au menti di queste rette. Così nei tre preventori del Leccese, Nicola Aliotta, in sette anni, ricavò un uti le pari ad oltre 600 milio ni; in quello di Agazzi, ad Arezzo, l'utile netto fu di oltre 27 milioni; ed in quel lo di Anzio fu di 297 mi lioni. « Le ispezioni dell'Inps — ha notato il P. M. — sono state monotonamente favorevoli, ma la positività dei giudizi espressi non è la conclusione di scrupolosa diligente valutazione, bensì frutto di superficialità leggerezza. Nessun ispettore si preoccupa di controllare la ricettività dei preventori; nessun ispettore si preoccupa di denunciare il superaffollamento ». « La presenza di Aliotta nelle cliniche — ha soggiun to il P. M. — si è rivelata gravemente pregiudizievole per l'Inps perché, mentre l'ente previdenziale aveva interesse che la diaria ve nisse spesa per fornire vit to sano e sufficiente, il ti siologo aveva interesse t risparmiare ogni lira, che finiva così nel suo portafogli. Aliotta inoltre aveva in teresse a prolungare le de geme: egli percepiva ad Ariccia mille lire ogni barn bino ricoverato per i primi 105; 1500 al mese per bambini da 105 a 115; i mila lire da 116 in poi». E, aspetto più grave del la situazione, sono stati con cessi degli aumenti della retta, malgrado fossero sta te notate, sia pur raramen te, delle deficienze nelle eli niche. Il dott. Bracci si è preoe cupato di quelle che saran no-le tesi di difensiva. La prima di esse è che l'Inps sapeva e trovava tutto regolare. E' una tesi, secondo l'accusatore, senza fondamento perché l'Inps non sapeva nulla; tant'è che quando ha saputo, sono state subito disdette le convenzioni. Inoltre è necessario tenere presente che per Nicola Aliotta fu riservato un trattamento di particolare favore, e se ne intuisce la ragione, data la pre- senza di Aliotta padre, mentre tutte le altre società di cui erano proprietari medici dipendenti dell'Inps inutilmente chiesero di stipulare convenzioni. Non è esatto neanche che l'Inps fosse a conoscenza che Aliotta avesse subappaltato il ricovero ai religiosi. Infatti: 1) i frati venivano allontanati ogni qual volta arrivavano gli ispettori dell'Inps; 2) all'ispettore del lavoro fu detto che le suore erano occupate con rapporto di lavoro subordinato a 10 mila lire mensili oltre il vitto e alloggio. Non è esatto che l'assistenza riservata ai bambini fu quella convenuta. La retta da corrispondere agli ordini religiosi infatti, secondo i calcoli fatti attentamente dal Pubblico Ministero, avrebbe dovuto essere non inferiore a 1300 lire al giorno e non superò mai le 900 lire. Non è esatto che Nicola Aliotta abbia affrontato grandi spese per l'assistenza sanitaria. Infatti il P. M. è andato a calcolare quali somme siano state impiegate per l'acquisto di medicinali. Ecco i risultati: nel 1956 sono state spese 269 mila 67 lire pari a lire 22,29 per ricoverato; nel 1957 sono state spese 983 mila e 276 pari a. lire 20,59 per ricoverato; nel 1958 sono state spese 1 milione 384 mila e 177 lire, pari a lire 24,24 per ricoverato nel 1959 sono state spese 672 mila 879, pari a lire 9,74 per ricoverato. Se si tiene poi conto che, secondo le originarie affermazioni dell'ispettrice Sorrentino, <d'alimentazione era fatta alla carlona»; che la razione di carne in Puglia era di 55 grammi con lo scarto, nonostante « la suora avesse gettato altra carne di soppiatto nella pentola»; che il pediatra non sapeva calcolare le calorie; che il pane, la pasta e la carne erano scadenti, si giustifica il commento del P. M. prima di chiedere la condanna dei 4 imputati: «Lascia la bocca amara constatare come uomini socialmente pericolosi e culturalmente qualificati abbiano potuto speculare sui bambi ni togliendo loro il pane, vestiario, salute: ai bambini si dà, non si toglie». Questa concatenazione di logiche argomentazioni ha portato il P. M. alla conclusione che tutti gli impu tati debbano essere condannati: Nicola Aliotta perché fu l'organizzatore ed il maggiore beneficiario dell'» infame traffico»; Salvatore Sammarco perché assecondò i suoi piani; Luigi Catasta perché fu l'artefice e il negoziatore del contratto con le suore ad Anzio ; Antonino La Porta perché stipulò la convenzione ed ottenne l'aumento delle rette alterando' le spese e i costi di gestione. Dopo la requisitoria del P. M., il processo è stato rinviato a venerdì per l'inizio delle arringhe dei difensori. Guido Guidi II p.m. dott. Arnaldo Bracci mentre pronuncia la sua requisitoria al processo Aliotta (Telefoto A. P.)

Luoghi citati: Anzio, Arezzo, Ariccia, Puglia, Roma