Pressioni su Johnson per la ripresa dei bombardamenti sul Nord Vietnam di Nicola Caracciolo

Pressioni su Johnson per la ripresa dei bombardamenti sul Nord Vietnam Delusione in America per il silenzio di Hanoi Pressioni su Johnson per la ripresa dei bombardamenti sul Nord Vietnam I repubblicani (appoggiati dagli alti comandi militari) sostengono che soltanto gli attacchi aerei possono indurre Ho Chi-min a trattare - I democratici sono divisi: una parte afferma che l'«offensiva di pace» è fallita e occorre intensificare la guerra II Presidente dichiara: «Non agiremo affrettatamente, ma non possiamo ignorare che i comunisti continuano l'aggressione» (Dal nostro corrispondente) Washington, 22 gennaio. Il presidente Johnson ha inviato oggi una lettera a settantasette deputati del partito democratico, i quali ieri gli avevano chiesto che la tregua aerea sul Nord Vietnam proseguisse e che non fossero prese iniziative avventate. Johnson ha promesso che gli Stati Uniti «.non abbandoneranno i loro sforzi per la pace >. Ma ha aggiunto che il governo americano «.non può chiudere gli occhi davanti all'accumularsi delle provo secondo le quali i nord vietnamiti continuano nella loro politica d'ostilità e di aggressione. « Non dobbiamo agire affrettatamente — ha scritto Johnson — ina jion possiamo nemmeno dimenticare i nostri pesanti obblighi i:erso le truppe che combattono ». Ci sono molti segni negli ultimi giorni che dimostrano come il silenzio di Hanoi porti a un irrigidimento delle posizioni americane. Il senatore Russe! Long, vice leader del gruppo democratico al Senato, ha detto oggi che. gli Stati Uniti dovrebbero riprendere immediatamente i bombardamenti contro il Nord Vietnam. « Fili gli rendiamo le cose scomode — ha detto — pili gli sarà difficile continuare a premere su di noi ». Finora Long è stato l'unico degli esponenti del partito democratico al Congresso a chiedere apertamente che Johnson ponga termine alla sua offensiva per la pace. Il suo punto di vista è condiviso da tutta un'ala del partito democrati-co, che su questa questioneappare profondamente diviso. La polemica ha per oggetto delle alternative militari più che politiche. La speranza che Hanoi potesse rispondere in maniera positiva alle proposte americane si è progressivamente assottigliata fino a diventare quasi inesistente. Il problema a questo punto diventa diverso: continuando la guerra e rimanendo ferma l'intenzione americana di porle termine con un negoziato e con un compromesso, quale è il corso più saggio da tenere? Evitare di bombardare il Nord e nel Sud accontentarsi di controllare le grandi città e certe basi sul mare e sperare che una soluzione venga per via diplomatica dando tempo al tempo, oppure conviene intensificare le operazioni militari sia nel Sud che nel Nord allo scopo di dimostrare agli avversari che il proseguimento della guerra è molto costoso? Oggi a favore della seconda tesi hanno parlato, oltre che il senatore Long, anche un altro senatore, il repubblicano Miller, e il capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Earle Wheeler. Questi ha detto che gli Stati Uniti hanno tre carte per portare il Nord Vietnam al negoziato: la prima consiste nello spiegamento del loro esercito nel Sud Vietnam, la seconda nei bombardamenti contro il Nord e la terza nella possibUità di andarsene dal Paese qualora condizioni che ne garantiscano l'autonomia vengano trovate. Rinun- ciare ai bombardamenti oggi senza ottenere in cambio nessuna contropartita — significherebbe, secondo Wheeler, buttar via una delle armi con cui l'America può costringere il Nord Vietnam a negoziare, Il segretario alla Difesa Robert McNamara ha assicurato la commissione per le forze armate del Senato che gli Stati Uniti hanno la capacità logistica d'espandere di molto, se necessario, la forza del loro esercito nel Vietnam meridionale. Nicola Caracciolo Il presidente del Nord Vietnam, Ho Chi-min, a destra, ad Hanoi durante il discorso pronunciato per i festeggiamenti del capodanno buddista (Telef. Ansa)

Persone citate: Earle Wheeler, Johnson, Miller, Robert Mcnamara, Wheeler