Come fu ucciso Ben Barka

Come fu ucciso Ben Barka L'assaesinio in una villa a Parigi Come fu ucciso Ben Barka Il racconto del «gangster intellettuale» suicida è risultato quasi del tutto esatto - Il delitto (secondo questo testimone) fu compiuto dal ministro degli Interni marocchino, con la complicità di agenti francesi compensati con decine di milioni - Atroci particolari sul crimine - De Gaulle ordina una riforma dei servizi di polizia - Imminenti sensazionali incriminazioni di « altissimi personaggi » di Parigi (Dal nostra corrispondente) Parigi, 21 gennaio. Dopo il colpo di scena di ieri sera, quando venne annunciata l'emissione di mandati di cattura internazionali contro il generale Mohammer" Oufkir, il comandante Ahmed Dlimi e Larbi Chtouki, rispettivamente ministro degli Interni, capo della pubblica sicurezza e direttore dei servizi segreti marocchini, una nuova decisione è stata presa oggi rial generale De Gaulle in relazione all'affare Ben Barka: il presidente della Repubblica ha dato l'incarico, all'ex presidente del Consiglio costituzionale, Leon Noél, di «studiare immediatamente e proporre nel più breve tempo al governo la riforma dell'organizzazione, della composizione e del /un-j zionamento dei servizi di po-\ lizia ». Leon Noèl ha 78 anni e ha occupato posti di alta responsabilità nella carriera amministrativa. La particolare competenza nel nuovo incarico gli deriva dall'essere stato nominato, nel 1931, direttore della pubblica sicurezza e segretario generale del ministero degli Interni da Pierre Lavai, allora presidente del Consiglio. Ma il principale interesse per gli sviluppi dell'affare Ben Barka si concentra oggi sulle sue ripercussioni internazionali. Come accoglierà il re del Marocco il mandato di cattura spiccato contro il suo ministro, l'uomo forte del governo marocchino? Nessuna reazione ufficiale si è ancora avuta da Rabat, ma le notizie arrivate a Parigi da quella capitale sono concordi nell'affermare che Hassan II si dibatte in un angoscioso dilemma. Sulla colpevolezza del generale Oufkir e dei suoi due accoliti non possono esserci dubbi. Certo, le rivelazioni che Georges Figon aveva fatto a diversi giornali prima del suicidio non possono essere prese come verità assolute, benché quei particolari che la polizia e l'autorità giudiziaria hanno potuto controllare siano risultati esatti. Ecco, in ogni modo, come Figon descrisse la serata in cui Ben Barka si trovava prigioniero dei banditi nella villa del gangster Bouchesèche, nel resoconto pubblicato dal settimanale L'Express il 10 gennaio: « In quel momento, al pianterreno arriva Oufkir, con un gran cappello di feltro nero. Apre la porta, si ferma: ha un'incredibile faccia d'assassino. Si rivolge verso di me: "E' lassili". "Sì". "Tutto va benef ". Faccio una smorfia significativa. Oufkir non risponde nulla. Stacca un piccolo pugnale da un trofeo d'armi e monta al primo piano. "Bene, eccolo ", dice semplicemente. (Vedendolo, Ben Barka ricomincia a dibattersi. Oufkir gli si avvicina: "Conosco molto bene il mezzo per calmarlo " e incomincia a tagliargli la gola e il petto con la punta del pugnale. Sembra che ci prenda un piacere di chirurgo che spiega un'operazione ai suoi allievi: "Guardate, ora va bene " ». Anche a non tener conto di questi orrendi particolari, le verifiche effettuate dalla polizia hanno accertato che Mohammed Oufkir arrivò veramente ad Orly, con un aereo proveniente da Casablanca, alle 17 del 30 ottobre, ossia il giorno dopo il rapimento di Ben Barka, e che uno degli attuali arrestati, il Lopez, lo portò -subito in automobile nella villa in cui era sequestrato il capo marocchino. Oufkir ripartì da Orly alle 8 di mattina del giorno 31, con un aereo diretto a Ginevra, mentre il suo capo della pubblica sicurezza, Dlimi, riparti un'ora dopo per Casablanca. I due complici si erano dunque fermati a Parigi soltanto la notte dell'omicidio. Questi sono soltanto alcuni degli elementi a carico del generale Oufkir; risulta inoltre che gli esecutori materiali del rapimento, agenti subalterni della polizia o del controspio- naggio francese e persone della malavita parigina, agirono per suo conto e furono compensati con decine di milioni. Di fronte a questi fatti, può il re del Marocco mantenere la propria solidarietà con il ministro assassino? Se lo farà, il generale De Gaulle dedurrà che il sovrano e tutto il suo governo assumono la responsabilità del delitto compiuto in Francia. Ma non è detto che Hassan II sia in grado dì buttare a mare un uomo che riunisce il comando dell'Esercito e della polizia e che, se lo volesse, po¬ trebbe con la più grande facilità rovesciare il trono. La situazione del re sembra dunque senza vie di uscita. Egli sa di dover considerare la presa di posizione del generale De Gaulle come un ultimatum: se lo respingerà, la rottura, profonda e duratura, diventerà inevitabile, con tutte le conseguenze che essa comporta: il Marocco verrebbe privato di tutti gli aiuti che riceve ora dalla Francia, finanziari, tecnici, militari, non esclusa la cooperazione culturale. Nelle condizioni attuali del Paese, sarebbe la rovina a breve scadenza. Vero è che circa centomila francesi vivono nel Marocco, dove la Francia ha interessi importantissimi, ma questo rischio è già stato calcolato dal presidente della Repubblica, per il quale un'offesa alla sovranità della Francia conta più di qualsiasi altra considerazione. Sul piano interno, oltre l'incarico conferito a Leon Noél, si registra una lunga serie di interrogatori e di confronti proseguita per tutta la giornata dal giudice istruttore. E' evidente che, finché l'istruttoria non avrà riunito elementi irrefutabili, non ci saranno nuove incriminazioni sensazionali; ma questa stessa cautela sembra indicare che il cerchio delle prove va a poco a poco stringendosi intorno a personaggi di ben maggior rilievo di quelli che si trovano già sotto chiave. Queste previsioni sono state confermate dal direttore dell'Express, J. 3. Servan-Schreiber, il quale, uscendo stasera dall'ufficio del giudice istruttore che lo aveva interrogato, ha detto ai giornalisti: (E' molto serio. L'affare 'evolve verso altri che non dei semplici funzionari. In seguito al nostro incontro col giudice istruttore, questi eonvoelterà- htnedl diverse persone di cui si-è già parlato. Martedì verrà qualcuno che per voi è ancora uno sconosciuto. Il momento delicato è fra ora e martedì ». Sandro Volta Georges Figon, prima di suicidarsi accusò il ministro marocchino Oufkir