Trovato dopo otto giorni morto nell'auto Lo hanno ucciso i gas dello scappamento

Trovato dopo otto giorni morto nell'auto Lo hanno ucciso i gas dello scappamento Misera fine di un operaio in una rimessa Trovato dopo otto giorni morto nell'auto Lo hanno ucciso i gas dello scappamento In via Perugia un amico solleva la serranda del box e lo vede appoggiato sul sedile posteriore come se dormisse - La supposizione della polizia: giunto a tarda notte da Cantoira per andare a lavorare alla Fiat sì era steso a dormire tenendo il motore in funzione per riscaldarsi; colto dal veleno nel sonno Alle 22 di stanotte un uomo ò stato trovato morto, sulla propria auto, in un garage. II decesso risale presumibilmente a otto giorni ed è stato causato, secondo quanto ha accertato il medico municipale, da una probabile intossicazione acuta per un veleno di natura da determinarsi. Le circostanze fanno presumere che questo veleno sia l'ossido di carbonio prodotto dal motore. La vittima è un operalo della Fiat, Antonio Chiabodo di 30 anni, domiciliato a Cantoira, in via Llties 75 con la madre. A causa del suo lavoro abitava in città.. Per un certo tempo aveva risieduto presso una Borella, Luciana, che abita in via Monferrato 20 e gestisce una panetteria. Recentemente aveva aiutato una famiglia di compaesani nel trasloco da Cantoira a Nichelino e si era accordato per abitare in una camera presso di loro. Negli ultimi giorni la sorella credeva che fosse presso gli-amici di Nichelino, e questi/ non ^vedendolo, pensavano che si iosse' fermato dalla soreUa. Ieri, onomastico di Antonio Chiabodo, la sorella ha ricevuto una cartolina di auguri a lui indirizzata. Veniva dai compaesani di Nichelino. Questa constatazione l'ha allarmata: « Se gli mandano una cartolina, è segno che non è da loro », ha pensato. Per telefono si è rivolta a Sergio Arionda, un giovane di Cantoira che gestisce un bar in corso Giulio Cesare 14 e dal quale il fratello andava spesso a passare qualche ora. L'Arionda ha risposto che non lo vedeva dalla sera dell'altra domenica. DI fronte alle preocoupazioni della donna il barista si è offerto di andare a vedere in via Perugia 41, dove l'amico aveva affittato un garage per la propria «850» acquistata ai primi di gennaio. Nel cortile di via Perugia 41 ci sono sette box; erano tutti chiusi. L'Arionda ha provato ad alzare, la serranda della rimessa dell'amico e ha visto che non era bloccata. Nell'auto, riverso sul sedile posteriore, giaceva il Chiabodo. L'Arionda è corso a telefonare al commissariato Borgo Dora. Sul posto si è recato per le prime indagini il maresciallo Galullo, il quale ha fatto intervenire anche un medico municipale. Lo sventurato indossava un maglione, in tasca aveva il portafogli con 7400 lire. Il sedile anteriore sinistro era ripiegato in avanti, contro il volante, sul pavimento c'erano alcune bottiglie di conserva che forse egli aveva portato dal paese per consegnare alla sorella. Il cruscotto della vettura era spento e nel serbatoio c'era benzina. Secondo le prime indagini si suppone che il Chiabodo, rientrato tardi domenica 9 gennaio (aveva lasciato il bar dell'amico verso mezzanotte) abbia preferito riposare In macchina senza andare a disturbare la famiglia di Nichelino che l'ospitava. L'indomani mattina avrebbe raggiunto la Fiat Mirafiori, per il turno delle 6, con la motoret¬ ta che teneva nello stesso box e con la quale si spostava di solito per andare a lavorare. Dopo avere ahbassata la-serranda, deve avere fatto funzionare un po' il motore per portare all'intorno dell'abitacolo il caldo con il ventilatore l'I riscaldamento (questo interruttore è stato trovttto nella posizione di acceso) poi deve avere spento il motore per mettersi a dormire. Con ogni probabilità è stato ucciso nel sonno dall'ossido di carbonio diffuso nell'ambiente. Il dott. Bonu sostituto Procuratore della Repubblica ha ordinato il trasporto della salma all'Istituto di Medicina Legale. Fra le pagine del libretto del Chiabodo trovato sulla macchina c'è il nome e l'indirizzo di una donna, Piera Basili, via Monginevro 98, una giovane di Cantoira trasferitasi a Torino con la famiglia. Il Chiabodo si era fatto dare l'indirizzo e pochi giorni prima di morire era andato a trovare gli amici. Antonio Chidbodo era seduto nella sua auto nel garage: pareva addormentato

Luoghi citati: Cantoira, Nichelino, Torino