II «Bagutta» a Cancogni per «La linea del Tomari»

II «Bagutta» a Cancogni per «La linea del Tomari» La trentesima edizione del premio letterario II «Bagutta» a Cancogni per «La linea del Tomari» (Nostro servizio particolare) Milano, 14 gennaio. Il premio Bagutta 1966 è stato vinto da Manlio Cancogni, per il romanzo «La linea del Tomori ». Stasera, prima di proclamare il nome del vincitore, il presidente della giuria Riccardo Bacchelli ha voluto ricordare al pubblico che il vecchio premio era arrivato alla sua trentesima edizione. Il Bagutta ha trent'anni, anzi, a voler contare anche il periodo di sospensione dovuto alla guerra, ne ha trentasei. « Forse per questo — ha detto scherzosamente il monumentale presidente — il mio amico Monelli, che pure è tra i fondatori, non è presente fra noi. Può darsi gli dispiaccia sentirsi ricordare che trentasei anni or sono non aveva i pantaloni corti ». Se così fosse, ha aggiunto, Monelli avrebbe torto perché il Bagutta è senza dubbio il premio più giovanile d'Italia e ha l'intenzione di accentuare sempre più questa sua caratteristica. A questo punto nella grandi: luce dei riflettori, fra il ronzio delle macchine da presa, salutato da un lungo applauso, e comparso il premiato, che fino a quel momento si era tenuto in disparte in ossequio alle regole d'una tradizione troppe volte violata negli ultimi anni. Col suo viso scavato, il suo profilo dantesco, accanto alla rotondità di Bacchelli, Manlio Cancogni sembrava ancora più allampanato e vibratile del solito. Ha ascoltato in silenzio, con evidente impaccio, gli elogi che il presidente andava tes sendo di lui — profonda umanità, pessimismo doloroso, stile scarno e grafBante come il dia- mante del tagliavetro —, ha ricambiato l'abbraccio accadenti co e si è riseduto senza prò nunciar parola. La vittoria di Cancogni non è stata difficile. La giuria ne gli ultimi scrutini, oltre che sul suo romanzo, aveva con centrato l'attenzione su aitri quattro libri: « 1915-1918 » di Paolo Caccia Dominion!, « La resistenza impura » di Luca Canali, < I nemici in giardino » di Mimi Zorzi, < La quinta stagione» di Fulvio Tomizza. Ma alla fine le preferenze sono andante unanimemente al libro di Cancogni che, a detta di tutti, per quanto classificato secondo all'ultimo premio Strega dietro «La macchina mondiale» di Paolo Volponi, non aveva avuto nel corso dell'annata letteraria il riconoscimento che meritava g. t.

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