Le prime transvolate e il dramma della Stella

Le prime transvolate e il dramma della Stella Le prime transvolate e il dramma della Stella (Nostro servizio particolare) Unirne, 7 gennaio. L'avventura dei tre aeronauti bavaresi scesi con la loro mongolfiera nella valle di Ollomont dopo avere superato le Alpi ha numerosi precedenti: gli appassionati del volo tentano periodicamente audaci imprese partendo dalla Svizzera o dalla Germania, affi dandosi al gioco dei venti e manovrando il peso della zavorra per raggiungere mète lontane. Ricordiamo, dopo la prima transvolata alpina di Usuelli e Crespi, partiti da Milano 1*11 novembre 19U6 e atterrati in Fi-ancia a Aix-les-Bains, il volo del medico svizzero Giovanni Kipfer che il 26 maggio 1960 partito alle 7 da Berna, supe rò il Sempione e atterrò fra Conflenza e Robbio. fece cola zione in una trattoria e riparti subito in treno per tornare a Berna in serata. Ricordiamo l'atterraggio di un pallone sul le nevi del Sempione e altre imprese di aeronauti sulleAlpi Ma la prima drammatica av ventura risale al 1893 e si con eluse tragicamente nelle valli di Lanzo. Il 9 ottobre, Giuseppe Charbonnet, di 50 anni, un industriale di Lione proprietario di un'officina meccanica a Torino, sposava Anna Demichelis di 18 anni, e subito dopo le nozze partiva con la sposa da Torino, sul pallone da lui stesso costruito, a cui aveva dato nome « Stella ». Verso sera 1 due sposi scendevano a Piobesi, a 17 chilometri da Torino, pernottavano in un albergo e il giorno seguente ripartivano accogliendo nella navicella due giovani conoscenti: Giuseppe Botto e Costantino Durando. Il volo assunse subito un aspetto drammatico: sospinto da un terribile uragano, il pallone fu portato dai venti verso Pinerolo, poi a Saluggia nel Vercellese; quindi una tremenda corrente ascensionale spinse gli aeronauti a 4000 metri. Il pallone sali ancora a 6000 metri: i quattro ardimentosi non riuscivano più a intendersi e perdevano sangue da] naso e dalle orecchie. Alle 14,30 la mongolfiera precipita: il Charbonnet fa gettare la zavorra e rallenta la caduta a 3000 metri. 11 pallone ormai è in balia dei venti in una zona sconosciuta, e tutti si rannicchiano in fondo alla navicella temendo un urto improvviso. Giuseppe Charbonnet si alza un istante per orientarsi: in quel momento il pallone va a cozzare contro una parete rocciosa, urta più volte, e infine si squarcia. La navicella è ferma su un promontorio roccioso coperto di neve. Gii aeronauti sapranno poi che sono finiti contro la parete rocciosa della Bessanese, gigantesca montagna alta 3600 metri che sbarra 11 fondo della Val d'Ala, sopra Balme. Escono dai resti della navicella. Il Charbonnet ferito alla testa, è privo di sensi. E' quasi buio: si decide di aspettare il mattino successivo. Ancora Charbonnet, rinvenuto, organizza un bivacco e tutti si avvolgono nel telo del pallone: non hanno viveri, solo una bottiglia di vino. Il giorno seguente, 11 ottobre, scendono per dirupi e nevai fra la nebbia, sferzati dalla tormenta. Il Charbonne'. ruzzola, ma riesce a fermarsi; poco dopo, nel traversare il crepaccio terminale del ghiacciaio scompare in una voragine. Impossibile soccorrerlo. I superstiti vagano nel pianoro del Crot del Ciaussinè a 2600 metri, senza scorgere il rifugio Gastaldi, finché trovano la sola via d'uscita: il «Canalone delle Capre » che scende al Piano della Mussa. Qui un pastorello li accompagna nella cantina del Piano. L'allarme giunge a Balme, di dove parte nel pomeriggio una squadra di soccorso di nove uomini, che l'aggiunge in serata il rifugio Gastaldi. Il giorno successivo dopo lunghe ricerche il carabiniere Molinari, Antonio Castagneri e Francesco Ca.-tagneri si calano per 20 metri nel crepaccio e ricuperano la salma di Giuseppe Charbonnet. I superstiti, contusi, ferir, e laceri torneranno a Torino il 14 ottobre. Questo e stato il drammatico volo del pallone «Stella» che a Balme e nella Val di Lanzo i vecchi ancora ricore. d. dano.