L'Oriente e le armi elettroniche s'accostano in Gizan, capitale della guerriglia yemenita

L'Oriente e le armi elettroniche s'accostano in Gizan, capitale della guerriglia yemenita PERSONAGGI MEDIEVALI^ NELLA GUERRA CHE PREPARA L'ARABIA DI DOMANI L'Oriente e le armi elettroniche s'accostano in Gizan, capitale della guerriglia yemenita La città era un sonnacchioso villaggio del deserto; da tre anni serve come centro di smistamento per gli aiuti arabi ai partigiani dell'Imam Accanto alle capanne sono sorte caserme e palazzi con aria condizionata; sull'aeroporto attendono carovane di cammelli; presto giungeranno velivoli supersonici e rampe per missili, acquistati in Inghilterra e America - Qui, circondato da beduini in armi ed ex schiavi negri, governa il leggendario finirò Mohammed Suderi - Finite le operazioni nello Yemen, Gizan potrebbe servire a re Feysal per ottenere l'egemonia in tutta l'Arabia (Dai nostro inviato speciale) Gizan, gennaio. La divorante, gialla immensità del deserto sotto il sole feroce, bagliori azzurri del Mar Rosso lontani come miraggi, grumi di tucul schiacciati da giganteschi edifici, cammelli sdraiati sulla pista dell'aeroporto; questa è Gizan, assopito villaggio di capanne fino a tre anni or sono, trasformato dalla guerriglia yemenita in frenetica retrovia, in città contraddittoria, dove antico e nuovo, ricchezza e miseria si scontrano con violenza. Non essendovi strade fuori dal perimetro urbano, a Gizan non c'è un'automobile; soltanto camion, camionette e jeeps capaci di affrontare le ardue piste del deserto; e cammelli, si arriva da Gedda, un migliaio di chilometri, su comodi aerei, ma il problema era di far giungere ai partigiani dell'imam yemenita, impegnati nella guerriglia contro gli egiziani, armi, munizioni, vettovaglie trasportati in aereo da Gedda. I camion e le carovane di cammelli fecero per tre anni la spola fra G-izan e le montagne yemenite con brillanti risultati; gli egiziani furono prima fermati, poi costretti a chiedere la tregua. Organizzare una rete di servizi avendo alle spalle fontane di petrolio pub sembrare agevole; ma lo Yemen è lontanissimo dai centri civili, e irraggiungibile coi normali mezzi di comunicazione. Bisognava trasformare Gizan in efficiente capitale della guerriglia, una impresa che, oltre a capitali imponenti richiedeva uomini di straordinaria capacità organizzativa. Re Feisal d'Arabia è stato felice nella scelta; l'emiro Mohammed Suderi, inviato a Gizan come governatore straordinario, è stato il cervello della guerriglia yemenita, e credo che il presidente Nasser abbia molte ragioni per considerarlo il suo nemico più temibile. I bombardamenti egiziani in Arabia, oltre a tentar di interrompere il flusso dei rifornimenti all'imam ribelle, puntavano anche sull'emiro Suderi. In tutta l'Arabia si parla di lui quasi in toni di leggenda. Quando ero partito per Gizan, diretto alla faticosa avventura sulle montagne dello Yemen, mi avevano detto: « Per qualsiasi necessità si rivolga all'emiro Mohammed Suderi; tutte le porte si apriranno ». Però, bisogna, trovarlo quest'emiro. Con le valige ai piedi, chiuso fra un cammello che rumina e l'aereo che mi ha portato a Gizan dallo Yemen, con il deserto come orizzonte, mi sento smarrito. Afferro un arabo per la tunica e gli dico: «Emiro Suderi». Quello accenna col capo, sorride, torna nel gruppo dei suoi amici. Quando l'avvilimento sta per sopraffarmi, giunge un negro gigantesco, bandoliera a tracolla con pistola, faccia impenetrabile. Senza dir nulla raccatta le mie valige. mi prende per un braccio e mi guida, come un bimbo o un cieco, ad una polverosa camionetta. Benché non abbia scambiato parola, so che andiamo dall'emiro: a Gizan si finisce sempre dall'emiro Mohammed Suderi. signore della città e del deserto che la circonda A Gizan, nonostante le profonde trasformazioni. l'Arabia conserva il suo aspetto più autentico. Affondando nella soffice sabbia, attraverso alcuni cortili fra basse costruzioni non terminate, il negro mi in reduce in una vasta camera col pavimento ricoperto da folti, preziosi tappeti e con decine di poltrone addossate alle pareti. Su una poltrona più vistosa, come su un trono, l'emiro Mohammed Suderi tiene udienza a gruppi di guerriglieri yemeniti accosciati sui tappeti. Benevolo e assorto ascolta tutti, e risponde con amabilità. Attendendo il mio turno, faccio il cronista curioso in quella singolare corte beduina. Il negro sudanese che passa con la cuccuma del caffè, un altro negro con la pistola al fianco, un terzo negro che si alza e si accoscia sul pavimento con leziosa indolenza, un affannato segretario con dispacci a decine fra le mani, sceicchi yemeniti irti di pugnaloni, pistole, fucili, mitra, coltelli sono la corte dell'emiro Mohammed Suderi, una radunanza che nella desolazione del luogo, col deserto che incomincia appena fuori della porta, genera sensazioni indefinibili, tra cui serpeggia la paura. Per incarico di re Feisal, l'emiro Mohammed Suderi, di principesca famiglia beduina, ha lasciato il conforfortevole palazzo di Ryad per svolgere la sua ?raissione di guerra contro l'Egitto in questo desolato villaggio di capunne; intanto, ha trasformato Gizan in una città ospi tale. E' un uomo d'aspetto imponente, non più giovane, ma coi baffi e il pizzo tanto neri da evocare immediata mente le boccette di tinture. Fissandolo, mi pare abbia qualche somiglianza con Vittorio Emanuele II, e glie lo dico; lo prende per un com plimento e ringrazia lusin gato. E' un taciturno, coman da a gesti, cenni del capo, sguardi, i negri che gli stanno intorno, certo ex schiavi, rimasti con lui come servi dopo l'abolizione della schia vita. Si muovono come fan tocci automatici, nel rigore di uesti meccanici per mescere il caffè, inchinarsi, inginocchiarsi, baciare la mano al signore. Mi godo lo spettacolo di un'Arabia che sta scomparendo, certo che, ne tornassi a Gizan fra due anni, non la ritroverei. Già cambia sotto i miei occhi; centinaia di muratori sono all'opera sulle impalcature di edifici vertiginosi, giganti smisurati di calcestruzzo tra la fragile umiltà delle capanne di paglia. Vorrei scoprirt le ra- giani di tanta frenesia edilizia, ma alle domande tutti rivelano impacciata reticenza. Scuole, mi dicono alcuni; ospedali, mi dicono altri. Ma sarebbero ospedali e scuole degni di una metropoli, non di Gizan, che ha poche migliaia di abitanti. Alla fine, scopro la verità: sono caserme, perché Gizan è déstinata a rimanere il campo fortificato dell'Arabia meridionale itlmetio fino a che l'imam Al Borir sarà nuovamente saldo sul trono dello Yemen. Un'eventualità remota, perché dopo il fallimento della conferenza di Harad, non è improbabile che la guerriglia ricominci più sanguinosa di prima. Preparandosi a sostenere fino in fondo il confronto con l'Egitto, l'Arabia Saudita costruisce caserme a Gizan, ed acquista caccia supersonici-, radar, rampe missilistiche, impianti radio da Inghilterra e Stati Uniti. L'acquisto più massiccio lo ha fatto nei giorni scorsi, una fornitura d'armi per la difesa aerea, giustificabile dopo i bombardamenti egiziani in territorio arabo, per cinquecento milioni di dollari, più di trecento miliardi nostri. Stati Uniti e Inghilterra hanno deciso di dare le armi all'Arabia, convinti che re Feisal possa contenere le ambizioni espansionistiche del presidente Nasser. Col suo anticomunismo dogmatico, re Feisal è oggi il monarca arabo più sicuramente fedele all'Occidente, anche se osteggia la politica inglese nella colonia di Aden e nei protettorati dell'Arabia meridionale. Domani, le cose potrebbero mutare; uscito Nasser dallo Yemen, l obiettivo potrebbe diventare Aden, o gli sceiccati ricchi di petrolio che l'Inghilterra protegge fra il Mar Rosso e il Golfo Persico Gizan, anche se la guerriglia i yemenita dovesse concluder| si. rimarrebbe sempre l'aj composto arabo verso le | nuove conquiste; per questo si arricchisce di presunti ospedali e scuole. Austero, taciturno, imponente, ('emiro Mohammed Suderi, l'uomo di fiducia di re Feisal, guarda nascere la nuova Gizan. «E' in costruzione una grande strada che ci unirà a Gedda, dice. Anche l'aeroporto sarà ampliato». Intanto, centinaia di muratori costruiscono palazzoni e modeste case di abitazione, debellando a poco a poco i termitai di tucuL «Lei è mio ospite, dice cortese l'emiro; c'è una camera per lei nella foresteria». Il negro che mi ha condotto fin qui dall'aeroporto, mi guida a un palazzotto ancor fresco d'intonaco, con impianti di aria condizionata che ronzano misericordiosa frescura. Nel bagno, l'acqua fluisce dai rubinetti, la doccia funziona; dopo l'astinenza dei giorni trascorsi in Yemen, mi abbai»- dono ad un'orgia di acqua e sapone Accompagnandomi su una terrazza che domina Gizan e l'antico castello turco, un cameriere mi dice che, per scarsità di spazio, il pranzo sarà servito in comune. Così, scopro la vera funzione della foresteria; è il vasto, confortevole approdo dei partigiani ' yemeniti in licenza, o diretti a Ryad e Gedda. Ritrovo sceicchi e ufficiali dell'imam, già incontrati a Shena e Barad, sdraiati sulle brande a crogiolarsi nel fresco dell'aria condizionata. La camera da pranzo è un corridoio; i camerieri hanno steso una stuoia sul pavimento e disposto grandi vassoi con legumi, carne, insalate, frutta. Accosciati a terra, ci serviamo con le mani dallo stesso piatto, alla maniera araba, mentre i camerieri agitano vasti drappi per allontanare le nuvole di mosche fameliche. Il negro della camionetta viene a dirmi che l'emiro Mohamr'ed Suderi mi ha riservato un posto sull'aereo per Gedda. L'annuncio mi rallegra; torno in Arabia a proseguire l'indagine interrotta dal viaggio avventuroso nello Yemen. Andrò ancora a Ryad, poi a Darhan, dove sgorga il petrolio eh* consente a re Feisal di combattere vittoriosamente contro l'Egitto. Francesco Rosso =0—^F^l OBishj CamM. Bora*. ARABIA SAUDITA Deserto Rub' al-Khali S 0 M A L I A d Lo Yemen è esteso 195 mila kmq (due terzi dellxtalia) e conta 5 milioni di abitanti. Quasi unica risorsa, la pastorizia. Retto per secoli da sceicchi musulmani, il 26 settembre 1962 una rivolta, appoggiata dall'Egitto, scacciò le truppe del sovrano dalle tre cittadine principali (Sana, Taiz e Odeida, ciascuna con meno di 80 mila abitanti). I monarchici si ritirarono nelle zone più impervie e proseguono tuttora la guerriglia