Attesa per i nuovi programmi in tv dopo il mediocre bilancio del 1965

Attesa per i nuovi programmi in tv dopo il mediocre bilancio del 1965 Attesa per i nuovi programmi in tv dopo il mediocre bilancio del 1965 L'anno che si è chiuso ha riconfermato i difetti della nostra televisione: riviste prive di umorismo, sovrabbondanza di canzoni, silenzi e reticenze del telegiornale - Fra le trasmissioni positive sono soprattutto le riprese di attualità, le inchieste e le rievocazioni storiche Una tv esitante, con scarso coraggio e scarsa libertà d'azione, con alcune impennate e lunghi periodi di grigiore e di conformismo: questo-è in sintesi il giudizio sui programmi del 1965. I difetti più evidenti sono rimasti, tali e quali, quelli del 1964: riviste scadenti perché manca un autentico umorismo (e l'autentico umorismo manca perché sul video non è permessa la satira: qualche piccolo accenno positivo lo si è avuto soltanto, e a tratti, nei monologhi di Salce che erano la cosa migliore del mediocre «Studio Uno»); un diluvio scriteriato di canzoni propinate ovunque e comunque in do della ripetizione sul secon spettacoli spesso di terz'ordi-ne; repliche in quantità, senza una scelta plausibile, senza una logica, spesso con l'assur- do canale di discutibili trasmissioni che la massa aveva già visto sul primo; silenzi o reticenze del telegiornale che evidentemente nell'ansia di non avere « grane » e di accontentare tutti finisce col non accontentare nessuno e che in ogni caso tende sempre a sostituire alle immagini le tediose letture di comunicati e di ossequiosi telegrammi; la scarsa simpatia per le riprese dirette e la netta preferenza per le registrazioni (contravvenendo così alla natura stessa della tv che è informa zione immediata, cronaca bruciante); l'eccessiva smobilitazione estiva che in certi settori dura da giugno a ottobre. Ma difetti-base a parte, il 1965 ha registrato pareqchi infortuni: l'antologia shakespeariana con una recitazione penosa, il Giro di Francia praticamente ignorato, la soppressione dei film della Monroe, il disastro di «Mare contro mare », il segreto del tenente Sheridan (unico motivo d'interesse di un pasticciatissimo racconto) svelato pubblicamente in anticipo, il ciclo « Trent'anni di teatro in Italia » compromesso gravemente da incredibili lacune e dalla rappresentazione di commedie insignificanti, il fallimento del romanzo musicale « Scaramouche » con Modugno costretto a emulare Errol Flynn o Burt Lancaster. E non citiamo che le delusioni mag giori, lasciando perdere il naufragio di rivistine e rubri- chette. Aggiungiamo che il '65 ha avuto un inatteso buco in una trasmissione che era considerata sicura, cioè «Almanacco »: purtroppo dobbiamo includere «Almanacco» nella lista delle delusioni perché accanto a qualche buon numero ha denunciato continuamente fretta, sbrigatività, superficialità. Abbiamo parlato, iniziando il discorso, di una tv con scarso coraggio e scarsa libertà d'azione: fattori negativi, questi, che hanno pesato di frequente anche su programmi positivi, anche su iniziative lodevoli. Pensiamo a « Tv 7 », eccellente e indispensabile rotocalco di attualità che tuttavia troppo di frequente ha abbandonato i grandi temi polemici e scottanti (la Spagna sotto la dittatura franchista, gli obbiettori di coscienza ecc. ecc.) per sfornare reportages innocui e futili. Pensiamo alla sostanziale debolezza delle rievocazioni della Resistenza; all'esperimento di «Linea diretta», lasciato a metà; alla miriade di inchieste che dicono e non dicono, che sfiorano appena i problemi non osandoaffrontarli di petto; all'assoluta inadeguatezza delle celebrazioni dantesche. Intendiamoci, il quadro non è tutto nero o grigio. Alcune cose del 1965 le ricorderemo: l'astronauta americano che passeggiava nello spazio rimarrà tra le visioni più favolose della nostra epoca. Ma anche prescidendo dalle riprese eccezionali, possiamo registrare all'attivo le molte partite di calcio internazionali; le rubriche « Cordialmente » e « Incontri »; il documentario «La grande guerra» e l'altro lungometraggio, ottimo, «La campagna d'Italia»; «Storia sotto inchiesta » con le drammatiche storie di Laszlo Rajk e Rudolph Hess; la rassegna di cinema e teatro « Anteprima»; un paio di puntate de «L'età del ferro» di Rossellini; qualche ciclo cinematografico (compreso quello di De Sica, benché non vi figurasse inspiegabilmente «Umberto D»); l'inchiesta «Genitori, un mestiere difficile»; pochi spetta- coli di prosa fra cui «Conciano », « Sei personaggi in cerca d'autore » e «Esuli »; i racconti « Il clandestino » e « Il voltagabbana >; e in genere tutte quelle trasmissioni o brani di trasmissioni dove la prudenza e l'incertezza che regnano tuttora in tv cedevano il passo ad un certo spregiudicato esame della realtà presente o passata. Prospettive? L'anno nuovo è cominciato male, con lo sconfortante umorismo delle riviste di Capodanno. Ma occorrerà aspettare, vedere quale sarà l'indirizzo, il tono, l'impegno dei principali programmi di informazione e di divulgazione: gli uomini non mancano, le idee neppure; secondo noi, è una questione di libertà di iniziativa e di espressione. Ed è proprio da una maggiore o minore libertà che dipendono le sorti televisive del 1966. uni US° Buzzolan iiiiiiiiiiiiiiiiiikmimiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiinii

Luoghi citati: Francia, Italia, Spagna