Pio XII «diplomatico» prudente ed il forte carattere di Pio XI di Giovanni Trovati

Pio XII «diplomatico» prudente ed il forte carattere di Pio XI Sei Papi nelle « Memorie » del conte Dalla Torre Pio XII «diplomatico» prudente ed il forte carattere di Pio XI Il conte Giuseppe Dalla Torre ha' pubblicato le sue Memorie che spaziano per mezzo secolo e riguardano da vicino la Chiesa in Italia ed il Vaticano. Come responsabile dell'Azione cattolica e poi direttore degl'Osservatore romano per circa 1,0 anni, egli ebbe modo di conoscere i personaggi della Curia e sei Papi: Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. Annunciate da tempo, queste memorie erano attese come il contributo di un teste oculare alla interpretazione della recente storia. Diciamo subito che di maggior interesse è la seconda parte, dalla Conciliazione ai nostri giorni. La prima ha il difetto, per il comune lettore, di dare per scontata la conoscenza di persone ed episodi, che invece sono in genere dimenticati o malnoti. L'intero volume è una cronaca, che si sofferma anche al fatterello e al pettegolezzo, e serve ad illuminare più che a spiegare i problemi. Avremmo letto con piacere notizie e rivelazioni più dettagliate sui rapporti tra Pio XI e Mussolini: rapporti incerti che, se portarono alla Conciliazione — della quale (non si dimentichi) erano state gettale le basi sin dal 1919 con Orlami» —, si inasprirono a mano a mano che Papa Ratti scopriva la natura totalitaria dd fascismo. Il Dalla Torre ricorda le divergenze fortissime a proposito dell'Azione cattolica; egli stesso per i suoi articoli sull'Osservatore romano venne deferii" al tribunale speciale il H maggio 1930. Il questore di Roma ordinò fosse arrestai'-, ma occorreva catturarlo fuori della Città del Vaticane Il colpo falli e l'agente incuneato si ebbe in punizione 15 giorni di rigore. Pio XI i >'"■ un temperamento forte, autoritario e ?ton badai» a sfumature di linguaggio. L'S -ttembre 1936 parlando in '«ibblico a Castelgandolfo disse: cNon possiamo persuaderci che coloro ai quali devi stare a cuore la prospenta *d il benessere dei popoli ' : l0no spingere all'eccidio, alla rovina, allo ster¬ minio non solamente la propria nazione, ma gran parte dell'umanità. Ma se qualcuno osasse commettere questo nefando delitto... allora non potremmo fare a meno di rivolgere nuovamente a Dio con animo amareggiato la preghiera: " Dissipa gentes quae bella volunt"». (Distruggi le genti che vogliono le guerre). L'Italia allora inneggiava al conquistato impero e Mussolini preparava con Hitler le basi del patto d'acciaio. Tra Pio XI ed il successore c'era diversità totale di temperamento. Come segreta rio di Stato, scrive il Dalla Torre, il card. Pacelli fu « diligente esecutore delle dispo sizioni avute, non influì mini inamente sul pensiero e sul l'opera del Papa Riceveva ed eseguiva le istruzioni impar tite senza che nulla vi fosse da interpretare o integrare... Ascoltava piuttosto che dare suggerimenti ». Il suo carattere si svelò subito alla mor te di Pio XI nel febbraio del VJ39. 'iAlla morte del Papa ricevette le personalità che venivano a visitare la salma. Fu di estrema cortesia e sollecitudine con 1 rappresentanti del governo. Egli stesso accompagnò Galeazzo Ciano quando si presentò con il seguito al triste omaggio e lo riaccompagnò all'uscita. Non era che un segno del suo pensiero divergente da quanto aveva fatto il suo predecessore. Egli opinava che il rigore ora dannoso, che una aperta trattativa sarebbe stata più efficace, capace di superare lo difficoltà attuali ». Parlando di Pio XII appena eletto il Dalla Torre dà questo giudizio: < E' una persona che ha caratteristiche proprie, vuol fare da solo; non si fida degli altri; nutre dello simpatie vivissime, ha delle repulsioni che gli è difficile superare ». Ed aggiunge: «Non credo che si sia troppo allontanato da questi punti pressoché insuperabili». C'è in queste parole la chiave per capire la sua condotta degli anni diffìcili della guerra: granile misericordia per i perseguitati, ma preoccupazione di non aggravare i lutti, già terribili, con con¬ danne o interventi espliciti. Questa sua preoccupazione costante fermò anche la mano del direttore dell'Osservatore romano. « Una volta, — scrive il Dalla Torre — non potei esprimere intera la mia parola... Avvenuta l'Infamia delle Fosse Ardeatine io, deplorando l'attentato di via Rasella, protestai vibratamente contro la sanguinosa vendetta. Ma la nota fu ri veduta e ridotta alla parte dei biasimo generale contro si tragiche violenze... Si te meva di peggiorare una situazione gravissima ». In tutto il volume ci sono accenni ad episodi e situazioni che avrebbero meritato una ben più ampia trattazione. Quando si parla di mons. Monti?» si dice che lasciò l'incarico di assistente ecclesiastico degli universitari « per ragioni di indirizzo ». QualiT «Egli era di ampie, aperte visioni», «teneva una condotta su cui non era consenziente una parte ». Il lettore poco addentro desidererebbe qualcosa d. più da un testimone così preciso come il Dalla Torre. Il volume si legge d'un flato, portati dalla curiosità. L'unica menda, già l'abbiamo detto, è che questa curiosità a volte è sollecitata e non appagata. Giovanni Trovati GIUSEPPE DALLA TORRE: Memorie, ed. Mondadori, pagine 208, liro 2400.

Luoghi citati: Città Del Vaticane, Italia, Roma