Le ultime pagine

Le ultime pagine Le ultime pagine Dal Taccuino CXLIII, datato 11)2.5. E' l'ultimo, in ordine di data, di quelli pubblicati nel volume. + 1925. 2 febbraio. La Candelora (Purificazione di Maria Vergine) Dopo una serie di orgie, dopo notti e giorni di voluttà frenetica, di oblio carnale, uno stato quasi di convalescenza. I germi dello spirito sembrano traversare la carne compatta, come i germi d'una primavera timida c stupefatta. Sensibilità torbida. Nel Cenacolo solitario, una mano fraterna ha posto su la mensa le primizie: le prime viole doppie, i primi narcissi, il primo narcisso. Queste fresche e infantili primizie mi fanno disdegnare le opere d'arte raffinatissime che ornano la mia tavola ? La bellezza durevole, la bellezza fuggevole. Le viole sono le prime, eppure già all'orlo dei petali hanno non so che bruciatura pallida. Le accosto alle narici: non so che odore disperato; e, a poco a poco, discopro non so che odore nell'odore. Osservo, miste alle viole di Parma sono viole scempie, scure, quasi cupe come il panno pasquale che copre il Crocifisso. Queste hanno un odore intenso, inebriante, che - pur contro le mie nari - sembra non essersi partito dal cespo originario, dalla terra umida. Queste hanno la terra intorno, il prato intorno. Ma il mio piacere non viene appunto dall'imagi nazione? da questa imagine illusoria del cespo persi stente? Nelle, mie..cose d'arte è attualo il procedimento dell'imaginazione: questo cofanetto di smalto, questi pavoni gemmati, queste argenterie cesellate. Il fiore vivo accresce il pregio della cosa d'arte; ed essa cosa accresce l'incanto del fiore vivo. In un vasetto d'argento tre narcissi, i tre primi, con due ancor chiusi. Il calicetto giallo nel mezzo. I petali ancora aggricchiati, un po' accartocciati. Gli steli curvati a mezzo, come sofferenti - Un odore acuto, più che quello delle violette; l'odore speciale che si esala dalla salma delle martiri nella prima ora dopo il Transito. Ed ecco, nel suo vaso di coccio, nella sua terra, il giacinto. Ecco quasi una conciliazione dell'arte im mutabile e della mutabile vita! Il vaso d'argilla è in un cache-pot di maiolica bianca, ornato - in luogo di anse - di due teste di ariete. Le corna attorte, le orecchie forate. Il grappolo del giacinto, d'un bianco d'avorio, d'un avorio quasi cereo, sembra come protetto dalle foglie erette lunghe e aguzze che si partono dal basso dello stelo - verdi, lustre rigide - disposte come sette punte di spade. Gli accordi perfetti del verde, del bianco cereo, delle foglie semplici, dei fiori elegantemente lavorati; gli accordi dell'orlo d'argilla contro l'orlo di maiolica smaltata. Gli accordi della terra ove cresce qualche tenuissima pianticella verde, ov'è sparso qualche sassolino L'accordo della maiolica bianca posata sul piatta! d'argento dal margine sbal¬ zato a fiori di gran rilievo. La testa di Ariete sembra guardarsi nella ghirlanda di fiori d'argento come per affondarvi il mento barbuto, come per cibarsene. Imaginazioni sul buco nero delle orecchie aguzze, che traversa lo spessore della maiolica. Odono? Ascoltano? I petali dei giacinti sono sei. E li conto in ogni fiore, quasi aspettando che mi diventino settel Meditazione su la bellezza naturale e su quella prodotta dall'arte. L'arte va di là dalla Natura. E' l'ora del tramonto. I colombi tubano di là dal soffitto, si rincorrono, sembrano gioire dell'ultimo lume. Ascolto i loro passi frettolosi, l'ansietà amorosa dei loro inseguimenti Un passo traversa la corte. Un vocio viene dalle cucine. I colpi dello spaccalegna. Il rombo d'un carro lontano. Il latrato d'un cane di guardia - Il guaito d'un cucciolo. La primavera annunziata. La riscossa dello spirito. La figura della mia vita, non modificabile: della vita vissuta. La solidità della mia statua scolpita. II ronzio nelle orecchie, che sembra aiutare il dissolvimento dell'essere. Un rombo di carro, che s'approssima e può essere il rombo d'una improvvisa forza distruggitrice. La fiacchezza della carne corrotta dagli abusi I solchi aperti nella malinconia da gli odori dei fiori. Le viole cupe! Il giacinto è freddo, non ha quasi odore. Il narcisso ha un odore troppo carnale, troppo vicino alla prima ora delle morti beate. ..Gabriele d'Annunzio

Persone citate: Gabriele D'annunzio

Luoghi citati: Parma