Primi voli di guerra

Primi voli di guerra Primi voli di guerra Dal Taccuino LXXIX, datato 1915. Il dialogo tra il poeta e 11 pilota dell'apparecchio, Giuseppe Miraglia, tu scritto durante il volo, che ebbe fasi drammatiche. Prova di volo. Miraglia. 6 agosto 1915 « Se il tubo è troppo caldo, che c'è da fare?? - La scia delle navi - come le due palme nelle mani della vittoria La grana del vento su l'acqua - marezzata - I prati lagunari. Le chiare dighe come cinture intorno alla terra bionda e molle feminea, piena di seni, di parti delicate Nell'estuario le porzioni della terra - come fatte per essere offerte - come il pane si frange. Il fango prezioso - Il fumo che si corica abbassato dal vento - La gola di Venezia come la gola della colomba. Gli Euganei come tumuli - Le alpi della guerra dentate - I canali segnati dai pali. Le terre protese distese come i bei gesti. La città collegata col ponte come il fiore e il gambo. 7 agosto - 1915 lersera, nell' addormentarmi, un senso di felicità aerea. Il vento imprigionato nel sangue, trasformato in calore. Il viso caldo, come nel sole. Sonno profondo. Risveglio pigro - Un buon bagno - Cure minuziose del corpo, che stasera può esser morto e spogliato. Grandi frizioni. Colazione sobria alle undici. Caffè forte. Esco per andare a comprare una grossa maglia di lana, in Merceria. Giornata caldissima. Entro in San Marco. Frescura, ombra dorata. I sacchi intorno ai pilastri. Le statue fasciate. Un vecchio sonnecchia col capo contro il marmo prezioso. Incontro la contessa Morosini sul ponte della Paglia. Che belli occhi! E' con sua figlia, contessa di Robilant, che mi parla della bandiera di combattimento recuperata dalla torpediniera comandata da suo marito, nel ricercare l'Amalfi sommerso. Vanno al Lido. La Bella ci ha veduto volare, ieri, su la sua casa. Che belli occhi! Ancóra desiderabile. Dice che mi telefonerà verso sera, per non so che cosa. Fa l'elogio di Miraglia. Rientro all'albergo. Preparo le lane. Farà freddo, lassù? o laggiù"! Guardo un'ultima volta la pianta di Trieste, la pianta austriaca: Hafen von Triest und Bai von Maggia! Riempio di cartucce un portasigarette di cuoio. Superstizione del nume- ro 7. Penso che posso esser fatto prigioniero, e prendo un poco di denaro e... sette tàbtóids di'Cascara sàgrada!!! Mi annunziano che la gondola è pronta. Vado in gondola fino alla porta dell'Arsenale, per non dar nell'occhio. La gondola mi culla come una bara voluttuosa. Quanto è bella Venezia! Ragnateli nel cielo. Una dolcezza diffusa per tutto. Il pensiero della morte rende essenziale la vita. " Sublimare è d'una cosa bassa e corrotta farla alta, e grande, cioè pura... ". Trieste, 7 agosto 1915. - Debbo alzare al serbatoio superiore? La lancetta rossa è a zero. - Andiamo bene? Dialogo platonico della Bomba. - Attraverso i buchi bisognerebbe legarla con una cima in modo che non possa sfilarsi. - Dov'è la cima? Se resta là, ferma, non. c'è pericolo? - Non deve assolutamente girare l'elica. - Nell'atterrare, la terrò con la mano. - aeroplano - nemico. Non ci può raggiungere? « Vivendo, volando Che male gli fo? » Preparo la Mauser Dove sono i nostri? - c'è un aeroplano - La bomba sul dok. - Non abbiamo a bordo una corda? - Cerca in tutti i modi di tirar via la bomba che è pericolosa al momento dell'atterraggio. - La corda dell'angelicato Impiccatore! L'elica è così fortemente fissata contro il tubo, che non è possibile tirarla. Ricordarsi della frana rossa (la Cava) nel Golfo. La terra languida come un cielo a traverso una foglia macerata. Il Carso (calcare) deserto - che aspetta il sangue per beverlo. - I cacciatorpediniere non si vedono. - Come apparecchio da bombe è molto imperfetto - Clistere!!! - Due sacchi nel mare - gli altri a terra. - Tirano. Vedi le nuvolette di fumo? Shrappnell? Sinuosissimi canali. Le correnti rilucono nel mare e lo fanno simile alla laguna solcata dai canali chiari. Le città bianche su le sporgenze della costa : Caorle, Lignano, Grado. Al ritorno, Venezia appare tutta scura e indistinta su uno specchio d'argento. Non si scorge la sua ricchezza di pietra. E' come una velma, è come quando non era. ■ Appare, sotto il Carso pallido che vibra nel calore come la lava quando si fredda e perde il rosso, ecco apparire Trieste biancastra. La pietra istriana biancheggia. Ci avviciniamo rapidamente. Si vedono le dighe - si vedono i denti dei moli che mordono il mare triste. Il cuore batte, per un istante supera il motore terribile. La "fedele"! I primi due sacchetti li getto troppo presto. Sbandano al vento, con le fiamme perpendicolari che vibrano gioiosamente. Li vedo scendere nell'acqua del bacino. Scorgo la fiamma che s'inchina e galleggia. La piazza Grande è deserta. Il molo quarto è deserto, con mucchi di sabbia gialla. Un sacchetto portato dal vento va verso una villa del sobborgo, s'impiglia a un albero folto. - Vedo Trieste! Amore! Dolore ! Non le facciamo male. 11 calcare del Carso beve i fiumi, assorbe le acque. Il Timavo vi si perde - poi riappare. Anche il fiume del nostro sangue è mistico. La smottatura rossa è nella insenatura di Sistiana. L'ultima bomba s'è incastrata all'estremità del tubo. - sul tubo c'è una molletta • S'è incagliata fortemente Nell'atterrare, la terrò con la mano. Posso mettere un cencio perché resti ancor più fissa. E se nell'atterraggio saltiamo in aria??? Suicidio tragicomico. Sono sordo. Lo strepito del motore è atroce. Ho dimenticato di mettere nelle orecchie la cera d'Ulisse. Nel pallore della laguna i canali tortuosi sono verdi come la malachite, come l'ossido di rame.

Persone citate: Frescura, Giuseppe Miraglia, Grado, Lignano, Maggia, Mauser, Miraglia, Morosini

Luoghi citati: Caorle, Carso, Trieste, Venezia