Due banditi armati irrompono in una banca ad Orbassano rapinano tre milioni e fuggono in auto verso Stupinigi

Due banditi armati irrompono in una banca ad Orbassano rapinano tre milioni e fuggono in auto verso Stupinigi L'audace colpo in pieno giorno alla succursale della Cassa di Risparmio Due banditi armati irrompono in una banca ad Orbassano rapinano tre milioni e fuggono in auto verso Stupinigi Mentre costringono il cassiere a consegnare loro il denaro, il direttore dell'agenzia riesce a dare l'allarme - Invano un muratore tenta di bloccare la vettura dei rapinatori scagliando mattoni • Forse già identificati i malviventi: sembra si tratti di girovaghi, uno dei quali già ricercato per rapina - Una loro amica trovata in possesso di 700 mila lire (Dal nostro inviato speciale) Orbassano, 30 dicembre. Tre banditi, in pieno giorno, lianno assaltato l'agenzia della Cassa di Risparmio, nel centro di Orbassano, e si sono fatti consegnare tre milioni e 100 mila lire minacciando di morte il cassiere. Il direttore è riucito a dare l'allarme e i banditi hanno dovuto troncare a mezzo l'impresa e fuggire. Ma forse sono già stati identificati. L'agenzia della Cassa di Risparmio, a Orbassano, è in viale Regina Margherita, a due passi dalla piazza Umberto I, che è il cuore del paese. Una villetta a due piani: al primo gli uffici, al secondo la abitazione del direttore Michele Cornandone, di 1,7 anni. Accanto, la palizzata di un cantiere: si sta costruendo la nuova sede, un intrico di pali di cemento. Al centro, si sono già gettate le colate per le robuste pareti, armate d'acciaio, della camera blindata. La rapina è avvenuta alle 10,1,3. Ascoltiamo il testimone Pio Mulas, 30 anni, abitante in via Cascina Cocchi 103, manovale presso l'impresa Serretti che costruisce il nuovo stabile. « Stavo scaricando — racconta — dei sacchi di cemento da un camion e ho visto passare un'automobile: mi ha colpito il fatto che il guidatore avesse gli occhiali scuri, malgrado la giornata nebbiosa. Qualche minuto dopo, l'auto è tornata e si è fermata davanti al cancello del cortile della banca, a un paio di metri dall'ingresso ». Il guidatore con gli occhiali scuri resta al volante, col motore acceso. Scendono altri due giovani. Il primo è di media statura, sui 25 anni, in giacca e pantaloni grigi. Reg- ge un sacchetto vuoto nelle mani. L'altro è un po' più alto, sulla trentina. Indossa un lungo impermeabile, cammina un po' sbilenco, come se nascondesse qualcosa. « Quando ha salito i gradini — dice il Mulas — ho visto spuntare sotto le falde la canna bucherellata di un mitra. Tutti e due avevano al collo una grossa sciarpa: al momento di varcare la soglia se la sono tirata sotto il naso ». Nel salone della banca, con il direttore, ci sono altri quattro impiegati: il segretario Graziano Dell'Acqua, 25 anni, il secondo segretario Carlo Guazzo, 26 anni, l'applicato Vincenzo Pisani, 26 anni e il cassiere Antonio Marocco, 24 anni, abitante a Pollino. Questi sta controllando il libretto di risparmio di una cliente, nella sala ci sono altre due donne e due uomini. I dite banditi entrano in silenzio: quello con l'impermeabile color vino si pianta a lato dell'ingresso, sfila il mitra di sotto l'impermeabile e grida: « Fermi tutti, mani in alto e faccia al muro ». C'è un attimo di silenzio, tutti restaìto impietriti. Poi una delle donne lancia un urlo e si accascia svenuta. L'altro bandito, con un volteggio, ha già superato il banco che divide gli impiegati dal pubblico L'unico a reagire, con prontezza, è il direttore. Con un balzo, guadagna la porta che dà sulle scale e. fugge. Il rag. C'amandone irrompe nel suo alloggio urlando alla moglie: « Telefona ai carabinieri, c'è una rapina ». Poi esce sul balcone, che si apre sul viale. Urla: « Allarme, allarme, c'è una rapina alla banca >. Proprio di fianco, a due metri di distanza, ci sono i muratori al lavoro sulle impalcature. Grida: «Presto, fermate quella macchina. Gettatele addosso dei mattoni, buttate dei pali in strada per bloccarla ». L'unico a reagire con prontezza è il Mulas, che è rima¬ sto perplesso dopo aver visto quella che gli è parsa la canna di un mitra. Afferra una soletta di cemento, del peso di venti chili, e la scaglia contro l'auto ferma di fronte a lui. « E' caduta — dice — proprio davanti al cofano, ma non so se l'ho colpito ». Il guidatore non perde la calma. Dà alcuni nervosi colpi di clacson, innesta la marcia. Tutto si svolge nello spazio di pochi secondi. All'interno, il rapinatore che ha scavalcato il banco ha appoggiato la canna di una pi¬ stola alla schiena del cassiere Marocco e gli ha intimato: «Dammi i soldi o sparo». Non ha degnato di uno sguardo il « monetario », accanto allo sportello, che contiene alcune centinaia di migliaia di lire in diversi tagli. « Soldi non ce ne sono », tenta di dire pallidissimo, il Marocco. Ma l'altro lo sospinge con la pistola: «Apri la cassaforte o ti ammazzo ». Il cassiere apre il pesante sportello blindato, ma gli scaffali sono vuoti. «Tira fuori i soldi, dove li hai messi? », incalza il bandito. Fuori si odono le grida del direttore, il vociare di gente che accorre. «Presto, i soldi », grida. Ora è nervoso, spaventato. Il cassiere gli indica una scatola su un tavolo: « Sono lì > e il rapinatore, a piene mani, arraffa e riempie il sacchetto di tela. In quel momento si odono i colpi di clacson, l'allarme del complice. In un istante i due banditi sono fuori, saltano sull'auto che si allontana, con uno scatto fende la folla. Invano il Mulas cerca di colpirla con un altro mattone. L'auto, imbocca rombando piazza Umberto I, evita per un capello un'altra automobi le che sopraggiunge, passa da vanti all'appuntato dei carabi nieri Rotunno. Era al Municipio, per una pratica, quando ha sentito vociare: « Una rapina, una rapina*, ed è sceso di corsa. L'appuntato rileva che la macchina ha una targa provvisoria, di cartone: <A6 - 6575 », poi la vede scomparire in direzione di Stupinigi. L'allarme, frattanto, è stato raccolto dal Nucleo e rilanciato alla radiomobile del brigadiere Viana, che perlustra corso Orbassano. Anche questa, pochi minuti dopo è sul posto, e incomincia Za caccia ai banditi, alla quale partecipano anche le « pantere » della Questura, al comando del dott. Bonsignore. Seguendo le indicazioni dei passanti, si tallonano i banditi: l'auto — pa re una 1100 scura, blu o grigio topo — si è diretta verso Volvera. Qui, a poca distanza, dal ci mitero, c'è una carovana di zingari. Quando compaiono carabinieri, si sente un motore allontanarsi veloce verso la radiale di Stupinigi. Invano si cerca di raggiungerlo: le auto degli inseguitori si impantanano, devono desistere. L'accampamento viene circondato e perquisito: si trovano due pistole nascoste sotto alcune manciate di terra, una carabina, diversi oggetti d'oro. Non si trovano uomini, ma una delle donne ha nascoste sotto la gonna banconote per 700 mila lire, due pacchetti di cartucce calibro 22, la targa di un'automobile di Cuneo. E' Olimpia Decolombi, 15 anni. Si scopre che è sorella di un ricercato per rapina: Valerio Giacomo Decolombi, vent'anni. Un altro fratello, Romano di 22 anni, ha nella carovana un'amica, Liliana Barovero, 18 anni, che viene fermata. Racconta: « Romano è ricomparso stamane, dopo due o tre giorni che non lo vedevo. C'era con lui un amico, un certo Maci, sulla trentina. Li ho accompagnati a Orbassano, in banca: il Maci ha cambiato delle obbligazioni per un milione. Poi siamo tornati qui e se ne sono andati, a piedi ». Poco più tardi, alle 13, una 1100 con tre giovani a bordo si ferma a Piscina, in piazza Buniva. I tre scendono, saltano sulla 1S00 che il daziere Giu¬ seppe Gollin ha parcheggiato davanti al Municipio e fuggono. Invano il Gollin, sulla macchina di un amico, tenta di inseguirli: a Carignano ne perde le tracce. La 1100 abbandonata dai ladri risulta rubata l'altra sera a Torino, verso le 18,30, ai rag. Giovanni Garetto, che l'aveva lasciata sulla porta di casa, in corso Orbassano 191/3. Ha un'ammaccatura sul cofano: come l'avrebbe lasciata il mattone lanciato dal manovale Mulas durante la rapina. « E' la stessa auto — ha riconosciuto la Barovero — su cui Romano è venuto stamattina all'accampamento col Maci ». Carabinieri e polizia ricercano i due giovani, su cui gravano pesanti sospetti, e con loro anche Valerio Decolombi. Giorgio Martinat Pio Mulas, a sinistra, il muratore che ha lanciato i mattoni contro l'automobile dei rapinatori. Nella fotografìa a destra: il direttore dell'agenzia bancaria, Michele Cantandone, che e fuggito e ha dato l'allarme Romano e Giacomo Decolombi, i due giovani ricercati Una giovane girovaga interrogata ieri dalla polizia