Casorati incisore di Marziano Bernardi

Casorati incisore Le confessioni di una nascosta malinconia Casorati incisore Chi ama l'opera di Felice Casorati ed è sensibile alla sottigliezza spirituale, al tormento espressivo dovuto in parte alla complessità della cultura, in parte all'ambiguità del temperamento quanto mai aperto, fra slanci c ritegni, al gioco della vita, dalla sua pittura così chiaramente rivelati, accoglierà come un dono prezioso e al tempo stesso inquietante la maggior testimonianza finora raccolta di un'attività più privata — e in certi casi quasi segreta — del maestro piemontese. Il documento è offerto dall'editore Einaudi con la grande cartella. Felice Casorati, che contiene le riproduzioni in formato originale di 63 incisioni (acquaforte, puntasecca, acquatinta, litografia, xilografia, linoleum, lavagna, gipsografia), dalla prima conosciuta, ch'c la Vecchia tradizionalmente databile 1907, al Nudo con chitarra del 1963, anno della morte dell'artista; ed è da considerare che in genere queste incisioni sono rarissime, molte tirate in soli due o tre esemplari, quattro addirittura in prova unica. Le precede un ampio, penetrante studio di Luigi Carluccio, che all'indagine biografica e critica di Casorati s'è dedicato, com'è noto, appassionatamente. Ed a proposito di biografia, egli subito pone nel dovuto rilievo un particolare importante. Allo stesso modo che il pittore accettò « con brillante impudenza » per tutta la vita la data sbagliata della monografìa di Go betti (19:3' che facendolo nascere nel 1886 lo ringiovaniva di tre anni e dava al suo esordio nella Biennale di Venezia (1907) col Ritratto della sorella Elvira un crisma di singolare precocità; così la leggenda che il giovane Felice, lasciati per un grave esaurimento nervoso gli studi musicali, sui diciassette o diciottenni si trovasse quasi per caso tra le mani una scatola di colori, e nella convalescenza a Fraglia creasse dal nulla un dipinto, Ca soni padovani (1902), «che sa di miracolo », va assai ridimensionata. In casa Casorati la pittura non era un'intrusa senza nome e senza volto. II padre del musicista mancato, ufficiale del l'amministrazione militare, aveva dimestichezza coi pennelli e si dilettava a decorare ad affresco gli appartamenti delle sue varie residenze: per esempio, tra il 1890 ed il '95, a Sassari. Non saranno forse state tutte quelle cui accenna il Carluccio le riviste straniere d'arte che il ragazzo potè sfogliare in famiglia per l'hobby paterno, ma probabilmente il nostro modesto « Emporium » gli bastò per immergerlo nell'» onda fluente, sinuosa, caratteristica della struttura formale dell'Art Nouveau »; per anticipargli la conoscenza di un clima estetico che nel 1910, con la grande mostra veneziana di Gustav Klimt, massimo rap presentante della Secessione vien nese. egli avrebbe spontanea mente assimilato; e basta osservare le prime incisioni di que sta cartella, almeno fino ad Al bero e figure (19:5), per esser certi che il gusto grafico di Casorati, propenso al simbolismo nacque e si affermò Liberty. Ciò curiosamente contrasta col crudo verismo che alterna tivamente si nota nella sua pit tura di quei medesimi anni; perché è difficile mettere spiritualmente e stilisticamente d'accordo l'acquaforte Vecchia (1907) « dai tratti filiformi e anguillari », col celebre Ritratto della sorella Elvira, della stessa data e di così imperiosa definizione formale; o stampe evasive come Adamo ed Eva, Illustrazione, Via Lattea con barche, forse fra il 1008 e il '12, con quadri fortemente realistici quali Nonna e nipotina, Vecchietta padovana. Persone, Don Pedro de Consedo, Le vecchie, Bambina, dipinti nel lo stesso giro di tempo. Già allora si insinuava nell'arte di Casorati quell'inquietudine quel dualismo, quell'ambiguità di suggestioni e ispirazioni, che tre quentemente lo posero in alter native concettuali e sentimentali donde uscì placato forse in una fase soltanto del suo produrre quando il preceno del « Numerus mensura pondus » nel quale son da inscrivere le famose Uova sul cassettone del 1920, lo sollevò per meno d'un decennio nell'aura magica del suo cosiddetto « neoclassicismo ». E tuttavia anche allora una sorta d'interno rovello, compresso fra la passionalità dell'animo e la fredda lucidità, il distacco intellettuale persino arido (e che poteva sembrare a volte insincero) ch'egli s'imponeva, gli sicol'teqfastersostpmstpmaincsimpudaptscselduftcSmm1sddi si agitava nell'intimo certamente con acuto tormento, speso con l'irritazione d'una propria scontentezza: ed è da questo frequente contrasto che sorge il fascino dell'arte casoratiana. Come liberarsi di quel contrasto? Lo strumento dell'incisore era lì a portata di mano nella solitudine, nella segretezza dello studio di via Mazzini: l'artista poteva confessarsi, porsi finalmente soltanto di fronte a se stesso. Di qui la sua indifferenza per una pratica grafica unitariamente, meticolosamente condotta al modo di Morandi, benché le incisioni casoratiane siano più di centocinquanta ed altre molte siano andate disperse; e la rudimentalità dei mezzi tecnici impiegati, e la varietà delle materie usate per le matrici, e la rarità delle stampe: bastando talvolta al pittore un'unica prova di impressione per il proprio confronto linguistico, e quindi quasi sempre restando esclusi i ritocchi in successivi « stati ». Un esempio di cotesta confessione? Si guardi la puntasecca e acquaforte intitolata sul catalogo Composizione, del 1927, due fanciulle nude che dormono una accanto all'altra. La si confronti col quadro Ragazze dortnienti, dello stesso anno, della collezione Gualino a Firenze. Scrive il Carluccio: « / volti ca musi, gonfi, delle due figure dormienti ?iella Composizione del 1921, stravolgono quasi attraverso il riflesso di uno specchio deformante i lineamenti squisiti di Silvana Cenni, una delle rare indicazioni di un sentimento del bello muliebre nell'opera di Casorati maturo e già accennano, in sintesi, le nuove direzioni della ricerca casoratiana; documentano cioè l'insorgere dello sprezzo per la grazia femminile caratteristico delle opere degli anni Trenta... ». Ma Silvana Cenni è del 1922. e successivamente nel Meriggio e nello Studio (i922-'23), nel Concerto (1924), nella Conversazione platonica (1925), nelle Donne (iqi6-'if), nelle citate Ragazze dormienti (1927), Casorati continuava a dipingere corpi femminili splendidi, armoniosi, vicini agli esempi museali del più alto Manierismo, volti bellissimi e soavi-, mentre negli stessi anni la stia attività incisoria stranamente si arresta, quasi l'artista fosse tutto preso da quelle consolanti immagini di idealizzata realtà e la sua fantasia altro non chiedesse Sì ch'è giusta la osservazione del Carluccio. che l'opera grafica di Casorati «ri accentua nei momenti di crisi... di fronte ai primi fenomeni di una modificazione sensibile delle sue intuizioni plastiche ». Tuttavia si può andare più in là. L'incisione, persino quando in certi momenti tace, resta l'altra faccia del pittore, la più vera, la più sincera, quella che riflette coi corpi macilenti, le fattezze sformate e « brutte », le teste calve, gli aspetti desolari o malaticci, il suo interno dubbio sullo spettacolo della vita, la sua insensibilità al « bello » naturale, il suo scontento. Insomma, la sua irrimediabile nascosta malinconia. Marziano Bernardi L'imam ribelle El Badr nella sua caverna al quartier generale dei guerriglieri yemeniti (Foto di F. Rosso) ■iimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitmiiiiii illuminili iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini imi mmimiiimimimmm mimi nint niiiiii mimmimiimmi

Luoghi citati: Firenze, Sassari, Venezia