La Polonia è comunista a modo suo di Enzo Biagi

La Polonia è comunista a modo suo UN POPOLO ROMANTICO, RELIGIOSO E RIBELLE La Polonia è comunista a modo suo Gomulka, vecchio «leader» discusso ma rispettato, ha stretto i freni alle attività culturali, ma la censura tollera l'arte astratta e la musica di avanguardia - Legati alla Russia anche per paura della Germania, i polacchi continuano a guardare all'Occidente ; dai parenti d'America arrivano, con i pacchi-dono, anche molte idee - Il partito comunista è diviso : la corrente diretta dagli ex partigiani non nasconde l'ispirazione nazionalista e lo spirito di indipendenza da Mosca - I rapporti tra Stato e Chiesa sono più tesi dopo la lettera dell'episcopato polacco ai vescovi tedeschi sul confine dell'Oder-Neisse -1 comunisti temono ogni iniziativa delle autorità religiose, in un paese di ardente fede cattolica (Dal nostro Inviato speciale) Varsavia, dicembre. Sono appena arrivato dall'Urss, e mi pare già di essere in un altro mondo. Piccoli fatti, curiose impressioni. Ad esempio: l'insegna luminosa che fa la pubblicità al « Toto-Lotek ». I polacchi credono ancora nella fortuna e nelle lotterie. E se lanciano un nuovo profumo, non 10 chiamano « Notti di Mosca», ma <Cool Jazz». Nell'ingresso del mio albergo, un artigiano, il signor Sikora, con negozio in Uliza Ibnera, segnala ai turisti le sue pregiate scarpe. Una timida voce dell'iniziativa privata. In una vetrina di Novj Swlat sono esposti alcuni Quadri di astrattisti, mentre a Leningrado, nel sotterranei dell'Ermitage, stanno ancora ammucchiati molti Picasso. 11 partito controlla il cinema, i libri e la televisione, ma chiude gli occhi sulla musica e sulla pittura. Tipi intraprendenti offrono, in mezzo alla strada, e contro la legge, di cambiare i dollari al mercato nero. Tra le ufficiali e le proibite si contano sette diverse quotazioni. La divisione delle classi, simboleggiata anche dalle automobili, (nell'Unione Sovietica le più importanti gerarchie viaggiano in €Ciaika>), Qui è ancora più evidente: la « Warszawa » è per i piccoli borghesi, la «Volga» per i funzionari del partito, la «Humbert» per gli alti burocrati, la « Mercedes 220 » per i ministri. Quando le trasmissioni di « Radio Europa Libera » si fanno più drammatiche, la gente si affretta a far provvista di zucchero e di scatolette. Non leggono soltanto il Tribuna Ludu, non si accontentano di una sola verità. Vogliono sapere cosa si dice tfuori». 1 parenti d'America continuano a spedire vaglia e pacchi, sottovesti di nylon, rasoi elettrici e transistors; i vecchi gentiluomini, nei caffè, seguitano a baciare la mano anche alle cameriere; non smette di aumentare il consumo della vodka: gì lo Stato, di uomini degni? Quanto mai li sfugge e adula i mascalzoni » Non è semplice spiegare questo paese. Osserva Jerzy Lec: « Gli uni ci chiamano l'Occidente dell'Est. GII altri l'Oriente dell'Ovest». E il disagio provocato dalla difficile situazione è assillante, come non sfuggono i problemi e le contraddizioni create dalle due grandi forze ohe si combattono e che governano: comunisti e Chiesa. C'è un partito, il Poup, formato dal pc e dai suoi compagni di strada, che comanda, ma è diviso in tre forti correnti, e c'è un cardinale che è seguito dal 90 per cento della popolazione. Due personaggi, Wladislaw Gomulka, primo segretario del Comitato centrale, e Stefano Wyszynski, primate di Polonia, si fronteggiano e si condizionano. Wladislaw Gomulka è malato. Soffre, dicono, del morbo di Burger, ed è sotto il controllo dei medici. Prima abitava un piccolo appartamento, in uno stabile popolare, ora si è trasferito in una villa nel quartiere dove vivono i capi. Lo assiste la moglie, una ex operaia che< Siamo tuttora una società divisa in stati », ha detto qualcuno, « e ha la supremazia lo stato di ubriachezza ». Si incontrano, sui marciapiedi, i mendicanti e le venditrici di fiori; sotto le statue della Madonna, nei giardinetti, ardono, nella sera, piccoli ceri: t E' un popolo poetico», sentiero Isaak Babel, « onorano il cuore di Chopin ». Poetico e ribelle. Discutono, si arrangiano, vogliono vivere. Nelle librerie è in vendita un saggio di Adam Schaff: Il socialismo e la personalità umana In- frange qualche dogma, dice che la ricetta marxista non è sufficiente a soddisfare le esigenze dell'uomo moderno, che non può sfuggire all'angoscia dell'alienazione. Una prova, dunque, della libertà di critica. Contemporaneamente, la censura taglia dalle Rane di Aristofane questa battuta: « Di chi si serve og- fino a qualche anno fa andava ancora alla fabbrica, e lo si vede di rado alle cerimonie. Poco lontano si sono sistemati due suoi devoti collaboratori, Mieczyslav Moczar, ministro dell'Interno, e Zenon Kliszko, membro del Politburo, ideologo, e responsabile dei rapporti coi cattolici. Dicevano, anzi, ohe il compagno Kliszko avrebbe potuto aspirare alla successione, ma anche lui non gode buona salute. Gomulka è sempre il leader rispettato e riconosciuto, anche se alcuni lo conside rano legato a formule superate. Come tutti i bolscevichi della sua generazione, ha fatto dell'operaismo un mito. Nella politica culturale, dopo i giorni della grande speranza e dei fermenti, di Marek Hlasko e delle osterie dove s'inneggiava a Cocteau, il tempo del disgelo, si av- verte un brusco arresto; il colloquio con gli scrittori si è fatto teso e difficile. Al tredicesimo Plenum, Gomulka ha sostenuto ancora le teorie del « realismo socialista ». Gli scrittori hanno protestato per l'inasprimento dei controlli, per le limitazioni nell'assegnazione della carta, hanno chiesto, con cento voti a favore e poco più di dieci contrari, la revisione del codice staliniano, l'abolizione della pena di morte, la fine della procedura d'urgenza. Se ne è andata la romanziera Maria Dabrouiska, che molti giovani consideravano una guida, e la sua scomparsa ha rivelato, ancora una volta, il disagio, l'incertezza nella quale si dibattono gli artisti. La Dabrowska considerava la creazione « un servizio sociale », era sempre stata In linea con i precetti ufficiali, ma prima di morire ha chiesto il funerale religioso, e ha pregato che il duttile e servile Jaroslaw J vaszickiewikz, capo della Associazione degli Scrittori, venisse dispensato dal dovere di tessere il consueto elogio del camerata defunto. Contro il suo desiderio l'hanno sepolta nel * Cimitero degli eroi », ma l'orazione funebre è stata tenuta da Jan Paradowski, il ribelle presidente del « Pen Club ». C'è, insomma, una diffusa aria di crisi. Quando il poeta inglese Spender, in visita a Varsavia, disse ai colleghi riuniti per festeggiarlo che più di tutto desiderava incontrare un comunista, ai alzò dal fondo una voce: « Forse sei arrivato troppo tardi ». A questi contrasti si aggiungono, per Gomulka, le divisioni all'interno del Poup, e le difficoltà, in questi giorni più acute, delle relazioni con Wyszynski. Il compagno Moczar, già generale, già comandante di bande nella zona di Kielce, che ha in mano il ministero dell'Interno, la polizia e la rivista Kultura, conta su numerosi seguaci, e cerca di mantenersi nelle posizioni tradizionali. Il compagno Btzzelecki, membro dell'Ufficio politico e della Segreteria, presidente della «Sbowys», l'associazione dei partigiani che ha trecentocinquantamila aderenti, ha quasi costituito un partito nel partito, vuole un comunismo polacco, considera con poco rispetto quelli di Mosca, e tra le sue file serpeggiano lo sciovinismo, l'insofferenza per le direttive sovietiche, e anche qualche rigurgito antisemita Poi o'è il duro ed attivo Edieard Gierek di Katovice. che conosce la fatica delle miniere belghe. e controlla la regione economicamente. più avanzata. Gierek si ri- /<* al modello tedesco: ordi¬ ne, disciplina, efficienza. Lui considera con poco rispetto quelli di Varsavia. Si è conquistato l'appoggio dei tecnocrati e dei minatori, ai quali versa una parte di salario in carbone, ed hanno anche il diritto di esportarlo e di farsi pagare in dollari, e la facoltà di andare ad acquistare merci nei ma- ' gazzini del « P.K.O. », dove chi dispone di valuta può comperare dal whisky ai televisori. Applica, con gli indifferenti, il principio dell'ungherese Kadar: « Chi non è contro di noi, è con noi ». Infine Gomulka deve fare i conti con i cattolici. E' dal 1956 che lui e il cardinale si controllano, e in certo senso, si aiutano. Gomulka restituì alla Chiesa ciò che le era stato sequestrato, non interferi nelle nomine dei vescovi e nelle auestiotti religiose, concesse una certa libertà di insegnamento. Dal canto suo Wyszynski ammoniva dal pulpito: «La Polonia è stanca di essere il Cristo delle nazioni. Ora ha diritto di vivere come le altre, serenamente », e ricordava le antiche paure, da una parte il peso della Russia, dall'altra la minaccia della Germania, e le violenze sofferte, e se parlava di Adenauer lo definiva: « Quell'uomo pieno di orgoglio che noi non amiamo ». Da una questione di confini nasce il contrasto. La «Linea Oder-Neisse>, si è detto, « è per 1 polacchi una frontiera, per 1 tedeschi una cicatrice ». Si tratta di centomila chilometri quadrati, campi ben tenuti, fabbriche, strade ordinate, foreste, che alla fine della guerra sono passati dal Reich all'amministrazione della Polonia. I tedeschi li rimpiangono, i polacchi, senza distinzione di fede, li considerano « una Questione vitale », un fatto che non si può più discutere. Nel prossimo maggio, nel santuario di Czestochowa, sarà celebrato il millennio dell'evangelizzazione, e l'episcopato polacco ha inviato ai confratelli tedeschi una conciliante lettera di invito, ispirata dalla «carità cristiana», e dallo spirito ecumenico: vi si parla anche dei patimenti dei rifugiati, costretti a lasciare le loro case, e dell'amarezza della Germania, vi si dice: « Noi vi perdoniamo, e vi preghiamo di perdonare ». Questa umiltà ha suscitato il furore della stampa di Varsavia. Si legge: « Chi ha autorizzato i vescovi a chiedere scusa ai tedeschi di Bonn, predicatori della rivincita? In nome di chi agiscono, contro gli interessi della nazione, e in contrasto con il governo? Nella nostra Repubblica non vi è posto per uno Stato nello Stato ». Siamo tornati alle battaglie più accese, la tolleranza e la coesistenza corrono gravi pericoli. Sullo stemma di Wyszynski sta scritto: Soli Deo; sulla tessera di Gomulka: Il partito ha sempre ragione. Le scritte pubblicitarie al neon, e le candeline sotto le immagini della Vergine, non rischiarano a sufficienza la via che i polacchi debbono percorrere. Sembra che il tempo si sia fermato ad una stagione ormai lontana e rimpianta. E. come dice Leck, « si può chiudere un occhio sulla realtà, ma non sul ricordi ». Enzo Biagi