Vivere "senza gravità,, di Angelo Viziano

Vivere "senza gravità,, Le moderne ricerche di biologìa spaziale Vivere "senza gravità,, L'impresa di Barman e Lovell, i due astronauti che per 14 giorni sono rimasti in orbita a bordo del «Gemini 7», permetterà di acquisire nuove conoscenze - Problemi particolari (demineralizzazione scheletrica, disturbi organici) e aspetti psicologici della solitudine nel volo Il contributo che la nuova medicina ormai definita medicina astronautica è in via di apportare vieppiù alla conquista dello spazio sta per passare in primo piano in tale impresa. Non più, o non soltanto, può valersi di ipotesi fondate in massima parte su basi teoriche; ma già si alimenta di dati di fatto, di risultanze di esperienze eccezionali su quegli esseri umani che nello spazio hanno effettivamente soggiornato dopo le prove eseguite in ambienti simulanti le situazioni cosmiche solo prevedibili. Ora la valutazione del comportamento degli audaci e resistenti nocchieri del Gemi»!' 7 le meticolose analisi differenziali tra i dati rilevati in essi alla partenza e quelli repertati a compito esaurito forniranno indubbiamente un prezioso materiale positivo e quindi motivo di nuovi pensamenti, al fine di risolvere i problemi ancora sul tappeto non solo per il migliore adattamento dei viaggiatori cosmici ai sempre più prolungati sog¬ giorni in condizioni di assenza di peso, ma anche per il pronto riadattamento alle condizioni primitive della funzionalità di preziosi sensibili sistemi organici al rientro nell'atmosfera normale. Si vuol precisare, insomma, per arrivare ad una prevenzione se dopo una permanenza veramente assai lunga (certo di parecchie settimane, ove sia possibile) nello spazio i navigatori spaziali non soltanto possano dimostrare minorazioni in qualche settore organico (dagli ultimi esperimenti si è visto profilarsi qualche segno di una già ipotizzata demineralizzazione scheletrica per una fuga di calcio), ma se anche rischino di presentare squilibri nel riadattarsi alle condizioni ambientali terrestri. E' chiaro che il primo apparato in questo senso in causa è il cardiocircolatorio, per le intense accelerazioni cui viene sottoposto al rientro, col nuovo incontro dell'organismo con la forza di gravità. L'essere nulla que¬ sta nella vita spaziale comporta la riduzione del lavoro muscolare, compreso quello cardiaco, a valori assai bassi, che si riflettono tuttavia negativamente sulle condizioni delle fibre muscolari. Comprensibile che nel ritorno a arra si possano verificare segni di debolezza, ossia disturbi dell'attività fisiologica del sistema in discorso. In quanto all'apparato scheletrico, come ora si è detto, esso ha già dimostrato inconvenienti di decalciticazione e di modificazioni della architettura strutturale, nella cui genesi forse entra qualche fattore di più della assenza di gravità e della prolungata coatta posizione sedentaria. Approfonditi esami odierni su Borman e Lovell potranno o no fornircene altra dimostrazione ma contemporaneamente darci, attraverso complessi esami biochimici, una soluzione attendibile della genesi di tale fenomeno. Parimenti, mediante i controlli differenziali di cui accennammo, i medici spaziali inquirenti forse chiariranno un altro fenomeno già riscontrato nei due astronauti che compirono precedentemente una intera settimana aerospaziale, cioè una cospicua riduzione di globuli rossi, con una relativa riduzione della normale durata di vita di essi. Ma non qui si arrestano le ricerche sul comportamento dell'organismo umano nel soggiorno spaziale, per cui ci pare tutt'altro che offensivo dire che gli attuali astronauti rappresentano gli uomini cavia, tuttavia di eccezionale allenamento, degli studi della nuova fisiologia. Non dimentichiamo che, per quanto meno sbandierata di quanto lo sia stata all'inizio, continua ad essere perseguita l'osservazione del comportamento funzionale dell'organo (sito nell'orecchio) che presiede e controlla l'equilibrio statico e dinamico del corpo. Anche l'acutezza visiva è motivo di inchiesta. D'altronde il laboratorio provvede ad indagini sul comportamento di ormoni, su variazioni umorali e via dicendo. Un lavoro divenuto ora veramente sistematico, per offrire in un prossimo futuro una visione d'insieme della fisiologia o meglio della fisiopatologia spaziale. E certamente in tutto questo infittirsi di indagini gran posto assume la neurologia, tanto che già esiste pur da noi una cattedra di neurologia spaziale. Non è ora il caso di abbordare i problemi che il volo spaziale solleva nei riguardi del sistema nervoso degli astronauti, ma sono molti e vari e complessi. Basti dire che da un lato l'immobilizzazione prolungata può ingenerare persino disturbi dei processi percettivi e intellettivi; l'imponderabilità, che sottrae alle forze gravitazionali abituali, disturba gravemente la integrale conoscenza della propria realtà corporea, dalla posizione dei singoli segmenti del proprio corpo alla situazione di questo nello spazio. La solitudine nel volo a singolo e la coabitazione forzata e lunga nel volo in più persone portano ad altri problemi Ma bisogna ben' convenire che in tutto ciò soluzioni mirabili sono già state convalidate dalla esperienza. Attendiamo, dunque, tra una decina di giorni le conclusioni della revisione clinica degli astronauti primatisti per durata di volo. prof. Angelo Viziano Gli astronauti Borman, da destra, Lovell ed il dott. Berry, capo dei servizi medici spaziali détta Nasa (Tel. A.P.)

Persone citate: Barman, Borman, Lovell