L'Asia è al centro dei colloqui americani di Ferdinando Vegas

L'Asia è al centro dei colloqui americani L'Asia è al centro dei colloqui americani Da Parigi, appena finito il Consiglio atlantico, l'attenzione mondiale si sposta su Washington, dove Johnson si incontra con Wilson e si appresta a ricevere, subito dopo, Erhard. I temi in discussione sono sempre gli stessi che stanno al centro del dibattito mondiale in questa fine d'anno: la distensione, la non proliferazione atomica, la Germania e il problema nucleare della Nato, le due gravi crisi del Vietnam e della Rhodesia. L'America e l'Inghilterra sono le due sole potenze occidentali con interessi e responsabilità mondiali ; i colloqui tra Johnson e Wilson si prestano quindi ad una rassegna panoramica generale, dall'Europa all'Asia all'Africa. L'Europa, l'hanno constatato a Parigi i ministri atlantici, in questo momento non desta preoccupazioni; gli alleati, anzi, «si sono posti il problema di sviluppare i contatti con l'Unione Sovietica e con gli altri paesi dell'Est europeo ». Per un'alleanza, sorta nel '49 allo scopo preciso di contenere l'espansionismo sovietico, il mutamento di prospettiva è veramente significativo : la storia ha camminato, in questi sedici anni, e bisogna adattare i vecchi strumenti alle nuove realtà. Viene così ridimensionato anche il problema interno della Nato, suscitato dalla richiesta tedesca di compartecipazione nucleare. Solo dopo la visita di Erhard si potrà fare il punto sulla questione ; fin d'ora, però, il Cancelliere non si fa molte illusioni : « Non presenterò domande eccessive », ha detto di recente, « ma curerò che la, Germania non sia oggetto di discriminazione per il fatto di essere attualmente divisa ». La difficoltà maggiore, per la Germania, sta nel legame tra la sua richiesta e la non proliferazione nucleare: nel senso che i sovietici non intendono accedere a un trattato per la non proliferazione se la Germania ottiene una qualche forma di partecipazione nucleare nella Nato. La posizione sovietica è stata ribadita al ministro degli Esteri inglese, Stewart, durante la sua recente visita a Mosca. Per quello che se ne è saputo pubblicamente, questa visita si è conclusa con un insuccesso; ma i veri risultati si potranno apprezzare solo col passare del tempo, a cominciare dall'incontro in córso tra Johnson e Wilson. Questi, informato dell'atteggiamento sovietico, ne trarrà spunto per insistere presso Johnson sulla tesi inglese, che afferma la precedenza assoluta dell'accordo sulla non proliferazione. E' una priorità che si impone con urgenza drammatica, come ha dettò Wilson ieri l'altro all'Onu: se entro l'anno venturo non si sarà raggiunto l'accordo, « il mondo avrà superato il punto da cui non si torna indietro ». Il disordine che regna in Asia e soprattutto le previsioni sui progressi atomici della Cina conferiscono al mònito di Wilson ancora maggiore gravità. L'India, se non è garantita nei riguardi della Cina, può ce dere alla tentazione atomi ca; occorre quindi bloccare in tempo un processo che potrebbe avere sviluppi incontrollabili, certamente pericolosissimi. M; occqrre pure, e anzitutto, cercare di spegnere il focolaio già ac ceso in Asia, nel Vietnam, prima che appicchi l'incendio alle regioni limitrofe. Questo è il secondo argomento fondamentale che Wilson tratterà con Johnson. La discussione si svolge sotto l'auspicio, insperatamente favorevole, della notizia che Fanfani, presidente dell'Assemblea dell'Onu, ha appena trasmesso a Johnson: che Hanoi è disposta a trattative, per le quali Ho Chi-min non chiederebbe più il ritiro preliminare degli americani dal Sud Vietnam. Se le cose andassero bene, sarebbe così premiata la fedeltà dell'Inghilterra nel sostenere l'atteggiamento americano nel Vietnam. Indirettamente, poi, ne sarebbe favorita la posizione inglese « ad est di Suez », che Londra fatica a mantenere. E anche questo è un tema importante delle conversazioni di Washington, poiché Johnson, per sapersi regolare, desidera sapere sino a che punto l'America potrà contare sul concorso inglese dall'Oceano Indiano al Pacifico. Infine, ultimo ma sempre più scottante argomento, quello della Rhodesia. I problemi, come si vede, si rincorrono e sono collegati l'un l'altro. Sta a Johnson e a Wilson ordinarli, fare le scelte necessarie, tentare di tutto per risolverli pacificamente. Ferdinando Vegas

Persone citate: Fanfani, Johnson