L'opera «Judith» di Luzzatto in prima italiana a Trieste

L'opera «Judith» di Luzzatto in prima italiana a Trieste L'opera «Judith» di Luzzatto in prima italiana a Trieste Il musicista l'aveva presentata con successo nel 1932 in Germania - Poi si era dovuto rifugiare in Svizzera per le persecuzioni razziali (Nostro servizio particolare) Trieste, 9 dicembre. Dall'oratorio in latino Juditha triumphans, che Antonio Vivaldi volle qualificare «sacro e militare », alla Betulia liberata, che il quindicenne Mozart compose su testo di Metastasio, la letteratura musicale annovera In gran coI pia melodrammi, oratorii e Icantate celebranti la figura di Giuditta, l'indomita vedova di IIsraele, che donò pace e libertà al suo popolo, sopprimendo Oloferne, capo delle armate assire di Nabucodònosor. AI fascino che si sprigiona dal personaggio di Giuditta non si sottrassero neppure i contemporanei. Ad Arthur Honegger, e ad Arrigo Pedrollo, va aggiunto il musicista triestino Livio Luzzatto, la sua Judith è apparsa questa sera sulle scene del teatro Verdi, in veste di novità per l'Italia, ad oltre trent'anni dalla sua nascita, felicemente avvenuta nel '32 al teatro tedesco di Friburgo. Quel successo sembrò aprire a Luzzatto le porte di altri e importanti teatri germanici, ma ogni prospettiva venne stroncata pochi mesi più tardi, dall'avvento al potere di Adolf Hitler. Poi anche l'Italia iniziò la sua politica razziale, e Livio Luzzatto fu costretto a lungo esilio in Svizzera; al suo ritorno, svolse una considerevole attività di regista specie al San Carlo di Napoli, ma la Judith rimase ancora dimenticata, e solo questa sera è apparsa sulla scena, nella natia Trieste. Nella lunga attesa l'autore — secondo le sue stesse dichiarazioni — ha sottoposto l'originaria partitura a un profondo lavoro di revisione e di aggiornamento. Il testo di Judith è dovuto allo stesso musicista: nel suo delineare la vicenda con pochi e scarni tratti, nelle inserzioni copiose di citazioni at tinte alla Sacra Scrittura, nei frequenti interventi corali sembra attagliarsi ad un meditato oratorio, piuttosto che a un'opera teatrale. La mu sica, invece, compie l'itinera rio opposto e avvolge i radi elementi ambientali ebraici tra 1 quali lo squillo solenne del rituale « shofar » — di una turgida atmosfera melodrammatica. Allievo di Pizzetti e di Respighi, il Luzzatto sembra maggiormente avvertire l'influsso del secondo, attraverso un compatto, incalzante, incessante sinfonismo, che evoca il giovanile Respighi di Semirama, abbagliato a sua volta dalla ricchezza orchestrale di Strauss: cui il Luzzatto, cresciuto nell'ambiente mitteleuropeo di Trieste, agevolmente e congenialmente aderisce. Ma in Judith si colgono anche le voci del melodramma detto verista, specie nella linea vocale della protagonista, riecheggiante l'ultimo e più evoluto Puccini. A questa prima edizione italiana di Judith il teatro triestino ha dedicato attenta cura: il maestro Nino Verchi ha diretto con chiara e animatrice energia, la protagoni sta Simona Dall'Argine si i prodigata valorosamente in un cimento altrettanto sfibrante di quello proverbialmente imposto alle agitate eroine straussiane, bene assecondata dal tenore Aldo Bertocci (Oloferne), dallo stuolo dei com primari, e dall'ottimo coro triestino, istruito da Giorgio Kirschner. Con gran varietà di effetti luministici, di proiezioni, di dissolvenze, il regista Carlo Piccinato, avvalendosi delle scene di Adriana Muojo, ha fronteggiato la sostanziale stasi dell'azione scenica. A tutti gli interpreti e realizzatori, e in particolare al l'autore, festeggiatissimo nel le sue ripetute apparizioni al la ribalta, il folto pubblico del Verdi ha tributato calo roso plauso. g. p.

Luoghi citati: Germania, Italia, Napoli, Svizzera, Trieste