Gli africani dello Zambia non sono più ricchi ma hanno speranze e dignità negate in Rhodesia di Giovanni Giovannini

Gli africani dello Zambia non sono più ricchi ma hanno speranze e dignità negate in Rhodesia VITA DELLA POPOLAZIONE INDIGENA NEI DUE STATI VICINI Gli africani dello Zambia non sono più ricchi ma hanno speranze e dignità negate in Rhodesia I negri delle campagne sono più numerosi e più poveri di quelli rhodesiani ■ I salari pagati dalle miniere e dalle industrie dello Zambia restano sulla media di 30 mila lire al mese -1 « bianchi » guadagnano otto volte di più, quasi come in Rhodesia; la diseguaglianza è diminuita (nel 1955 i salari europei erano 15 volte superiori), ma il governo indigeno la difende perché legata a maggiori capacità - Anche il governo razzista di Salisbury ha creato scuole per i negri, cercando però di impedire la formazione di una « élite » - Nello Zambia c'è un grande sforzo di progresso, in serena collaborazione ed eguaglianza politica con i bianchi (Dal nostro inviato speciale) Lusaka, dicembre. Vado attraverso i quartieri africani di Matera e di Ciniega alla periferia di Lusaka, e l'impressione non è diversa da quella avuta ad Harari, ad Higheild, le due townships indigene di Salisbury; percorro in macchina trecento chilometri fino a Kariba, ed i villaggi di capanne ed i loro abitanti non mi sembrano troppo differenti da quelli visti andando dalla capitale di Ian Smith a Bulawayo; visito case, uffici, fabbriche e non trovo condizioni materiali migliori al Nord che al Sud dello Zambesi. Dunque la conquista dell'indipendenza non ha portato agli africani dello Zambia nessun beneficio in confronto ai loro confratelli della Rhodesia, rimasti a languire sotto il giogo razzi sta/ Visto sulla carta geografica, lo Zambia sembra un'immensa farfalla che distenda due immense ali, ognuna più grande dell'Italia, ad oriente e ad occidente, saldate al centro da un esiguo ma vitale segmento. Lungo questo segmento, la favolosa «fascia del rame*, copperbelt, dalla frontiera del Katanga fino alla Rhodesia, corre l'unico asse ferroviario e stradale. Nelle due ali vivono i due terzi della popolazione dello Zambia (in tutto, tre milioni seicentomila africani e settantamìla bianchi, contro — rispettivamente — quattro milioni e duecentotrentamila della Rhodesia); o, forse, sarebbe meglio dire «sopravvivono >: gli abitanti coltivano collettivamente la terra non ricca con metodi primitivi, ricavandone appena il necessario per sfamarsi. Percentualmente il rapporto è sfavorevole allo Zambia, perché in Rhodesia la metà, qui i due terzi degli abitanti vivono in queste primitive, miserabili condizioni. Un altro terzo vive di salari pagati ai 260 mila lavoratori africani. I più disgraziati restano sempre i SO mila dipendenti dalle aziende agricole dei bianchi: tre anni addietro guadagnavano, come oggi i loro colleghi in Rhodesia, cinque sterline al mese, arrivano ora alle otto, cioè a meno di quattordicimila lire. Al vertice della scala salariale sono invece i quarantacinquemiln minatori della copperbelt fquesta zona meriterà un discorso a parte), che guadagnano anche quaranta, cinquantamila nostre lire al mese. In mezzo, più vicini alla base che alla vetta, tutti gli altri. La media generale delle paghe africane si aggira oggi sulle trentamila, lire al mese, contro le ventunmila di tre anni addietro; dopo l'indipendenza dunque, e nonostante un certo aumento nel costo della vita, i lavoratori dello Zambia hanno migliorato le loro condizioni in raffronto alla Rhodesia. I loro sindacati premono naturalmente per ulteriori aumenti, che però il governo non è affatto disposto a concedere: il presidente Kaunda per l'ennesima volta ha ripetuto la settimana scorsa che, con settantamila disoccupati (cifra percentualmente altissima), occorre aumentare non le retribuzioni, ma i posti di lavoro. C'è un contrasto non solo economico tra il governo, sostanzialmente moderato, e l'organizzazione dei lavoratori, incline all'estremismo; ma Kaunda controlla bene gli avversari: non con la forza, cosa contraria alla sua natura, bensì portando via i loro leaders più abili, cui offre buoni posti nell'amministrazione. /I distacco tra bianchi e neri è rimasto enorme, di tipo rhodesiano. La retribuzione media dei lavoratori europei è 7,7 volte superiore a quella degli africani. Ma nel 1962 era 10 volte più alta, nel 1955 ben 15 volte: c'è dunque un certo avvicinamento. Il governo ammonisce i concittadini a non illudersi di raggiungere le cifre dei bianchi: «Le avrete (dice) quando sarete capaci di lavorare come loro e il giorno non è ancora vicino >. Il problema è vosi visto realisticamente, e si identifica con quello della scuola. Anche a questo proposito la prima impressione è che la differenza, non sia grande tra il Nord ed il Sud dello Zambesi. In Rhodesia oggi centomila ragazzi iniziano e trentamila finiscono le elementari, mentre i 5500 iscritti al primo anno delle secondarie si riducono a 56 (sic) nell'ultimo anno, e all'Università va un centinaio di africani. In Zambia la piramide scolastica porta un analogo profilo: ottimo alle elementari (quattrocentomila ragazzi), disastroso nelle medie (tredicimila) e peggio per l'Università, che non esiste. Ancora una volta la. differenza è nel processo di trasformazione, che la Rhodesia respinge («Lei non capisce — mi ha detto a Salisbury il sottosegretario Van Der Byl — noi non vogliamo che si formi un'elite africana»), e che lo Zambia invece, in questi quattordici mesi di indipendenza, ha avviato energicamente e rapidamente. Con un quarto del bilancio dedicato all'educazione sta raddoppiando il numero delle scuole; c'è molto da fare ancora, ma è il principio del progresso più importante per l'avvenire dello Stato. Ma lo Zambia, ovviamente, per molti anni non potrà « fare da sé », avrà bisogno della collaborazione occidentale; e non la rifiuta. Sussistono rapporti di stima e di amicizia con l'Inghilterra, e di interesse e simpatia per l'Occidente europeo, che nemmeno questi giorni del! l'inconsulta rivolta rhodesia! no sono riusciti a far vacillare (oon l'avvertenza che ! siamo pur sempre in Africa. i dove le passioni mutano e j si scatenano facilmente). Non c'è colloquio con personaggi più o meno altolocati, che non si concluda con l'appello alla venuta nello Zambia di industriali, commercianti, tecnici; specie quanto è accaduto finora nella « fascia del rame » consente legittime speranze per il futuro. Di questa soddisfacente situazione, il merito va naturalmente diviso tra i responsabili del nuovo Stato e gli i j j \ ] inglesi, che hanno saputo e a e e l e tempestivamente rinunciare al dominio politico e al tempo stesso restare come preziosi collaboratori <oltreché, s'intende, come detentori di ottime posizioni economiche). Le condizioni della massa africana non sono certo cambiate in un anno di indipendenza: i quartieri neri di Lusaka non sembrano a prima vista molto diversi dalle townships di Salisbury. ma una differenza c'è: qui non ci sono recìnti, poliziotti, cani e gli africani non sfuggono via a testa bassa; qui la gente sorride al visitatore, che sciami di ragazzini circondano festosi. Qui può fiorire la pianticella da un mese inaridita nella Rhodesia: quélla della speranza in una pacifica, equa convivenza tra esseri umani indipendentemente dal colore della pelle. Giovanni Giovannini

Persone citate: Harari, Ian Smith, Kaunda, Salisbury, Van Der