La produzione automobilistica giapponese è aumentata in vent'anni di oltre 100 volte

La produzione automobilistica giapponese è aumentata in vent'anni di oltre 100 volte Un'industria in rapidissima espansione, la quarta nel mondo La produzione automobilistica giapponese è aumentata in vent'anni di oltre 100 volte Prima dell'ultima guerra venivano costruiti quasi unicamente veicoli militari o industriali - Nel 1946 erano uscite dagli stabilimenti 15 mila unità, l'anno scorso un milione e 700 mila, tra vetture, autocarri e autobus - Anche l'esportazione è in aumento: oltre 200 mila macchine negli ultimi dodici mesi La densità della circolazione è di un'automobile ogni cinquanta persone (in Italia una ogni undici) (Nostro servizio particolare) Tokyo, 8 dicembre. Il settore automobilistico dell'industria è stato l'ultimo a svilupparsi in Giappone, e può essere interessante vedere i motivi storici di tale ritardo. Anticamente i sistemi di comunicazione e i mezzi bellici erano completamente diversi da quelli europei, e non comportavano la necessità di reti stradali. Nel Giappone dei Samurai l'unico mezzo di trasporto era l'uomo o il cavallo. In seguito, 10 sviluppo delle ferrovie raggiunse un tale livello e una tale vastità, in contrasto con la povertà di altre vie di comunicazione, che per molti anni i giapponesi non avvertirono la necessità di altri sistemi. La prima automobile importata in Giappone arrivò dall'Europa nel 1900. Nel decennio successivo 600 automezzi (quasi esclusivamente europei) vennero acquistati. Soltanto nel 1904 venne costruita la prima vettura giapponese, funzionante a vapore, e nel 1907 la prima vettura a benzina. Nel 1905, dopo la vittoria nella guerra contro la Russia, l'esercito avvertì la necessità di dotazioni più moderne. Da questo momento l'industria automobilistica divenne produttrice di automezzi quasi unicamente a scopi bellici. Intanto apparivano in Giappone le prime Ford e GM, e alcune utilitarie nazionali, ma non si concepiva ancora l'idea di una motorizzazione popolare. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto l'occupazione americana, fu vietata la costruzione di autovetture: nel 1946, su 15.000 autoveicoli prodotti, 7 mila erano autobus, i rimanenti autocarri. Quando finalmente, nel 1949, il divieto venne abolito, su 30.000 veicoli prodotti già 1000 erano autovetture. Nel 1957 la produzione era già salita a circa 180.000 automezzi, e l'ascesa continuò regolarmente negli anni successivi, fino a portare nel '61 l'industria automobilistica giapponese al quinto posto nel mondo. Nel '63 furono costruiti 1.280.000 veicoli di cui 410 mila autovetture, e nel '64 11 totale risultò di oltre 1.702.000 unità (circa 580 mila vetture), superando così anche la produzione francese. Nel settore dell'esportazione, 10 anni fa non si raggiungevano i 1000 veicoli all'anno, oggi si superano ì 200.000. L'importo totale dell'esportazione di autoveicoli, compresi gli accessori, si sta ora avvicinando ai 300 milioni di dollari (ma è da notare che questo reddito costituisce solo il 5 per cento dell'esportazione globale giapponese). Diamo ora uno sguardo alla produzione delle maggiori fabbriche automobilistiche nipponiche. La Toyota, la più importante, costruisce utilitarie di 700 cmc, vetture di cilindrata media e modelli di rappre¬ sentanza. Inoltre è molto affermata nella costruzione di autoveicoli industriali. Nel 1963 il fatturato della Toyota fu di 350 miliardi di lire. Al secondo posto è la Nissan, nota fino a qualche anno fa per la popolare Datsun 1200, che costruisce attualmente la Cedric 2 litri e vetture di rappresentanza da 3 e 4 litri. Della stessa Casa stanno anche per entrare in produzione vetture utilitarie di piccola cilindrata. La Nissan (315 miliardi di lire di fatturato nel '63), ha iniziato una stretta collaborazione con la Prince, già nota per le sue vetture sportive rtldbLa Isuzu è la più antica:iCasa giapponese e, sorta]acome fornitrice dell'esercito, produce attualmente veicoli industriali che costituiscono in questo campo la metà del mercato giapponese, nonché vetture di 1,5 adpdle 2 litri. La Toyo Kogyo, fa-Ismosa nel recente passato i aper i suoi automezzi a tre|t ruote, sta attualmente orien tando la sua produzione sul le vetture di piccola e me dia cilindrata. E' una fab brica che sta sviluppandosi in modo sorprendente ed è anche la Casa più aperta alle soluzioni di avanguardia. Ad esempio sta sviluppando un motore rotativo di 1000 cmc, costruito su licenza Wankel. La Honda, la famosa costruttrice di motociclette, affronta anche in campo automobilistico una produzio- ne decisamente sportiva. La Mitsubishi, il maggiore complesso industriale giapponese (costruisce anche locomotive, navi e prodotti per l'industria pesante), dedica un quarto della sua potenzialità al settore automobilistico. La Hino produce soprattutto veicoli industriali e autobus, ma non tralascia il settore delle vetture di media cilindrata. Il problema della circolazione in Giappone è soprattutto grave a Tokio; certo i visitatori stranieri arrivati in occasione delle Olimpiadi o successivamente, saranno rimasti sconcertati dal brusco confronto tra la scioltezza del traffico sulle strade sopraelevate della capitale e l'incredibile groviglio di vetture che ci si trova ad affrontare non appena da una di queste vie si scende in qualche centro di Tokio. Attualmente in Giappone circola in media una vettura ogni 50 persone, per un totale di 2 milioni di veicoli. Gli automezzi a tre ruote raggiungono il milione. I veicoli industriali e gli autobus sono 2 milioni. A questi 5 milioni di automezzi occorrono strade adeguate, ed anche una adeguata educazione alla viabilità. Tanto più che il pensiero del giapponese medio nei confronti dell'automobile si è andato modificando, per cui la vettura non è più vista solo nel suo aspetto di rappresentanza o di mezzo di lavoro, ma anche come utile e piacevole compagna nella vita familiare. Hideyuki Miyakawa

Persone citate: Hideyuki Miyakawa, Wankel