Forse fra le Johnson per Natale truppe del Vietnam

Forse fra le Johnson per Natale truppe del Vietnam Secondo la rivista «Newsweek» Forse fra le Johnson per Natale truppe del Vietnam Il viaggio presenta aspetti negativi: è troppo faticoso per il presidente ancora in convalescenza; i ribelli potrebbero scatenare un'offensiva durante il suo soggiorno (Dal nostro corrispondente) Washington, 29 novembre. Forse Johnson andrà nel periodo di Natale nel Vietnam. Lo riferisce il numero uscito oggi del settimanale Newsweek secondo il quale i consiglieri della Casa Bianca starebbero studiando 1' opportunità della cosa per i seguenti quattro motivi: 1) sarebbe una riaffermazione della determinazione degli Stati Uniti; 2) rialzerebbe il morale delle truppe; 3) rafforzerebbe la stabilità del governo di Saigon; 4) il viaggio, legato a una nuova e drammatica offerta di negoziare, potrebbe convincere Hanoi ad accettare di trattare. Naturalmente, scrive Newsweek (la Casa Bianca non ha confermato il viaggio) un'iniziativa di questo genere avrebbe anche elementi negativi: il viaggio potrebbe essere troppo pesante per Johnson, ancora in convalescenza; la sua sicurezza lllllllllllllllllllllllllllUIIIMIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIII nel Vietnam non potrebbe mai essere garantita in maniera assoluta; il suo prestigio potrebbe venire diminuito se il governo di Saigon dovesse cadere nel periodo della visita, e Johnson si troverebbe in una situazione particolarmente difficile se durante il suo soggiorno gli americani dovessero subire in combattimento perdite particolarmente gravi. La cosa va messa in relazione con l'annuncio che il segretario alla Difesa Robert McNamara ha fatto oggi a Saigon, dove ha detto che < gli Stati Uniti invieranno nel Vietnam tutte le forze necessarie » alla condotta della guerra. Sembrerebbe che gli americani siano decisi a rinforzare il loro esercito nel Vietnam portandolo dai .165 mila uomini di oggi a circa trecentomila. Gli Stati Uniti cioè rispondono alla nuova offensiva dei comunisti aumentando il loro impegno nella guerra. Occorre aggiungere che questo è un aumento assai inferiore a quel lo che stanno chiedendo da qualche giorno a questa parte vari esponenti dell'opposizione repubblicana che avevano suggerito misure ben più drastiche e cioè il bombardamento delle grandi città, Hanoi e Haiphong, il bombardamento delle dighe per l'irrigazione del delta del Fiume Rosso, una misura che, se attuata integralmente, avrebbe rappresentato per il Vietnam del Nord una vera catastrofe: qualcosa come due milioni di contadini avrebbero dovuto abbandonare le loro terre. Per finire si suggeriva di bloccare le coste del Vietnam del Nord e di chiudere così una delle più importanti vie di rifornimento di Hanoi. A quanto pare Johnson ha deciso di non farne niente: ha resistito alle pressioni che gli vengono essenzialmente dai repubblicani, dall'ambiente militare e da una parte dell'opinione pubblica. Johnson — è questo il senso delle notizie di oggi — ha deciso di evitare bruschi e drammatici allargamenti del conflitto, ha scelto — cosa che sembra essere una costante di tutta la sua carriera di statista — la via di mezzo tra gli estremisti di destra e i pacifisti: l'America non cede, aumenta il suo sforzo ma senza colpi di testa. Nicola Caracciolo cV che il costante rafforzamento delle truppe americane in Sud Vietnam ha «impedito ai guerriglieri quella vittoria che speravano di ottenere nei mesi estivi ». Ma — ha continuato — anche i ribelli hanno ingrossato le loro file, almeno quel tanto che basta per controbilanciare le pesanti perdite su bìte. (Ansa)

Persone citate: Johnson, Nicola Caracciolo, Robert Mcnamara