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Ragazzo si uccide a Roma soffocandosi con la testa in un sacchetto di nylon
Ragazzo si uccide a Roma soffocandosi con la testa in un sacchetto di nylon Ragazzo si uccide a Roma soffocandosi con la testa in un sacchetto di nylon Aveva 14 anni - Malato e ritardato mentale, era figlio di un sottufficiale inglese e di una signora italiana - S'è disteso sul letto, ha infilato il capo nell'involucro di plastica e s'è legato mani e gambe (Nostro servizio particolare) Roma, 29 novembre. Un ragazzo di quattordici anni si è tolto la vita ieri sera infilando la testa in un sacchetto di plastica e lasciandosi soffocare lentamente così come fecero tempo fa, in una camera d'albergo di Torino un rappresentante di commercio tedesco, ed una detenuta delle carceri di San Vittore. Protagonista dell'allucinante episodio è Paolo Wates, un giovane nato da un matrimonio di guerra: il padre, un sottufficiale inglese, alcolizzato, si era separato dopo qualche anno dalla moglie, la signora Marisa Lo Russo. Dalla loro unione erano nati due figli, Marisa che ora ha diciotto anni e Paolo. Al momento della separazione, Marisa venne a Roma con la mamma; Paolo, invece, rimase a Cipro col padre. La particolare situazione familiare, una grave malformazione congenita ed una psiche poco sviluppata facevano apparire il ragazzo come un ritardato mentale, dal carattere chiuso e dagli strani atteggiamenti. Paolo Wates, che frequentava la quinta elementare, aveva raggiunto la madre tre anni fa. Ieri sera il ragazzo si era trattenuto dinanzi alla televisione insieme ai familiari che abitano in un appartamento al n. 29 di via Domodossola. Poi la nonna, la sorella ed il fidanzato di costei erano usciti per andare a prendere la madre che lavora come cassiera in una grande pasticceria di viale Liegi. In casa era rimasto soltanto il nonno, il quale era già a letto a dormire. Si ignorano i motivi che hanno indotto il ragazzo al suicidio. Con ogni probabilità essi sono tuttavia da ricercare nel senso di inferiorità di cui soffriva. II giovane s'è tolta la vita con una agghiacciante determinazione ed una singolare messa in scena che in un primo momento ha persino lasciato credere ad un delitto. Si è spogliato, ha infilato una guepière della madre ed una fascia elastica. Quindi, servendosi della mano destra, ha legato il polso sinistro con una cordicella che ha passato ripetutamente attorno alle caviglie. Poi ha infilato la testa nel sacchetto di nylon ed il braccio destro sotto la fascia elastica fermandolo saldamente in un nodo scorsoio fatto in precedenza all'estremità della corda. A quel punto Paolo Wates non aveva più alcuna possibilità di un estremo ripensamento. Verso mezzanotte il suo cadavere è stato trovato dalla madre. g. fr.
Persone citate: Marisa Lo Russo, Paolo Wates, Ragazzo
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