Allora propone di aumentare gli anni necessari alla laurea
Allora propone di aumentare gli anni necessari alla laurea UN INTERVENTO DEL RETTORE DELL'UNIVERSITÀ' TORINESE Allora propone di aumentare gli anni necessari alla laurea Gli studenti, dichiara, sono distratti da svaghi e politica: se rendono poco non dobbiamo farne colpa alla scuola Il problema del passaggio!tdei giovani dalla scuoia al-1ll'azienda è stato discusso ieri,| rnel salone del S. Paolo a Tn-I trino, in una tavola rotonda ; tfra docenti e esponenti del j mondo del lavoro, nel qua-1.dro degli incontri promossi] dall'ente Palazzo della Civiltà ludel Lavoro. «La scuola — ha detto l'on. Giuseppe Pella, che presiedeva — sta preparando coloro che nel favoloso anno £000 dirigeranno la nostra società. Se pensiamo ai progressi compiuti nell'ultimo ventennio e che proseguano con ritmo accelerato, d difficile immaginarci quel mondo. Sarà importante dargli una dimensione sempre più umana: salvare l'umanesimo nell'avvento della tecnica, creare non dei robot, ma degli uomini migliori anche spiritualmente ». Nel suo impegno di creare questi uomini — ha rilevato il magnifico rettore dell'Università prof. Allara — la scuola è stata posta in stato di accusa. C'è, si dice, una frat d tura tra essa e il mondo del lavoro. Per rimediarvi, si vuol riformare l'Università dall'in terno. « E' — ha detto il ret tore — uno sbaglio. Il feno meno è complesso: a studi .sempre più. tecnici, approfon diti e complessi, corrisponde una classe di studenti sempre più distratta da nuovi allet- tomenti: viaggi, svaghi, politica. Vorrei che qualche uomo di governo riconoscesse questa realtà e proponesse di aumentare gli anni necessari a conseguire una laurea: ne guadagnerebbe la serietà degli studi ». Si rimprovera ancora alla scuola — ha proseguito — di incoronare gli studenti con il lauro accademico e di abbandonarli. C'è del vero: «Bisognerebbe — ha proposto — creare, dopo la laurea, un " ponte di passaggio " verso il mondo del lavoro, con corsi non più formativi, come de vono essere quelli della scuo la, ma informativi: accanto al « vecchio » professore universitario, potrebbero comparirvi imprenditori e capi d'azienda ». Il provveditore agli Studi di Torino, prof. Lama, ha puntualizzato il problema: < Bisogna trovare il punto d'incontro tra. la vocazione soggettiva dello studente e le possibilità oggettive in cui essa deve inserirsi. Altrimenti, si rischia di creare degli spostati, insofferenti e ribelli: forse per questo la nostra epoca è stata definita dell'angoscia, benché sembri preludere a un'età dell'oro in cui la- macchina si addosserà la fatica umana, compresa, a quanto pare, anche quella di pensare». Perché questo rischio di creare degli spostati? Nelle sue scelte — ha risposto il prof. Franco Bonacina, direttore del centro per i rapporti scuola-famiglia — il giovane è influenzato da due forze negative. Primo: cinema, televisione, rotocalchi, pubblicità, lo informano sulle sue prospettive in modo raramente qualificato e obiettivo. Secondo: fin dall'infanzia egli assorbe in famiglia delle tendenze profonde. Gli studenti devono essere invece informati non solo sulle reali condizioni del mercato del lavoro, ma anche sulla effettiva condizione sociale che la professione scelta comporta. I cavalieri del Lavoro prof.IIIMMIIIIIIIIIIIIPIIMIIIIIIIIIPIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Carlo Verde dell'Utet e dott. Francesco Rota, direttore de! S. Paolo, hanno riconosciuto che il mondo del lavoro non si attende dalla scuola la consegna di un prodotto finito, ma pronto ad essere rifinito nell'esperienza concreta della professione. Quest'opera spetta all'azienda: se la scuola fornisse elementi non più plasmabili, ma ormai cristallizzati nell'estrema specializzazione, si paralizzerebbe tra l'altro la necessaria mobilità del lavoro in relazione alla mutevolezza del mercato. In mattinata duemila giovani delle ultime classi degli istituti industriali si erano incontrati, al Teatro Nuovo, con l'ing. Pietro Bertolone, presidente dell'Anima. Ha rilevato che nei primi decenni del secolo, per le dimensioni della impresa e del mercato un solo uomo dotato e capace riusciva a tener testa anche a un grande concentramento industriale. « I tempi — ha detto — sono cambiati. Vi è stata una profonda rivoluzione nel campo tecnico e occorre oggi essere padrone di diverse discipline — di progettazione, di produzione, di controllo, — e conoscere le regole dell'economia industriale. Una somma di doti difficilmente reperibile in una sola personaDi qui sono nati il decentramento e la delega del potere direzionale secondo una complessa gerarchia che va dai responsabili di settore fino ai tecnici e agli stessi operai ». g. m.
Persone citate: Allara, Carlo Verde, Francesco Rota, Franco Bonacina, Giuseppe Pella, Lama, Pietro Bertolone
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