Sospeso il processo per l'uccisione del barone ed ordinata una perizia sul medico assassino

Sospeso il processo per l'uccisione del barone ed ordinata una perizia sul medico assassino Inattesa decisione della Corte d'Assise di Como Sospeso il processo per l'uccisione del barone ed ordinata una perizia sul medico assassino P.M. e difensori erano favorevoli a discutere la causa - L'imputato è in manicomio ed ha rinunciato a presenziare al dibattito - I medici lo definirono « pazzo al momento del crimine » : ora i giudici vogliono conoscere le sue attuali condizioni di mente - Il delitto (per una assurda gelosia) avvenne nell'estate 1964 in una villa di Caslino d'Erba (Dal nostro inviato speciale) Como, 23 novembre. Il processo contro il dott. Lino De Palma non si è fatto. Egli è accusato di avere ucciso l'amico barone Luigi Mach di Palmstcin, e per una questione procedurale il dibattimento è stato rinviato a nuovo ruoloLa Corte d'Assise di Como aveva ricevuto tempestivamente una dichiarazione dell'imputato che, ricoverato al manicomio giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova), affermava di non trovarsi in condizione di assistere al processo, e pertanto se ne sarebbe astenuto. La dichiarazione non è stata considerata proceduralmente valida e la Corte ha ritenuto necessario un preciso accertamento sull'attuale stato mentale dell'imputato. Delitto della follìa, lo hanno definito i medici psichiatri che hanno steso una perizia sulle condizioni di Lino De Palma. Delitto premeditato, esplosione di gelosia e di criminalità selvaggia, e primitiva, è la definizione della sentenza. di rinvio a giudizio. Lo stesso giudice istruttore, che respinge il responso degli psichiatri i quali hanno dichiarato l'omicida totalmente infermo di mente, ai momento del fatto, per schizofrenia paranoide, afferma che « in questo processo l'ergastolo contende la corsia del manicomio >, per concludere: < Deciderà la Corte d'Assise ». La Corte dirà a suo tempo, dopo l'odierno rinvio, se Lino De Palma meriti l'ergastolo o il manicomio. « Il De Palma — afferma il giudice istruttore—è l'uomo della giungla, un primitivo ballato in mezzo alla nostra civiltà, che non conosce altra legge se non quella dispotica della forza bruta. Deciso, risoluto, non ha crisi di coscienza, non ha pentimento, non pietà per la vittima, né dubbi di sorta. Delitto assurdo, sproporzionato; oltre la legge dei codici. Infatti manca una grande colpa: quindi la ragione di uccidere ». Era fondata la gelosia del De Palma per l'amico-nemico Luigi Mach di Palmstein? Tutto farebbe credere che non lo fosse, frutto invece di fantasmi, di quella schizofrenia paranoide che in un accentuarsi del male doveva condurlo al delitto. Lino De Palma, un medico milanese di S6 anni, era amico di una graziosa maestra scozzese, Ruth Plenderleith, trentaduenne. Nella primavera 1961/, sciando a St. Moritz, il medico si rompe una gamba e viene ricoverato in un ospedale milanese. La stessa sera dell'arrivo telefona a Ruth e lei corre a trovarlo in ospedale. Va a fargli tiisiia anche l'amico Luigi Mach barone di Palmstein, anche lui milanese, 26 anni, studente di architettura. Luigi Mach e la Plenderleith escono assieme dall'ospedale, egli l'accompagna a casa, insieme con la propria fidanzata, l'indossatrice Chicchi D'Altan. Quindici giorni dopo, all'uscita, dall'ospedale, il De Palma si mette in testa che quella sera l'amico Mach ha violentato Ruth, inducendo due suoi amici a unirsi a lui nell'impresa. Comincia una vita d'inferno per la povera Ruth, la quale finisce per ammettere una colpa non commessa, ritenendo che una finta confessione, nel- o o i i la quale lei faccia da vittima, plachi il medico. Lo placa infatti verso di lei, ma lo accende di furore per l'amico Luigi Mach che da quel momento diventa suo nemico. Lo bersaglia di telefonate minacciose, va a trovarlo e gli romperebbe la stampella sulla testa se l'altro non facesse in tempo a sottrargliéla. Il delitto è nato in questo clima esasperato, che conduce il medico all'ossessione e all'esplosione della, follia. Ma nelle sue stesse dichiarazioni, si tratta addirittura di delitto d'onore, più che di gelosia. « Decisi di fare giustizia — ha detto il De Palma in istruttoria — nei confronti della persona che si era in tal modo resa indegna non soltanto dell'amicizia ma della stessa condizione umana. Per tale ragione io, nel periodo successivo, ricercai e minacciai continuamente Luigi Mach, che però ebbe l'accortezza di non farsi più vedere da me ». Visto che il barone prudentemente lo sfuggiva, andò lui a trovarlo. Il pomeriggio del 26 luglio 1961, lo cercò a casa a Milano, non lo trovò, ritenne che fosse alla villa dello zio Tremolada a Caslino d'Erba, presso Como, e vi si recò con la propria auto. Il Mach stava giocando a tennis con lo zio e alcuni amici. Supponendo di non essere ricevuto, il De Palma si fece annunciare dal portinaio come Lucio. Quando gli fu di fronte il Mach lo apostrofò (dice il medico) in modo sprezzante: «Anche qui vieni a seccarmi?». Aiiora il Palma estrasse la pistola e sparò: due colpi, uno o jdei quali mortali. Il Mach mori per emorragia interna all'ospedale di Erba, alle 2 di notte. Dopo gli spari Lino De Palma era balzato in auto diretto a Milano. Vagò per la città, ubriaco di alcool e di follia Un passante gli tolse la pistola, tentò di bloccarlo; mentre in macchina lo conduceva alla stazione per affidarlo agliagen - U VrdV7uara\a7ìraìtr"o "comprese e con una scusa si eclissò. Ma pochi minuti dopo si presentò spontaneamente a un vigile notturno e si lasciò condurre docilmente in questura. Dal carcere è passato al ma- à MI > > 1M M < 11 ] 11 ! 11111È111 ] 1M. ! 1111111111 ! I ! 111 f I i 111111C i B nicomio per la perizia psichiatrica, e da allora non ne è più uscito nemmeno per recarsi al processo. La sua assenza non è stata ritenuta valida per la Corte. Aperto il dibattimento il P.M. De Simone si è detto favorevole alla dichiarazione di contumacia e alla continuazione del processo in sua assenza. Altrettanto hanno fatto gli avvocati Dentala e De Caro per la difesa. La Corte si è ritirata. Ne è uscita dopo quasi quattro ore di deliberazione, e il presidente Sarda ha letto l'ordinanza con la quale, « ritenuto che la dichiarazione scritta di rinuncia a comparire, mancando di autenticazione da parte del direttore del manicomio giudiziario, non autorizza a proce- dere in assenza dell'imputato, e considerata l'opportunità di accertare mediante perizia l'attuale stato di mente del giudicabile, ordina la trasmissione degli atti al giudice istruttore per l'espletamento della perizia stessa, e rinvia pertanto il processo a nuovo ruolo ». Giuseppe Faraci

Luoghi citati: Castiglione Delle Stiviere, Como, Mantova, Milano