A Genova moglie e figli piangono il capitano scomparso nel naufragio

A Genova moglie e figli piangono il capitano scomparso nel naufragio Ima tragedia, della •* Canovento„ nel Tirarono A Genova moglie e figli piangono il capitano scomparso nel naufragio Il comandante aveva 55 anni, era stalo appena decorato col « diploma di lunga navigazione » - « Poteva scegliere fra tre navi: è andato su quella sfortunata » (Dal nostro corrispondente) Genova, 19 novembre L'ultima lettera del « padrone marittimo » Antonio Colombo — il comandante della piccola motocistema « Capovento » naufragata nella tempesta al largo dell'isola di Ponza — diceva: « Parto venerdì per essere ad Anzio domenica». La lettera era datata da Cagliari: da allora più nessuno ha saputo nulla di lui. Suo figlio Francesco, un giovane laureando in medicina che abita a Genova Rivarolo in via Dei Carpentieri con la madre e due sorelle. Ita parlato oggi pomeriggio con la capitaneria di porto di Gaeta: «Hanno ispezionato il relitto — ci ha detto — ma non c'è niente. Forse non rivedremo più il corpo di papà. Ho chiesto che mi dessero almeno il salvagente che hanno trovato, ma dicono che non si può perché serve per l'inchiesta ». La tragedia è capitata all'improvviso in questa casa di marinai. La moglie è in lacrime, il vestito nero del lutto (sono meridionali di Ragusa), non riesce a dire molto: « Anche mio padre, Sebastiano Palumbo, mori In que¬ sto modo; era padrone di veliero: abbiamo perso il veliero e il padre ». /intorno Colombo (55 anni) non era un ufficiale. Ma di mare se ne intendeva, aveva comandato anche i velieri, durante la guerra aveva percorso sui dragamine le rotte minate dell'alto Adriatico e se l'era sempre cavata. Dopo la guerra aveva continuato la vita sul mare, con la società « Italia », poi era sbarcato, preferiva le navi più piccole, dove il contatto con gli elementi è più immediato ed anche la paga era migliore, circa duecentomila lire al mese. Sulla « Capovento » si era imbarcato soltanto il 5 novembre scorso. Era stato un po' a terra; poi, all'improvviso, tre offerte contemporanee: ha scelto proprio la nave che doveva affondare Su un battello di 1 )S tonnellate, per buono che sia, la vita non è facile. Non c'era un primo ufficiale ed egli, non conoscendo ancora i suoi uomini, stava in plancia giorno e notte. Da Cagliari aveva scritto: « Finalmente, dopo sette giorni, posso dormire ». Ma per lui la vita sul mare era tutto IIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII venti giorni fa gli avevano spedito il « diploma di lunga navigazione», un documento che per i marittimi ha un immenso valore. La medaglia deve arrivare in questi giorni: « Ci teneva tanto — dice il figlio — e non la vedrà mai ». Anche Francesco Colombo, come la. madre, non riesce a trattenere i singhiozzi: «Ho lasciato l'ospedale di Rivarolo dove facevo l'assistente per potermi laureare prima — dice — volevo che finalmente mio padre, dopo sedici anni di navigazione sbarcasse per sempre: non ho fatto in tempo ». A Genova, nella delegazione di Rivarolo, abitano anche i parenti del primo motorista della « Capovento » Antonio Siele, di -}0 anni, e del nostromo Giuseppe Cocco, di 50. Il cugino Antonio Siele, omonimo dello scomparso ed anch'egli marittimo, dice: « Forse non hanno nemmeno avuto il tempo di farsi la croce » ed allarga le braccia. Ha avuto due lutti: Giuseppe Cocco, infatti, era suo parente, avendo sposato sua sorella che abita a Trapani. « Mio cugino — ag giunge — era soddisfatto della nave. Diceva che il motore andava molto bene ed il fasciame era buono. Non credo abbia ceduto qualche lamiera: forse c'è stato uno spostamento del carico oppure una avaria al timone. In mare tutto può succedere. Se è stato il timone la nave è finita di traverso alle onde e quando è così non c'è più niente da fare. Non si può neanche salire su una lancia ». f. d. dalla Capovento e sulla sorte dell'equipaggio. I sommozzatori hanno ispeionato minutamente la timoneria e la saletta del radiotelefono, oltre la cucina, senza trovare nulla di rilevante. Essi sono quindi penetrati nella sala macchine della nave, ma il buio pesto che l'oscurava ha impedito una completa ricognizione. Lo scafo capovolto della nave genovese Capovento trainato in porto a Gaeta da un rimorchiatore (Tel. A.P. )

Persone citate: Antonio Colombo, Antonio Siele, Francesco Colombo, Giuseppe Cocco, Sebastiano Palumbo